Una manifestazione pro Palestina a Oslo (Foto Ansa)

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La Norvegia non ha quasi più ebrei, ma molto odio contro Israele

Nel paese più antisraeliano dell’emisfero occidentale quattro università sospendono i rapporti con quelle israeliane. Un accademico di Oslo si ribella e al Foglio dice: "L’antisionismo è diventato parte del mainstream"

“Per favore, boicottate il mio paese”, ha scritto mercoledì sul Wall Street Journal Torkel Brekke, professore di Storia delle religioni all’Università di Oslo. E’ successo che mentre la Cina diventava il principale partner della Norvegia nella ricerca tecnologica, superando Stati Uniti e Regno Unito, quattro istituzioni accademiche in Norvegia sospendevano le collaborazioni con le università israeliane. L’Università  di Oslo ha interrotto i legami con l’Università di Haifa. L’Università di Notodden ha interrotto i rapporti con l’Università di Haifa e l’Hadassah  College di Gerusalemme. L’Università di Bergen ha cessato di collaborare con l’Accademia di arti Bezalel, così come la Scuola di architettura di Bergen.

La Norvegia è il paese più antisraeliano dell’emisfero occidentale. Il Consiglio comunale di Trondheim, la terza città più grande del paese, ha approvato una mozione che chiede ai residenti di boicottare personalmente i beni israeliani, una città che aspira a essere “deisraelizzata”. Poi è stata la volta di un’altra città norvegese, Tromso, il cui Consiglio comunale ha approvato una mozione simile. 

Tromso, la città dove i turisti da tutto il mondo vanno a vedere l’aurora boreale, è gemellata con Gaza e ha ospitato anche funzionari di Hamas in visita. Quando arrivarono i nazisti, i norvegesi gli consegnarono tutti gli ebrei di Tromso, dove oggi  sono rimasti soltanto due ebrei. Nonostante gli ebrei in Norvegia siano solo lo 0,003 per cento della popolazione totale, Oslo è ormai la capitale dell’antisemitismo europeo. 


Tutte le università norvegesi si sono rifiutate di ospitare Alan Dershowitz per un giro di conferenze. II sindacato norvegese che rappresenta i lavoratori dell’energia e delle telecomunicazioni ha boicottato l’Histadrut, il sindacato israeliano. 

“Sono profondamente turbato nel constatare che una moderna forma di antisemitismo si sta diffondendo nel mio paese”, scrive Brekke sul Journal. “Sebbene mascherato sotto un altro nome – ‘antisionismo’ – le sue radici sono rintracciabili in un ben documentato apparato sovietico di propaganda anti israeliana e anti occidentale. Questa ideologia velenosa è una minaccia per gli ebrei. “Nel frattempo, il settore norvegese della ricerca e dell’innovazione si è affrettato ad approfondire la cooperazione con la Cina”. 

“La Norvegia è uno dei paesi più aggressivi al mondo contro Israele”, dice Brekke al Foglio. “Nel 1967 la Norvegia ha visto l’ascesa di una sinistra radicale per la quale i palestinesi erano un simbolo. Qui c’è una ambizione globale a guidare la lotta contro Israele: l’antisionismo è diventato parte del mainstream. Potevi già trovare negli anni Ottanta richieste di boicottaggio d’Israele. Ma oggi a causa della guerra a Gaza nelle università ci sono voci apertamente a favore. Dagli anni 70 ai Duemila, come in Unione sovietica, qui c’era una posizione antisionista classica. Oggi descrivono Israele come un progetto coloniale da smantellare con il ritorno dei rifugiati. Dopo il 7 ottobre abbiamo avuto una esplosione di simboli palestinesi sui social. Vorrebbero un felice stato multiculturale al posto di Israele, uno stato utopico, ‘oh non vogliamo vedere gli ebrei morire ma uno stato unico per arabi ed ebrei’, c’è molta naïveté. C’è una piccolissima comunità ebraica in Norvegia, molto vulnerabile, sotto attacco ed è uno choc. Molti pensano che non hanno un futuro qui”. 

E mentre il grande quotidiano nazionale Aftenposten scrive che “la Norvegia rischia di diventare un paese senza popolazione ebraica”, il rabbino capo di Oslo, Yoav Melchior, questa settimana dice: “Mai tanto antisemitismo dai tempi del nazismo”.

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