Editoriali
La mobilitazione anti Hong Kong: arresti e censure per il ricordo di piazza Tiananmen
La cronaca del giorno dopo l’anniversario del 4 giugno farebbe perfino sorridere, se non fosse che, tristemente, non c’è nulla da ridere. I diplomatici Ue sui luoghi della veglia, ma manca il console italiano Carmelo Ficarra
Un uomo viene portato via dalla polizia perché indossa una maglietta nera. Una donna viene circondata dagli agenti mentre saluta i giornalisti e ha gli occhiali da sole scuri. Una signora viene fermata perché le si accende la torcia sullo smartphone. La cronaca del giorno dopo l’anniversario di Tiananmen, a Hong Kong, farebbe perfino sorridere, se non fosse che, tristemente, non c’è nulla da ridere. A farci la cronaca serissima della repressione oltre il ridicolo da parte delle autorità è l’unico giornale libero rimasto ancora online, l’Hong Kong Free Press.
Sono quattro anni che la tradizionale veglia per ricordare le vittime del massacro di Piazza Tiananmen da parte del Partito comunista cinese, a Hong Kong, e in particolare a Victoria Park, semplicemente non si può fare. Vietati tutti i simboli, smantellata la piattaforma di attivisti che la organizzava, e cancellato tutto ciò che ricordi quel 4 giugno, o come lo chiamano per eludere la censura, il 35 maggio. Così ieri tutta l’area attorno a Victoria Park era presidiata da forze dell’ordine in assetto antisommossa, e quando all’uscita della stazione della metro di Causeway Bay i turisti dalla Cina continentale, quelli che sono cresciuti dentro alla bolla della censura e del dimenticatoio, hanno visto la piccola folla di giornalisti accalcarsi hanno chiesto: cosa c’è, una celebrità? E invece c’era un uomo anziano che sfidava la censura con due cartelli e l’elenco di tutti i movimenti cinesi per la libertà, c’era un uomo con la fotografia di una candela sullo smartphone (le candele sono vietate, perché sono quelle che ricordano la tradizionale veglia di Hong Kong), e almeno sei diplomatici che hanno deciso di passeggiare per Victoria Park proprio l’altra sera. C’era il vice capomissione dell’Unione europea a Hong Kong, Matthias Kaufmann, il console tedesco Stefan Bredohl, quello olandese Arjen van den Berg, la console francese Christile Drulhe e il belga David Lomastro. C’era anche il console giapponese Kenichi Okada. Naturalmente, nessuna traccia del console italiano a Hong Kong, Carmelo Ficarra.