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L'intervista

"Macron è in difficoltà, è obbligato ad attaccare Meloni". Parla Maréchal, nipote di Le Pen

Mauro Zanon

"Condivido la linea intrapresa dalla premier italiana di costruire una coalizione solida di forze politiche conservatrici, lavoro per portare questo modello anche in Francia". I calcoli europei della sovranista, i confini da difendere e il sostegno a Kyiv

“Emmanuel Macron è in forte difficoltà con un malcontento molto diffuso tra i francesi che riguarda non solo le pensioni ma la sua politica a trecentosessanta gradi. Si trova obbligato ad attaccare Giorgia Meloni perché legittimarne la credibilità farebbe crollare la narrazione sulla quale ha costruito le sue due elezioni, cioè l’incapacità della destra di unirsi e di governare stabilmente, e perché il dinamismo del governo italiano in Europa e nel Mediterraneo sta facendo risaltare il progressivo isolamento nel quale ha confinato la Francia sul piano internazionale”. Marion Maréchal, vicepresidente di Reconquête, il partito della destra sovranista francese fondato da Éric Zemmour, commenta con queste parole sul Foglio l’ultima querelle franco-italiana. Una querelle figlia di strategie politiche ma anche di incomprensioni. Per l’ex deputata del Front national, Giorgia Meloni non è la copia di zia Marine, come sostenuto dalla macronia. “Marine Le Pen e Giorgia Meloni hanno due progetti politici diversi. La prima porta avanti una dialettica popolo contro élite puntando ad attirare gli scontenti di sinistra piuttosto che a coalizzare gli elettorati delle varie forze a destra. A mio avviso questo approccio ha due limiti di fondo. Il primo è che con l’elettorato di sinistra possono esserci alcuni dossier di convergenza ma restano due visioni di società incompatibili; il secondo è che popolo ed élite non vanno messi in contrapposizione ma portati a cooperare per lo stesso obiettivo, il bene della nazione, essendo strati sociali interdipendenti. Ecco perché personalmente condivido maggiormente la linea intrapresa da Meloni di costruire una coalizione solida di forze politiche conservatrici che sappiano mettere in campo un’agenda alternativa a quella delle sinistre progressiste”, dice Maréchal, prima di aggiungere: “Con Reconquête lavoro per portare questo modello anche in Francia, dove la mancanza di alleanze tra i partiti di destra ha lasciato campo libero a Macron e alla sinistra”. 

 

Se la Lega entrasse nel Ppe sarebbe un tradimento? “Sta alla Lega valutare e scegliere i propri collocamenti europei sulla base dei loro obiettivi politici. Il Ppe oggi è in crisi d’identità perché l’alleanza contro natura con le sinistre ha destabilizzato gli elettorati di molti partiti che ne fanno parte. In Francia i Républicains sono crollati dal 20 al 4 per cento facendo raggiungere a Reconquête in pochi mesi di vita il 7 per cento. Secondo i sondaggi attuali, il nostro partito è al 9 per cento, mentre i gollisti, nel 2024, rischiano di non entrare al Parlamento europeo”. 

 

Sul progetto meloniano di un’alleanza dei conservatori tra Ecr e Ppe, la giovane sovranista francese risponde così: “Una parte di Ppe ha iniziato a contestare l’alleanza con la sinistra e vuol recuperare la propria posizione naturale nel campo conservatore, come dimostrano le votazioni a Strasburgo. Fa bene dunque Giorgia Meloni a perseguire questa strada poiché è l’unica possibile per far cambiare rotta all’Ue. Il problema è che Ecr e Ppe, per come sono composti allo stato attuale, da soli non bastano a creare una maggioranza. Serve coinvolgere altre forze di destra oggi al di fuori di questi gruppi e capire se nel campo centrista vi sia qualcuno dotato di buonsenso che non voglia piegarsi all’agenda progressista. Quest’ultima è una strada ardua ma va vagliata, anche in Francia. Il fatto che Macron sia al suo ultimo mandato apre la strada a nuove dinamiche nel campo centrista che potrebbero far emergere delle componenti con le quali poter dialogare, cogliendo anche il segnale inviatoci da quegli elettori repubblicani o zemmouriani che lo hanno votato. C’è una parte di elettorato conservatore in Francia, come in Europa, che si rivolge al centro semplicemente perché non trova a destra un progetto di governo sufficientemente credibile ed è nostro dovere offrirglielo per non lasciarlo nelle mani della sinistra. Il problema è capire con quali persone interloquire”. 

 

L’Italia deve essere aiutata a redistribuire migranti che arrivano sul suo territorio o l’unica politica che funziona sull’immigrazione è il respingimento dei migranti? “Le frontiere dell’Italia sono le frontiere dell’Europa ed è dunque dovere di tutta l’Europa occuparsene, proprio come dobbiamo tutti occuparci del resto delle frontiere”, dice Marion Maréchal. “Ma la redistribuzione non è una soluzione. La soluzione è ripristinare le frontiere per quello che è il loro ruolo naturale, quello di filtro all’ingresso. Per farlo avremmo bisogno anche di sviluppare partenariati concreti con i paesi del Mediterraneo. E il governo francese, invece di provocare costantemente crisi diplomatiche con l’Italia, dovrebbe semmai collaborare con essa proprio per porsi come motore di questi accordi, essendo entrambi affacciati su questo quadrante”. 

 

La guerra in Ucraina, per la vicepresidente di Reconquête, “è un dramma non solo per l’Ucraina ma anche per l’Europa”, “rischiamo di replicare la situazione coreana e di vedersi consolidare un blocco russo-cinese seguìto da molti paesi nel mondo attirati dalla campagna anti occidentale”. Maréchal, a differenza delle ambiguità della zia, non ha dubbi sul posizionamento. “Oggi ci troviamo di fronte a un’indiscutibile situazione che ha un chiaro aggressore e un chiaro aggredito e il sostegno al popolo ucraino è doveroso. Ma è doveroso anche che l’Europa sappia porsi come forza geopolitica in grado di condurre a una soluzione della crisi. Lo stesso dibattito sull’ingresso dell’Ucraina nell’Ue dimostra il caos di visione vigente in Europa, poiché vediamo governi come quello tedesco e francese un giorno sponsorizzarlo e il giorno dopo rinviarlo a data da destinarsi”.