Il viaggio del presidente nell'Alta Savoia

Il day after dell'attacco, Macron ad Annecy dà una buona notizia: le condizioni dei bambini "sono positive"

Mauro Zanon

Il viaggio del presidente per celebrare il "volto della Francia che salva": la testimonianza di Henri, il 24enne che giovedì ha cercato di ostacolare il più possibile l'azione violenta di Abdalmasih Hanoun. Il movente terroristico si allontana sempre di più

Parigi. La notizia più bella nel day-after dell’attacco con un coltello perpetrato da un richiedente asilo siriano nell’area giochi del parco du Pâquier di Annecy la dà il presidente francese, Emmanuel Macron, sceso oggi nell’Alta Savoia assieme alla moglie Brigitte per manifestare la propria vicinanza alla comunità locale: le ultime informazioni sulla salute dei quattro bambini accoltellati “sono positive”, e “i due bambini che si trovavano nella situazione più grave sono stati stabilizzati, i medici sono piuttosto fiduciosi”. La bambina di 3 anni, di nazionalità britannica, è “sveglia e guarda la televisione”, e anche “la piccola olandese sta meglio”, ha precisato Macron, aggiungendo che anche uno dei due adulti colpiti, l’anziano di 78 anni che ieri stava prendendo il sole con la moglie quando è stato aggredito da Abdalmasih Hanoun, “è sveglio”. La visita del presidente e della première dame è iniziata all’ospedale di Annecy nei reparti dove sono ricoverate cinque delle sei vittime, per poi continuare alla prefettura, dove i Macron hanno incontrato i poliziotti e i soccorritori che sono intervenuti giovedì pomeriggio al Pâquier, e anche i membri della polizia giudiziaria che si stanno occupando del dossier. “Grazie per il vostro intervento. Dovete essere fieri di ciò che avete fatto nelle prime ore”, ha detto il presidente Macron salutando uno ad uno gli agenti delle forze dell’ordine e i soccorritori che ieri sono intervenuti dopo soltanto quattro minuti dall’inizio dell’attacco, permettendo di evitare un bilancio ben più grave. “Facendo ognuno il vostro dovere, avete fatto molto di più”, ha aggiunto l’inquilino dell’Eliseo celebrando “questo volto della Francia che salva, che interviene, che cura, che accompagna”.

 

Alla prefettura era presente anche Henri, 24 anni, “le héros aux sacs à dos”, come è stato ribattezzato, che giovedì, coraggiosamente, ha cercato di ostacolare il più possibile l’aziona violenta di Abdalmasih Hanoun, affrontandolo con la sola protezione degli zaini, impedendogli di tornare nuovamente nell’area giochi dopo il primo attacco e facendolo fuggire. Henri, poco dopo i fatti, si è espresso sulla sua pagina Facebook su quanto accaduto, rivelando che due mesi fa ha iniziato un Tour de France delle cattedrali: un viaggio che sta raccontando anche sui social, attraverso una pagina Instagram e TikTok. Al presidente della Repubblica, il ragazzo, di confessione cattolica, ha detto che sarebbe “onorato di assistere all’inaugurazione di Notre-Dame de Paris”. “Me ne occuperò personalmente. Te lo prometto”, ha risposto Emmanuel Macron. Prima di pronunciare un discorso davanti a tutti i presenti: “Il senso della mia presenza è quello di apportare il sostegno di tutta la nazione a questi bambini e a queste famiglie, ad Annecy, ai suoi abitanti, che sono stati colpiti nel profondo. Attaccare dei bambini è l’atto più barbaro che ci sia”.

 

Sul profilo del richiedente asilo siriano di 31 anni si è espresso così il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin. “Per delle ragioni che non possiamo spiegare con chiarezza, ha fatto delle richieste d’asilo in Svizzera, in Italia (che le autorità svizzere e italiane hanno accettato, ndr) e in Francia, che non aveva bisogno di formulare poiché aveva già l’asilo in Svezia”, ha dichiarato su Tf1 Darmanin, prima di aggiungere: “E' effettivamente un’inquietante coincidenza poiché domenica scorsa (4 giugno, ndr) ha ricevuto la risposta dell’amministrazione francese: niente asilo e conseguente passaggio all’atto. Cristiano di Siria che si era arruolato nell’esercito siriano, Abdalmasih Hanoun ha abbandonato il suo paese all’inizio della guerra civile, nel 2011, è entrato clandestinamente in Turchia dove ha incontrato la sua futura moglie, una compatriota, e assieme si sono in seguito stabiliti nella Svezia occidentale, a Trollhättan. “Dopo due anni ci siamo sposati, ma non è riuscito a ottenere la nazionalità svedese, dunque ha deciso di lasciare il paese. Ci siamo separati perché non volevo abbandonare la Svezia”, ha raccontato la sua ex moglie al telefono (si sono lasciati otto mesi fa). L’autorità svedese delle Migrazioni ha confermato che Abdalmasih Hanoun aveva ottenuto un permesso di soggiorno nel 2013, ma fallito a più riprese l’ottenimento della nazionalità dal 2017 in poi. Il movente terroristico si allontana sempre di più, e si conferma invece l’ipotesi del gesto di uno squilibrato in preda al delirio. La madre dell’aggressore, che vive negli Stati Uniti da dieci anni, ha detto alla stampa parigina che il figlio soffriva di una “grave depressione” e che questi rifiuti continui avevano aggravato il suo stato. “Lui non mi ha detto mai nulla. E' mia nuora che me lo ha detto. Diceva che non stava mai bene, che era sempre depresso, con idee cupe, che non voleva mai abbandonare la casa, non voleva lavorare… Ha chiesto la nazionalità e c’è stato un rifiuto”. Legato, forse, anche alla sua entrata nelle fila dell’esercito siriano, secondo la madre: “Probabilmente il rifiuto lo ha mandato fuori di senno”.