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In Francia

La gogna è roba da Ancien Régime e non fa avanzare la causa delle donne

 Mauro Zanon

Preoccupati dalla cultura della condanna preventiva che sta prendendo piede nel paese, dalla “presunzione di colpevolezza” che ha sostituito la presunzione di innocenza, 136 intellettuali hanno pubblicato una lettera aperta in difesa dell'attore Sofiane Bennacer, accusato di stupro

Parigi. È il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Manca una settimana all’uscita nelle sale francesi del nuovo film di Valeria Bruni-Tedeschi, “Les Amandiers”, la storia travolgente di tre ventenni agli sgoccioli degli anni Ottanta, Stella, Adèle e Étienne, ammessi alla prestigiosa scuola di recitazione teatrale Les Amandiers di Nanterre. La pellicola, presentata al Festival di Cannes, è attesissima. Ma Libération, il quotidiano della gauche parigina, pubblica quel giorno una prima pagina inaspettata, che sorprende tutti: “Lo scandalo di ‘Les Amandiers’. L’attore Sofiane Bennacer accusato di stupri”. Accanto al titolo urlato di Libération e ai sottotitoli roboanti che anticipano i contenuti delle pagine interne (“La testimonianza delle vittime a Libé”, “Inchiesta sulle riprese sotto omertà”, “L’Accademia dei César nella tormenta”), c’è il volto del giovane attore francese, attuale compagno di Valeria Bruni-Tedeschi, che nel film interpreta Étienne. Nella foto scelta dal giornale, Sofiane Bennacer ha uno sguardo da psicopatico e le mani sporche di sangue. 

 

“Questa scelta editoriale non è secondo me altro che un puro linciaggio mediatico, ben lontano dalla volontà di informare in modo obiettivo e imparziale”, reagì il giorno stesso Valeria Bruni-Tedeschi, criticata da Libé per non aver escluso l’attore, oggetto di una denuncia per “stupro” sporta da una delle presunte vittime (un’ex compagna) prima dell’inizio delle riprese. Conseguenze dell’articolo: l’attore viene escluso dalla lista delle giovani promesse candidate a vincere un César (gli Oscar francesi), e il film “Les Amandiers”, vittima di una campagna mediatica infamante, viene cancellato dalla programmazione in molte sale francesi, con un impatto nefasto in termini di incassi.

 

Ma a due mesi da quella prima pagina, 136 personalità del mondo artistico e intellettuale francese sono tornate a far sentire la propria voce sul dossier Bennacer, preoccupate dalla cultura della gogna che sta prendendo piede in Francia, dalla “presunzione di colpevolezza” che ha sostituito la presunzione di innocenza. “Lo stupro è un crimine. La legge riconosce la categoria di violenza domestica. Ma proprio perché si tratta di un crimine, spetta alla giustizia, se sollecitata, pronunciarsi sulla colpevolezza dell’imputato. Il tutto nel rispetto delle regole della procedura penale: rispetto della presunzione d’innocenza, rispetto del segreto istruttorio, garanzia della serenità futura dei dibattiti”, scrivono i firmatari della lettera aperta pubblicata sul Point, tra cui le attrici Fanny Ardant e Charlotte Gainsbourg, e il filosofo Pascal Bruckner. “E’ legittimo, in nome del ‘dovere di informazione’ e della difesa di una causa, per quanto nobile possa essere, che la stampa tratti delle accuse come fossero delle prove, decretando in questo modo, senza altra forma di processo, la colpevolezza dell’accusato? Non lo pensiamo. La gogna (qui mediatica), pena afflittiva e infamante da Ancien Régime, è forse un progresso della civiltà e fa avanzare la causa delle donne? Non lo pensiamo”, affermano all’unisono le 136 personalità. 

La condanna preventiva di cui è vittima Sofiane Bennacer è la stessa che pesa sulla testa del calciatore brasiliano Dani Alves, fermato ieri in Spagna dalla polizia con l’accusa di aver abusato sessualmente di una ragazza di 23 anni. “Non l’ho mai vista in vita mia”, si è difeso Alves. Ma per l’opinione pubblica, l’ex giocatore della Juventus è già colpevole.

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