Pedro Sanchez con Ursula von der Leyen (LaPresse)

Dopo le dimissioni

Così il voto anticipato scombina gli equilibri del semestre spagnolo

David Carretta

Dal primo luglio la Spagna erediterà dalla Svezia la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, a ridosso delle elezioni interne. Dalla revisione del Patto di stabilità al nuovo Patto su migrazione e asilo adesso tutto diventa più incerto

Bruxelles. La decisione di Pedro Sánchez di andare a elezioni anticipate il 23 luglio, dopo la sconfitta subita dal suo Partito socialista domenica, mette a repentaglio l’agenda europea di fine legislatura. Dalla revisione del Patto di stabilità al nuovo Patto su migrazione e asilo tutto diventa più incerto. Dal primo luglio la Spagna erediterà dalla Svezia la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Fino a ieri il calendario europeo e quello elettorale spagnolo erano perfettamente allineati: nei piani originali, Sánchez avrebbe dovuto usare la presidenza dell’Ue per proiettare in Spagna un’immagine di statista internazionale, in grado di trattare alla pari con i grandi e incassare successi diplomatici. Le elezioni legislative si sarebbero dovute tenere a dicembre, dopo una serie impressionante di vertici internazionali e accordi europei. Ora con una campagna elettorale tutta interna, trasformata in un referendum su Sánchez, l’attenzione della Spagna sarà rivolta altrove. In caso di cambio di maggioranza a Madrid, il Partido popular (Pp) e il suo leader, Alberto Núñez Feijóo, non solo arriveranno alla presidenza dell’Ue impreparati, ma potrebbero cambiare gli equilibri al Consiglio, facendo pendere l’ago della bilancia verso il campo conservatore.

 

L’ultimo stato membro che è andato alle urne durante la presidenza di turno dell’Ue è stato la Francia nel primo semestre del 2022, ma la rielezione di Emmanuel Macron era considerata quasi scontata. Non ci sono molti precedenti di cambio di governo durante una presidenza. Accadde con l’Italia nel 1996, quando il governo di Lamberto Dini fu costretto a dimettersi una decina di giorni dopo l’inizio della presidenza italiana, il primo gennaio. Ma, tra elezioni e tempi istituzionali, il nuovo governo presieduto da Romano Prodi si insediò solo a metà maggio, a un mese e mezzo dalla fine del semestre. Nel 2009 toccò alla Repubblica ceca, durante la sua prima presidenza dell’Ue: l’allora premier Mirek Topolánek cadde a marzo e fu sostituito a maggio dal tecnico Jan Fischer. Da allora il trattato di Lisbona ha introdotto la figura del presidente del Consiglio europeo che ha fatto perdere importanza e visibilità alle presidenze semestrali degli stati membri. Tuttavia, le presidenze di turno rimangono fondamentali per far funzionare la macchina del Consiglio e dell’Ue. Tocca a loro condurre i negoziati prima tra gli stati membri e poi con il Parlamento europeo.

 

Sánchez e i suoi ministri avevano preparato con grande cura l’appuntamento della Spagna alla testa dell’Ue, coordinandosi con quella attuale (la Svezia) e quella successiva (il Belgio). Nel secondo semestre di quest’anno ci sono decine di testi legislativi che devono essere negoziati e concordati, alcuni dei quali strategici per l’Italia. Un’intesa sulla revisione del Patto di stabilità deve essere trovata entro la fine dell’anno, altrimenti resteranno in vigore le vecchie regole. Un accordo al Consiglio sul nuovo Patto su migrazione e asilo è essenziale per poter completare i negoziati con il Parlamento europeo prima delle elezioni europee. Dopo l’estate si apriranno le trattative sulla revisione di metà percorso del Quadro finanziario pluriennale (il bilancio 2021-27 dell’Ue), che comprende il Fondo per la sovranità europea. Prima della fine dell’anno, l’Ue deve decidere se aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia. Il governo Sánchez ha anche messo in agenda un vertice con i paesi dell’America Latina il 16 e 17 luglio, che spera possa rilanciare l’accordo di libero scambio con il Mercosur e il Cile. In ottobre si sarebbe dovuto tenere il terzo vertice della Comunità politica europea. A un anno dalla elezioni europee c’è da completare il Green deal con proposte controverse come le “case green” o la riforma del mercato dell’elettricità.

 

Per Giorgia Meloni, avere un conservatore alla Moncloa, forse sostenuto dall’estrema destra di Vox, che è alleata di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, non sarebbe automaticamente una buona notizia. Le posizioni del Pp e di Feijóo sull’austerità di bilancio e sulla solidarietà sui migranti sono ben diverse rispetto a quelle del governo Sánchez che, pur essendo socialista, è allineato all’Italia sul Patto di stabilità e sul Patto sui migranti. Per contro, Meloni avrebbe da guadagnare sul piano politico in vista degli scenari post elezioni europee. Se Sánchez perderà la sua scommessa, l’onda blu in Spagna e l’eventuale alleanza tra il Pp e Vox rafforzerebbero il campo più conservatore del Partito popolare europeo.