Luiz Inácio Lula da Silva (Ansa)

Editoriali

Il finto ambientalista. Lula è bravo (e falso) nei discorsi green, pessimo nei fatti

Redazione

“La lotta al cambiamento climatico avrà massima rilevanza nel mio governo”, aveva detto  il presidente brasiliano alla Cop27 di Sharm el-Sheikh. Qualche giorno fa ha fatto affondare a 350 chilometri dalla costa una portaerei in disarmo carica di amianto, vernici e altri rifiuti fossili

Il 15 novembre scorso un Lula già eletto ma non ancora insediato fece furore alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, proclamando che con lui il Brasile sarebbe tornato in prima linea sul fronte della lotta per l’ambiente, dopo le brutture  di Bolsonaro. “Il mondo ha ignorato gli avvertimenti sul cambiamento climatico mentre spendeva trilioni di dollari nella guerra”, predicò ispirato, promettendo: “La lotta al cambiamento climatico avrà la massima rilevanza nel mio prossimo governo”. Prendendolo in parola, il 30 gennaio Olaf Scholz gli ha portato 200 milioni di euro, come contributo per la difesa dell’Amazzonia. Appena 4 giorni dopo, Lula ha fatto affondare a 350 chilometri dalla costa una portaerei in disarmo carica di amianto, vernici e altri rifiuti fossili. Orrore, ovviamente, degli stessi ambientalisti che a Sharm el-Sheikh lo avevano applaudito. Greenpeace, Sea Shepherd e Basel Action Network hanno denunciato “una violazione di tre trattati internazionali”, e Basel Action Network ha provato pure a rivolgere a Lula un estremo, accorato appello.

 

Il presidente brasiliano neanche si è degnato di rispondere. Tutto già visto, in realtà. Nel 2002 Lula era stato eletto la prima volta  presentandosi anche come un campione dell’ambientalismo, ma già nel 2005 Greenpeace gli aveva conferito un ironico premio “Motosega d’oro”, dopo che erano stati resi noti dati in base ai quali la distruzione della foresta pluviale amazzonica nel biennio 2003-2004 aveva toccato il secondo record di sempre, con 26.130 chilometri quadrati. Per questo tipo di ragioni nel 2008 Marina Silva aveva dato le dimissioni da ministro dell’Ambiente, sbattendo la porta. Adesso si era riappacificata con il presidente, e  aveva di nuovo accettato di reggere quel dicastero. Vediamo ora quanto reggerà. Peraltro, anche per il viaggio in Egitto c’era stata una polemica. Lula aveva infatti volato su un jet privato di proprietà di José Seripieri, uno degli imprenditori coinvolti nell’inchiesta Lava Jato, rinviato a giudizio per corruzione e riciclaggio di denaro.


 

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