il viaggio in india

Gli indiani aspettano la “poster girl della destra europea" Meloni con una domanda: e la Cina?

Giulia Pompili

La prossima settimana la presidente del Consiglio sarà ospite d'onore del Raisina Dialogue, la conferenza di Monaco dell'Indo-Pacifico. Il primo ministro indiano Narendra Modi le chiederà più coinvolgimento italiano nell'area

 Dopo aver rinunciato per motivi di salute alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, lo scorso fine settimana, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attesa in India, a Delhi, per il Raisina Dialogue – una specie di conferenza annuale su sicurezza e geopolitica in versione Indo-Pacifico. Secondo l’agenda, Meloni sarebbe attesa in India la prossima settimana, per aprire i lavori come ospite d’onore il 2 marzo  assieme al primo ministro Narendra Modi. L’anno scorso a inaugurare la tre giorni diplomatica indiana era stata per la prima volta un’europea, la presidente della Commissione europea, Ursula von Der Leyen. Quest’anno potrebbe essere quella che sul Times of India viene definita “la poster girl” della destra europea. Meloni arriverebbe a Delhi (usiamo il condizionale perché Palazzo Chigi non ha ancora confermato definitivamente la visita) una settimana dopo un’altra visita molto attesa a Delhi, quella del cancelliere tedesco Olaf Scholz. E in un momento particolare: l’India ha avuto, sin dall’inizio della guerra in Ucraina, una posizione di quasi-neutralità rispetto agli alleati occidentali. Il governo Modi rivendica l’autonomia delle sue relazioni con la Federazione russa – contro la quale non ha imposto sanzioni e anzi, dalla quale ha continuato ad acquistare petrolio – e ha più volte sottolineato l’aspetto di “regionalità” della guerra della Russia contro l’Ucraina rispetto ad altri conflitti “ignorati” dall’Europa. Una visita a Delhi per Meloni significa soprattutto affrontare un tema che fino a oggi l’esecutivo di Roma ha cercato di aggirare e rimandare: il rapporto con la Cina. 

 

“Per l’India è importante che l’Italia segua da vicino la strategia dell’Indo-Pacifico dell’Unione europea e cerchi di contribuirvi sia strategicamente sia economicamente”, si legge nell’articolo sul Times of India di Sachin Parashar. “La presidente italiana ha condannato le azioni cinesi sulla questione Taiwan, e ha anche definito un grosso errore l’ingresso dell’Italia nella Via della Seta cinese, mai sostenuta dall’India”. Il tema cinese è centrale e cruciale per l’India di Modi, che al di là degli scontri al confine con la Cina – a volte anche molto tesi – vorrebbe fare concorrenza a Pechino anche sulla scena politica internazionale. Una fonte del governo indiano che preferisce restare anonima perché non autorizzata a parlare dell’argomento spiega al Foglio che una delle prime domande che Modi e i suoi funzionari faranno a Meloni è: cosa farete, uscirete dalla Via della Seta cinese alla sua scadenza alla fine di quest’anno? Prima di insediarsi a Palazzo Chigi, Meloni e il suo governo sembravano piuttosto decisi: non ci sono le condizioni per un rinnovo. Poi questa decisione si è un po’ annacquata tra le altre priorità – altre del governo italiano, ma la Cina resta una priorità un po’ ovunque, da Bruxelles alla Casa Bianca – e a oggi non è chiaro come l’Italia, unico paese del G7 a essere dentro alla Via della Seta, deciderà di muoversi. Per ora i rappresentanti del governo si limitano a evitare l’argomento Cina, ma una frequentazione più assidua dell’area dell’Indo-Pacifico (a marzo l’India, a maggio il G7 di Hiroshima, in Giappone) renderà più facile mostrare i limiti di una “neutralità” su Pechino. 

 

La prima e unica volta in cui Modi e Meloni hanno avuto un bilaterale è stato al G20 di Bali, nel novembre del 2022, quando il primo ministro indiano, in quanto presidente di turno della piattaforma delle grandi economie per il 2023, ha invitato Meloni in India. Sembra che tutto sia superato dopo la crisi diplomatica di dieci anni fa tra Roma e Delhi dovuta al caso dell’Enrica Lexie e dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dell’omicidio di due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala. All’epoca, Fratelli d’Italia e la sua leader Giorgia Meloni, nonché il suo attuale ministro della Difesa Guido Crosetto, erano stati molto attivi nella difesa dei due fucilieri (“Quello che è successo a loro, dal mio punto di vista, basterebbe per scatenare una guerra. Nessuna nazione degna di questo nome avrebbe permesso di lasciare due militari in una nazione straniera in barba a qualsiasi norma internazionale”, disse Meloni, durante un comizio a Sanremo nel maggio del 2014). “Tutto  passato”, conferma la fonte indiana. Ora si tratta per il business – la presidente del Consiglio avrà un incontro con gli imprenditori italiani – e i rapporti commerciali con Delhi, forse per sondare un’alternativa alla Cina e a una potenziale rappresaglia economica cinese in caso di annuncio di uscita dalla Via della Seta. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.