Editoriali
Dopo settimane, ora Israele e Hamas negoziano
Qualunque accordo tra le parti rischia di essere un pessimo accordo per Israele e il futuro dello stato ebraico: per questa ragione serve fare pressione contro i terroristi
Hamas ha consegnato ai mediatori di Egitto e Qatar una nuova risposta alla proposta che Israele aveva presentato a fine maggio per il cessate il fuoco e la liberazione degli oltre centoventi ostaggi tenuti ancora prigionieri nella Striscia di Gaza. La prima risposta di Hamas era stata irricevibile, i terroristi non scesi a patti neanche davanti a un accordo “estremamente generoso”, come lo aveva definito il segretario di stato americano Antony Blinken. Ora il gruppo della Striscia, dopo settimane in cui la parola “accordo” era scomparsa dal racconto quotidiano della guerra, ha presentato una nuova risposta sulla quale, secondo alcuni mediatori anche israeliani, “è possibile lavorare”. Rimangono differenze, soprattutto riguardo al passaggio da una fase all’altra del piano, Hamas ha ammorbidito le sue posizioni sulla liberazione di alcuni ostaggi, che verrebbero scambiati con palestinesi detenuti nelle carceri israeliane: sui nomi di questi detenuti Israele vuole esercitare potere di veto, alcuni sono condannati per terrorismo, e il gruppo della Striscia non vuole acconsentire. Hamas chiede il ritiro completo dell’esercito, anche dallo tzir Filadelfi, la zona cuscinetto tra Egitto e Israele.
Il premier Benjamin Netanyahu ha convocato una riunione di emergenza del gabinetto di sicurezza, e la squadra dei mediatori israeliani è partita per una nuova sessione di negoziati. Ora si apre un periodo di passi avanti e indietro, false partenze e speranze. Hamas ha detto che non si fida di Netanyahu e neppure dell’Amministrazione americana, il premier israeliano ha detto al capo della Casa Bianca Joe Biden che non può rinunciare ai suoi obiettivi di guerra, ma a molte delle condizioni previste nel piano di accordo con Hamas ha già acconsentito. Questo è il momento della pressione che va esercitata su Hamas, tenendo ben presente che qualunque accordo rischia di essere un pessimo accordo per Israele e il futuro dello stato ebraico, senza intaccare il potere di Hamas, è sempre di più una questione di sicurezza internazionale.