Editoriali
L'attacco houthi alla petroliera Sounion potrebbe essere il peggior disastro marittimo del secolo
Nel Mar Rosso gli houthi hanno attaccato una nave che stava trasportando circa 150 mila tonnellate di greggio: secondo il Pentagono il petrolio sta già fuoriuscendo e se così fosse si innescherebbe una crisi idrica nell'aera che non ha precedenti nella storia
Nel Mar Rosso potrebbe compiersi il più grande disastro ambientale dall’inizio del secolo se la petroliera greca Sounion dovesse affondare dopo l’attacco degli houthi della settimana scorsa. A bordo ci sono circa 150 mila tonnellate di greggio e le voci sulla sua tenuta sono contrastanti. Il Pentagono ha detto che il petrolio sta già fuoriuscendo e, secondo le stime della International Tanker Owners Pollution Federation, se così fosse si tratterebbe di uno dei più gravi disastri causati da una petroliera nella storia della navigazione. Testimoni oculari avevano riferito che la Soumion stesse anche imbarcando acqua, ma oggi un velivolo della missione Ue Aspides, che opera nell’area per scortare le navi in transito, ha registrato un video in cui la petroliera sembra tenere la linea di galleggiamento. A bordo però si vedono diversi incendi, innescati dai terroristi con cariche esplosive.
Una fuoriuscita di petrolio bloccherebbe anche gli impianti di desalinizzazione della regione causando una crisi idrica di enorme portata. La bonifica del mare riguarderebbe anche le coste di Arabia Saudita, Eritrea, Djibouti, Somalia e richiederebbe una spesa di decine di miliardi di dollari e l’intervento di navi ad hoc che, oltre a essere lontane dal Mar Rosso, non potrebbero operare in sicurezza sotto la minaccia degli houthi. A poca distanza dalla Sounion è ormeggiata anche la Fso Safer, usata per lo stoccaggio di petrolio e ferma dall’inizio della guerra. Anche questa rischia di perdere greggio ed è una bomba galleggiante pronta a esplodere.
Intanto, a certificare l’impotenza della coalizione occidentale nel Mar Rosso, sono arrivate le parole di Marc Miguez, contrammiraglio che per otto mesi ha fatto parte dello Strike Group dell’Eisenhower nell’area. “Il comando ha deciso che una postura più decisa con attacchi più forti (contro gli houthi, ndr) non è una strategia da seguire”, ha detto in un’intervista allo youtuber Ward Carroll. Secondo Miguez, la cautela americana deriva dal timore di provocare reazioni dell’Iran. “È il calcolo che hanno fatto anche al comando, alla Nsa, ovunque. Ma queste sono scelte in cui non sta a me cimentarmi”.
Le foto dell'attacco
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