Joe Biden (Ansa)

Negli Stati Uniti

Su cosa dem e repubblicani possono collaborare e dove no, secondo Biden

Giulio Silvano

Tecnologia, Ucraina e polizia: sono questi gli aspetti su cui sarà possibile instaurare un dialogo costruttivo.  Ma le parole del presidente americano sullo Stato dell’Unione restituiscono l’immagine di un paese che non riesce a fare i conti con il suo passato recente 

Il discorso annuale sullo Stato dell’Unione di quest’anno è stato marcato dal tentativo del presidente americano Joe Biden di pacificare il Congresso e allo stesso tempo di allargare la frattura interna al Partito repubblicano. Con il Senato a maggioranza democratica e con la Camera a controllo repubblicano – entrambe risicate – il rischio è quello di non riuscire a fare niente da qui al 2024. “Lavoriamo insieme”, ha detto Biden: “Combattere per il gusto di combattere, il potere per il gusto del potere, il conflitto per il gusto del conflitto, non ci portano da nessuna parte”.

 

Sulla frattura del Gop non è un caso che Biden abbia spesso chiamato in causa “alcuni miei amici repubblicani”, che non vogliono collaborare con i dem, a prescindere. E si sono viste alcune scene di contrasto nel Gop, come il senatore repubblicano Mitt Romney che ha detto al neodeputato George Santos, figlio del trumpismo, sotto inchiesta per la sequela di bugie usate per farsi eleggere: “Non dovresti essere qui”. L’obiettivo di Biden sembrerebbe quello di riuscire a convincere alcuni repubblicani meno estremisti a lavorare insieme su leggi bipartisan.

Ma repubblicani e democratici dove possono trovare un terreno comune legislativo di dialogo? I tre temi pacificatori potrebbero essere la tecnologia, cioè un maggiore controllo delle aziende Tech e dei Big Data, poi la politica estera (palloni cinesi e carri armati per l’Ucraina), e forse una riforma sulla polizia. Biden ha usato il mega piano multimiliardario bipartisan sulle infrastrutture per far vedere cosa si può fare insieme: “E ai repubblicani che non l’hanno votato, non vi preoccupate, riceverete anche voi i fondi per i vostri progetti”. Poi, per provocare, e per lanciare un messaggio di accountability all’elettorato, il presidente ha detto: “I repubblicani vogliono tagliare i programmi di previdenza sociale e di assicurazione sanitaria nazionale”. E’ stato fischiato, con lo speaker della Camera Kevin McCarthy che faceva “no” con la testa e la deputata Marjorie Taylor Greene – astro nascente del populismo di destra, che si sarebbe proposta come vice di Donald Trump –  che gli ha urlato: “Bugiardo!”. “Ah no?”, ha risposto Biden. “Non tutti la pensano così nel vostro partito? E allora invece di fare i discorsi per mettermi i bastoni fra le ruote lavoriamo insieme, la mia porta è sempre aperta. La riforma Medicare, il sistema di assicurazione sanitaria nazionale, potrebbe così diventare un altro tema comune”. 

Quali sono invece le politiche su cui sicuramente sarà difficile trovare un dialogo? L’immigrazione – molti nel Gop spingono per maggiori controlli e per completare il muro con il Messico –, le armi, e le tasse. Sulle tasse Biden ha fatto un discorso di sinistra, che ingloba il costante spostamento dem verso una maggiore simpatia socialdemocratica su diritti civili e redistribuzione. “Sono un capitalista, ma date un contributo giusto”, ha detto parlando alle mega-aziende. E’ un messaggio a una parte della base elettorale dem, quella più a sinistra che ha portato alle elezioni di metà mandato nuovi volti, provenienti da movimenti socialisti, e a quell’ala del partito. Biden, con una ritrovata energia, ha voluto far vedere, anche e forse soprattutto agli elettori, che lui ci sta provando ad aiutare l’economia, e a mettere d’accordo tutti. 

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