Eder esulta per il gol decisivo alla Svezia (foto LaPresse)

La Svezia non è il Belgio, ma l'Italia vince anche questa

Piero Vietti

A 3 minuti dal termine Eder regala agli Azzurri la qualificazione agli ottavi dopo una partita brutta. La Svezia non fa giocare l'Italia che si incarta su se stessa ma vince. Una Nazionale che ha il carattere del suo c.t. Conte.

La vera Italia è quella affaticata e confusa vista oggi fino all'87' minuto contro la Svezia o quella brillante e micidiale di lunedì scorso con il Belgio? La domanda è capziosa, la risposta è semplice: la Svezia non è una squadra di semifenomeni giovani e pompati da media, Fifa e onanismi nazionali, ma un 11 solido e ben messo in campo (“10+Ibra”, dicono in tv). Che questo Europeo sia stato finora ricco di brutte partite non lo diciamo noi per la prima volta: la formula che lascia tutti in corsa fino alla fine, le molte new entry che si difendono a oltranza e il tasso tecnico generale non troppo alto (i grandi campioni sono quasi tutti over 30), regalano partite poco emozionanti, che le grandi risolvono spesso soltanto alla fine. E se la sfida con il Belgio era stata una felice eccezione, quella con la Svezia torna nella media del torneo. Ma chissenefrega, in fondo, l'Italia vince anche questa partita e va agli ottavi di finale di Euro 2016.

 

Non c'è Darmian, nell'11 iniziale di Conte, quell'errore contro il Belgio che porto all'urlo “vi ammazzo” ha evidentemente pesato, al suo posto c'è Florenzi. Battendo la Svezia si va diretti agli ottavi, meglio provarci, anche se c'è chi sostiene che sarebbe meglio arrivare secondi, visto chi si potrebbe incontrare dopo il girone. Tutti parlano di Ibra da giorni, degli altri si ricorda a malapena il nome di quelli che sono passati o ancora giocano in serie A. L'attaccante che sta per lasciare il Paris Saint-Germain da leggenda sorride all'inizio, prima degli inni. Poi tace e si concentra. Conte accarezza i bambini, meglio adesso che dopo. Ibra non ha voglia di fare la fine anonima della partita contro l'Irlanda, e fa sentire gomiti e testa fin dall'inizio. L'Italia inizia larga, larghissima, e quando innesca gli esterni agita gli svedesi, che però giocano chiusi dietro forti del fatto che di testa sanno fare meglio di Eder e Pellè. Dopo i primi dieci minuti la partita si incarta, gli svedesi non sono gli sbruffoni belgi, badano a fare bene il minimo, pregando che Sant'Ibra prima o poi inventi qualcosa. Epperò gli Azzurri soffrono, il trucco di fare gli sfavoriti che stupiscono questa volta non funziona più, e la cosa mentalmente ha un peso. A Conte girano le palle, al 25', dopo l'ennesimo passaggio a vuoto di Pellè, manda Zaza a scaldarsi. Si sono perse le tracce di Giaccherini, nel frattempo. Il finale di tempo è un inno all'impotenza, con gli svedesi che salgono più e meglio degli Azzurri e l'Italia che non azzecca un lancio lungo. Sugli spalti i cori sono solo gialloblù, e forse nessuno al mondo vorrebbe entrare negli spogliatoi con Conte dopo 45 minuti del genere.

 

Nel secondo tempo Zaza resta caldo vicino alla panchina, prima o poi toccherà a lui, gli Azzurri sembrano più svegli, pressano di più e la Svezia comincia a sbagliare. Hanno piedi a tratti imbarazzanti, gli avversari dell'Italia, ma non si lasciano spaventare facilmente. Candreva più largo combina finalmente qualcosa, Eder e Pellè sono sagome cartonate. Al 60' esce il secondo, da segnalare solo per il ciuffo unto, ed entra il calvo Zaza. I tifosi azzurri riprendono voce, ma il nostalgico po-po-po-po-po-po-po sembra caricare gli svedesi, che ricominciano ad attaccare. Al 70' Ibra tira in curva da mezzo metro, la fa fare sotto a mezza panchina azzurra, ma era in fuorigioco. Entra il molto insultato Thiago Motta, esce il diligente ma niente di più De Rossi. Su Rai Uno Zenga cerca di convincere spettatori e se stesso che l'Italia gioca bene, ma salvo qualche sporadica sortita gli Azzurri continuano a deludere. Conte, ci dicono i bordocampisti, comincia a insultare un po' tutti i giocatori in campo. Loro non capiscono e gli rispondono, la Svezia tira di nuovo su la testa. Sono scarsi, parecchio, ma mollano. Quando si sente che “Thiago Motta prova a prendere le redini del gioco” si sospetta che non finirà bene, eppure poco dopo Parolo colpisce di testa la traversa. Esce Florenzi, entra Sturaro. Zenga ci mette un quarto d'ora a dire chi sono i tre migliori in campo, ne dice due e li sbaglia (ma era difficile azzeccarli). Molte partite di questo Europeo si sono decise negli ultimi minuti. E' così anche per Italia-Svezia: all'87' Eder si inventa un gol meraviglioso su assist di Zaza. I 3 minuti di recupero servono soltanto a registrare la frustrazione di Ibrahimovic. Questa Italia ha il carattere del suo allenatore, il che fa ben sperare, anche davanti ad avversari che non la lasciano giocare.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.