Ursula 2024

Loghi, felpe e volantini: la campagna elettorale di von der Leyen

Pietro Guastamacchia

La presidente uscente della Commissione europea corre tra Parigi, Berlino e Roma cercando consensi per ottenere la conferma del suo mandato dopo le elezioni europee. Servirà convincere i 27 capi di Stato dell’Ue e il nuovo Parlamento europeo

Bruxelles. “Ursula 2024”, la faccia di von der Leyen è il logo stampato su tazze, felpe e calamite: gadget di una campagna elettorale senza elettori, perché il nome della presidente della Commissione europea, sulle oltre 370 milioni di schede elettorali che saranno distribuite nei prossimi giorni in tutta l’Unione, non ci sarà. Nata da un’idea di Angela Merkel e Emmanuel Macron, e sulle ceneri delle speranze dell’allora spitzenkandidat del Ppe Manfred Weber, la presidenza von der Leyen cerca oggi di dimenticare il suo peccato originale e di conquistare la legittimità di un’elezione diretta in un sistema che, però, non lo prevede.

 

Ma von der Leyen non molla e si dà forza del fatto che l’Europa non è più quella di cinque anni fa, e mette in campo oggi quella che forse è la cosa più simile a una campagna presidenziale europea mai vista finora. Dibattiti elettorali, comizi e viaggi sono solo il contorno: nella partita per la sua riconferma, von der Leyen gioca i suoi risultati e la sua popolarità, quella di una presidente della Commissione che ha traghettato l’Europa tra Brexit, pandemia e guerre, e che ha negoziato il più grande pacchetto di aiuti alle economie nazionali della storia europea.

 

Metterci la faccia è una scommessa che potrebbe non bastare per la riconferma alla guida dell’Ue, ma sicuramente l’ha già riportata in sella dopo mesi di passi falsi, scandali e segnali di cedimento. Oggi von der Leyen è di nuovo il nome più quotato per la presidenza della prossima Commissione, e questo grazie anche a una campagna che, comunque vada, oltre alle tazze e altri gadget, lascerà qualcosa per la futura governance europea. L’ispirazione è senza dubbio la corsa alla Casa Bianca e lo si capisce non solo dagli adesivi. Logo, felpe e volantini infatti sono solo l’inizio.

 

La notte elettorale promette uno scenario all’americana, con von der Leyen che parlerà poco dopo i primi exit poll dalla sede del Partito Popolare a Bruxelles. Se il voto confermerà i sondaggi, i popolari avranno ottenuto probabilmente la stragrande maggioranza dei voti in Ue e von der Leyen chiederà quindi per sé un nuovo mandato alla guida dell’Ue, ma per ottenerlo servirà convincere i 27 capi di Stato dell’Ue. E infatti oggi von der Leyen corre tra Parigi, Berlino e Roma in una strana campagna dove, per rappresentare oltre 400 milioni di persone, servono 27 voti. E poi corre tra i diversi gruppi politici europei cercando equilibri impossibili per conquistarsi quei 361 voti che le serviranno per ottenere la conferma del Parlamento europeo. Corre infatti anche nel suo spot elettorale girato nei boschi di Hannover, e diffuso tassativamente solo dal suo nuovo profilo social creato ad hoc per la campagna, attenendosi alle stringenti regole europee sulla separazione tra il ruolo di presidente e quello di candidato, in una Bruxelles dove da mesi tutti aspettano solo un suo passo falso per impallinarla.

 

E il risultato della campagna di von der Leyen forse sta proprio qui: nell’essere arrivata dov’è, intatta, e nel presentare ai governi e all’Eurocamera un programma concreto per la sua riconferma. La legittimità diretta delle urne in Ue d’altronde non c’è, ma oggi von der Leyen, con l’operazione “Ursula 2024”, presenta all’Europa una leadership consolidata e costringe chi, dietro le quinte delle cene tra leader, vorrà assumersi la responsabilità di sostituirla al difficile sforzo di trovare qualcosa, o qualcuno, che si presenti agli europei come migliore di quel che ha da offrire lei.