L'ultima riunione dell'Osce in Polonia (Lapresse)

oggi il vertice

Cosa ci fanno a Vienna diciotto russi sanzionati dall'Ue

Pietro Guastamacchia

La capitale austriaca ospita una delegazione della Duma che parteciperà al vertice dell’assemblea parlamentare dell’Osce. Kyiv ha già fatto sapere che non prenderà parte al summit

Vienna ha aperto una falla nelle sanzioni europee ai visti per i politici russi e, per la prima volta dall’inizio delle ostilità in Ucraina, una delegazione ufficiale della Duma, composta da 18 deputati tutti iscritti nel registro delle sanzioni europee, è attesa oggi nella capitale austriaca per partecipare al vertice dell’assemblea parlamentare dell’Osce. Sui passaporti dei deputati, guidati dal vicepresidente del Parlamento russo Pyotr Tolstoj, c’è un visto Schengen concesso direttamente dal ministero degli Esteri austriaco: un atto dovuto a causa del cosiddetto “headquarter agreement”, ovvero la lista di doveri stilata tra un paese ospitante e il quartier generale di un’organizzazione diplomatica, hanno fatto sapere dal gabinetto della cancelleria. Si potrebbe sperare in un primo passo verso il dialogo con la Russia, ma la decisione dell’assemblea parlamentare in realtà è in controtendenza con la scelta presa durante il vertice ministeriale Osce di dicembre in Polonia: Varsavia aveva negato i visti al ministro degli Affari Esteri della Federazione russa Sergei Lavrov. Difficile quindi pensare che Tolstoj e il suo corrispettivo americano, Ben Cardin del Maryland, possano riuscire dove hanno fallito Lavrov e il segretario di stato americano, Antony Blinken, e infatti la motivazione della scelta sembra più dovuta a una serie di incomprensioni e al fatto che “Varsavia non è Vienna e l’assemblea parlamentare non è l’Osce” come borbottano maliziosamente dalla presidenza dell’Osce, che storicamente vive con disagio alcune iniziative “temerarie” della sua assemblea parlamentare.

 

Vienna non è Varsavia dunque e infatti a rincarare la dose ci pensano i sovranisti della Fpö che, stando ai media austriaci, avrebbero invitato i parlamentari russi al loro ballo degli accademici, un evento di gala che si tiene ogni anno nel palazzo Hofburg, sede dell’Osce. L’invito non è inedito: richiama alla memoria il valzer danzato da Vladimir Putin, e dall’allora ministra degli Esteri austriaco proprio della Fpö, Karin Kneissl, al suo matrimonio. Il potenziale arrivo in città dei deputati russi non è sfuggito a Kyiv che ha immediatamente fatto sapere che non parteciperà al vertice: “La delegazione ucraina verrà a Vienna ma senza partecipare ad alcun evento ufficiale”, ha spiegato la portavoce del partito del presidente, Yevhenia Kravchuk, la settimana scorsa. Al boicottaggio ha aderito anche la delegazione lituana. Nonostante le pressioni, la presidente dell’assemblea parlamentare, Margareta Cederfelt, ha scelto di andare avanti comunque con il vertice, che nel frattempo ha attirato attenzioni mediatiche inedite, e si è giustificata spiegando che “per il privilegio di avere pochi minuti per raccontare le loro bugie, i delegati russi dovranno stare ore e ore ad ascoltare le denunce delle loro azioni”. Mosca incassa l’invito. Per tornare ai vertici ad alto livello ci vorrà tempo, ma intanto a Vienna oggi sbarca il vicepresidente della Duma e, salvo sorprese, scoprirà che le maglie delle sanzioni europee non sono poi così impenetrabili.

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