esordio mesto

I conservatori NeverTrump prendono le misure (poco generose) di DeSantis

Giulio Silvano

Diversi commentatori vedono nel governatore della Florida un candidato non solo inadatto, ma dannoso per il Gop. Parte dell’establishment spera che si faccia spazio per candidature moderate e forti. Al momento nulla in vista

Il più grande effetto della presidenza di Donald J. Trump è stato quello di togliere la piattaforma politica al conservatorismo americano: cacciare i Bush e i McCain e i Cheney e allargare la crepa del Partito repubblicano, sostituendo alla filosofia reaganiana un populismo venato di estremismo. Quei pochi conservatori old style che volevano restare al loro posto si sono dovuti piegare all’ascesa della demagogia dichiarando la propria fedeltà a Trump, come il senatore Ted Cruz o lo speaker Kevin McCarthy. Parte dell’establishment spera che si faccia spazio per candidature moderate e forti, ma intanto è arrivato Ron DeSantis, la cui candidatura ufficiale alle primarie del partito è stata salutata su Twitter dall’hashtag DeSaster

  
Fino a pochi mesi fa pensavo che il governatore della Florida avrebbe potuto battere Trump, ha detto il never-trumper Bret Stephens, opinionista conservatore del New York Times, ora invece risulta “borioso, meschino e non così intelligente quanto pensa di essere”. La sua strategia è: “L’unico modo per battere Trump è imitare Trump, tolti i difetti personali”. Non è l’unico, Stephens, tra i commentatori di aerea a vedere in DeSantis un candidato non solo non adatto, ma dannoso per il Partito repubblicano. Sempre sul Times, David French scrive che bisogna guardare DeSantis non come un candidato conservatore, ma semplicemente come un politico antisinistra, che nel combattere la sua crociata va contro gli stessi valori fondanti dei repubblicani: libertà di parola e limitata influenza del governo sui cittadini. Il caso Disney – vendicarsi su un’azienda che porta molti posti di lavoro nel suo stato per aver espresso un’opinione discordante su una sua legge – dimostra la poca libertarietà di DeSantis. Anche le posizioni ambigue sull’invasione russa dell’Ucraina, chiamata dal governatore “una disputa territoriale”, immediatamente lo posizionano lontano dal conservatorismo à la Bush, e solo perché oggi in America essere in difesa della resistenza ucraina vuol dire stare con Joe Biden. 

  
Come scrive David Brooks, anche lui commentatore conservatore, il Partito repubblicano post trumpiano “è costruito intorno a un’idea: l’élite dei progressisti altamente scolarizzati è terribile. E DeSantis ha adottato ampiamente questo credo. Politicamente questo lo ha aiutato”. Brooks nota anche come il governatore non sia nella posizione di attaccare Trump, essendo il suo elettorato ancora molto trumpiano. Però non può nemmeno non attaccarlo in qualche modo, essendo il suo principale rivale. E quindi “DeSantis rimane bloccato in una posizione che lo fa sembrare debole e passivo”. 

   
Tra i conservatori del giornale americano meno critico è Ross Douthat, che considera comunque DeSantis l’unico candidato credibile nell’arena, “l’unico plausibile veicolo per i repubblicani che non vogliono Trump un’altra volta”. E anche l’ossessione del governatore della Florida per le guerre culturali e la sua inclinazione a usare il potere politico in questo tipo di conflitti, dice Douthat, “rappresenta il futuro necessario del conservatorismo americano. Il confine tra politica e cultura è sempre confuso”, e la tattica di DeSantis “è un elemento normale nella politica democratica, non un tradimento autoritario”. 

   
Ci si chiede quanto i posizionamenti di DeSantis, la sua strenua lotta al wokismo, siano solo una strategia per rubare elettorato a Trump. Secondo French, “DeSantis ha una personalità da Dr. Jekyll e Mr Hyde. La sua prima campagna governatoriale è stata super Maga, poi ha governato da Dr. Jekyll, in modo precisamente tradizionale. Poi, aumentando la sua fama, è emerso Mr. Hyde, e ha iniziato ad avvicinarsi ai confini più populisti del partito, cercando di accerchiare Trump da destra. Ora è diventato un avatar di un Gop più autoritario, avido di esercitare il potere statale contro i suoi nemici ideologici, spesso in modi non costituzionali”. Di fatto i conservatori NeverTrump sono ancora senza un candidato forte.

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