Volker Perthes (LaPresse)

Editoriali

Espulso l'inviato dell'Onu in Sudan. Preoccuparsi non basta più

Redazione

Il rappresentante delle Nazioni Unite Volker Perthes è stato cacciato dal governo in quanto “persona non grata”: il rischio per il popolo sudanese ora è di restare ancora più isolato. Il cessate il fuoco va a singhiozzo, la crisi umanitaria no

Il governo del Sudan ha espulso dal paese l’inviato dell’Onu Volker Perthes, “persona non grata” in quanto alimenta lo scontro tra le due fazioni militari che si stanno facendo la guerra, sulla pelle dei sudanesi. Perthes era ad Addis Abeba per un giro di negoziati con i paesi della regione quando gli è stato comunicato che a Khartoum non è più ben accetto: l’inviato dell’Onu, che opera in Sudan da quando è stato ribaltato il regime ventennale di al Bashir, fa pressioni sul capo dell’esercito e formalmente presidente del Sudan, Abdel Fattah al Burhan, e sul capo delle Rsf (gli ex janjaweed che terrorizzarono il Darfur), Mohamed “Hemedti” Dagalo, perché rispettino un cessate il fuoco che invece procede a singhiozzo.

 

Questa pressione ha causato l’espulsione ma il rischio più grande è che il paese – e con paese intendiamo l’unica parte in causa che non ha protezione: il popolo sudanese – resti ancora più isolato senza nemmeno la presenza di un mediatore internazionale: era già stato chiaro dopo le evacuazioni dei cittadini stranieri che le sorti del Sudan sarebbero diventate a breve poco rilevanti per il resto del mondo. Gli Stati Uniti hanno creato un tavolo di trattative con gli attori della regione che ha portato al cessate il fuoco, ha introdotto alcune sanzioni, ma senza l’attenzione internazionale ognuno, dagli Emirati Arabi Uniti, all’Arabia Saudita, all’Egitto e alla Russia, cerca di assecondare soltanto il proprio interesse. Mentre il Consiglio di sicurezza dell’Onu, un organo che non ha di fatto più alcun potere effettivo, continua a rilasciare dichiarazioni “di grande preoccupazione”, la crisi umanitaria è già in atto: la violenza indiscriminata dei militari sudanesi l'uno contro l’altro e la distrazione della comunità internazionale vi contribuiscono.

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