
Commemorazione a Kiev della giornalista ucraina Viktoria Roshchyna, morta durante la prigionia in Russia (GettyImages)
Editoriali
Mosca restituisce il corpo della giornalista ucraina arrestata dall'esercito russo dopo sei mesi dalla morte
Viktoria Roshchyna è stata fatta prigioniera nell'agosto 2023, mentre indagava su ciò che accadeva nei territori ucraini occupati. Ora, tornata a casa, avrà finalmente una sepoltura. Ma la sua famiglia non saprà mai cosa le è successo. I russi hanno restituito un corpo che non può raccontare nemmeno lo storia della sua morte
[Aggiornamento 30 aprile 2025] Viktoria Roshchyna è morta durante la prigionia russa dopo essere stata catturata nei territori occupati nel 2023, mentre lavorava come giornalista. Due anni dopo, nel febbraio scorso, il suo corpo è stato restituito alla famiglia. Un cadavere mummificato, quasi irriconoscibile. E sul quale sono rimasti indelebili i numerosi segni di tortura (tra cui abrasioni e contusioni su diverse parti del corpo, una costola rotta e possibili indizi di scosse elettriche), così come la chiara assenza di alcuni organi interni tra cui il cervello, i bulbi oculari e parte della trachea. È quanto emerge da un'indagine realizzata dalle autorità ucraine e raccontata da Ukrainska Pravda, la testata per la quale la reporter lavorava come freelance. Un medico legale internazionale consultato dal giornale ritiene che l'assenza di questi organi possa aver nascosto prove che la morte sia stata causata da strangolamento o soffocamento.
Il corpo della giornalista ucraina Viktoria Roshchyna è stato riconsegnato alla sua famiglia e al suo paese. Roshchyna era stata arrestata all’esercito russo nell’agosto del 2023, mentre indagava su cosa accadeva nei territori occupati dalla Russia. Era stata vittima di un primo arresto senza accuse formali nel marzo del 2022: rimase in una prigione sotto il controllo dei servizi si sicurezza russi dell’Fsb per dieci giorni nella parte occupata della regione di Zaporizhzhia. Dopo un anno trascorso a indagare a distanza, Roshchyna aveva deciso di partire di nuovo ed è stata riarrestata. Questa volta non è più tornata a casa, se non da morta, dopo un arresto durato per oltre un anno, Mosca ha dato notizia della sua morte nell’ottobre del 2024.
Gli ucraini hanno cercato di capire cosa le fosse accaduto in prigionia, i suoi colleghi hanno raccolto le testimonianze di chi era stato con lei nel campo di detenzione di Taganrog, uno dei più duri, su cui i prigionieri ucraini rilasciati hanno raccontato di un regime prigionia brutale, in cui la tortura è quotidiana. Si sa che Roshchyna era stata detenuta a Enerhodar, poi portata a Melitopol, infine in Russia, dove era stata posta in regime di isolamento. Una prigioniera ucraina che per un breve periodo aveva condiviso con la giornalista la cella aveva raccontato che era dimagrita, visibilmente malata: nessuno l’ha mai curata. Dopo sei mesi i russi hanno restituito il suo corpo.
Per la sua famiglia era importante darle sepoltura, ma anche capire cosa le sia successo. Più il tempo passa, più le prove di cosa ha patito scompaiono e forse l’intento di Mosca era proprio questo: restituire un corpo che non potesse parlare, non del tutto. Roshchyna voleva raccontare la vita nei territori occupati: impedendole di lavorare le è stata tolta la voce, Mosca non vuole che si sappia cosa succede nelle aree sotto il suo controllo. L’Ucraina sta analizzando quel che rimane della giornalista, nella paura che l’esercito russo e il tempo abbiano cancellato anche la storia della sua morte.