Foto di Roman Koksarov, AP Photo, via LaPresse 

Patti da schiaffi

Rep. dà del sovranista al governo svedese (ma sbaglia). Dritte su Ue e migranti

David Carretta

Se nei prossimi sei mesi di presidenza svedese dell'Ue non ci sarà nessun accordo su migrazione e asilo non è per perché Stoccolma ha inflitto "uno schiaffo" al governo italiano. Il premier della Svezia è un moderato e l'ultradestra nel paese non ha peso 

Bruxelles. Per un giorno la Svezia si è trovata con un governo “sovranista”, che ha deciso di infliggere uno “schiaffo” a un altro governo sovranista, quello di Giorgia Meloni, decretando lo “stop al piano Ue per i migranti”. Prima sulla sua home page mercoledì, poi sulla sua edizione cartacea oggi, Repubblica ha usato un’intervista al Financial Times dell’ambasciatore svedese presso l’Unione europea, Lars Danielsson, per diffondere una post-verità nel tentativo di mettere in difficoltà il governo Meloni. La Svezia non è “sovranista”. La presidenza svedese non ha voluto infliggere alcuno “schiaffo”. Nessuno nell’Ue ha mai sperato di concludere i negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo nei prossimi sei o dodici mesi.

Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, ha avuto gioco facile a rispondere che le dichiarazioni di Danielsson “non rappresentano una presa  di posizione contro alcuno stato membro specifico, tanto mento contro l’Italia”. Se hanno dato un’occhiata mercoledì pomeriggio al sito internet di Repubblica (seguito a ruota da quello della Stampa) deve essere venuto un colpo ai diplomatici svedesi che lavorano a Bruxelles. Il loro ambasciatore Danielsson aveva detto al Financial Times che la presidenza svedese del Consiglio dell’Ue intende far avanzare i negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo “con piena forza”, ma che non ci sarà un accordo “completato” durante il semestre né prima del 2024.

L’Italia o Meloni non erano citati e nemmeno la ridistribuzione di richiedenti asilo. Per contro, l’ambasciatore aveva avuto la premura di precisare che l’agenda europea della Svezia non sarà influenzata dalle posizioni dei Democratici di Svezia, la formazione di estrema destra euroscettica che fornisce appoggio esterno all’attuale governo di minoranza. “Ci sono probabilmente questioni tabù per i Democratici di Svezia. Ma io prendo istruzioni dal governo”, ha detto Danielsson.

Poche ore dopo le sue dichiarazioni sono state sintetizzate così sulla home page di Repubblica: “Migranti, lo schiaffo al governo Meloni della Svezia sovranista e presidente di turno dell’Unione: ‘Nessun patto fino al 2024’”. Enzo Amendola, abbandonando lo stile di quanto era ministro per gli Affari europei, ha reagito su Twitter così: “A fare i sovranisti trovi sempre qualcuno più sovranista, che difende solo gli interessi del proprio paese. La destra europea, i migliori amici del governo Meloni”. Sicuramente è difficile convivere tra sovranisti con interessi contrapposti. Ma la Svezia non è sovranista e i partiti al governo non sono i migliori amici di Meloni.

Il governo in Svezia è formato dal Partito Moderato del premier Ulf Kristersson (membro del Ppe), dai cristiano-democratici (anche loro del Ppe) e dai liberali (della famiglia europea di Renew). I sovranisti amici di Meloni sono i Democratici di Svezia, che hanno consentito la nascita dell’esecutivo minoritario di Kristersson, firmando un accordo sul programma a metà ottobre. Anche se esercitano una certa influenza, i Democratici di Svezia sono stati costretti a rinunciare a entrare al governo per il veto dei liberali. Il loro peso sulla presidenza svedese dell’Ue è sostanzialmente nullo.

Lo dimostrano le dichiarazioni di Danielsson sul fatto che lui prende “istruzioni dal governo”, non dall’estrema destra. Ma Repubblica ha invertito il senso delle sue parole, sostenendo che le istruzioni date a Danielsson sono di non “spingere sull’acceleratore del nuovo Patto sui migranti”. Se i negoziati vanno a rilento, la colpa non è della Svezia, ma della complessità del pacchetto e delle divisioni interne all’Ue. Il Patto su migrazione e asilo sono cinque regolamenti, tre raccomandazioni e alcune linee guida, che dovrebbero regolare tutto il settore, dalle impronte digitali alla ridistribuzione dei richiedenti asilo.

I ventisette sono spaccati: il sud chiede solidarietà, l’ovest è pronto a concederla in cambio di responsabilità sui movimenti secondari, l’est è contrario. A giugno 2022 c’è stato un accordo politico su due regolamenti sulla responsabilità in cambio del meccanismo temporaneo di ridistribuzione dei richiedenti asilo, che il governo Meloni ha rischiato di fare saltare con lo scontro con la Francia sulla Ocean Viking. Ogni dettaglio del nuovo Patto tocca corde politicamente sensibili per ciascun governo.

Meloni deve ancora decidere se iscriversi in continuità con i precedenti governi italiani nel chiedere solidarietà oppure schierarsi con Viktor Orbán per la chiusura totale delle frontiere. In ogni caso, la data del 2024 è contenuta in un accordo firmato il 7 settembre dal Parlamento europeo e da cinque presidenze di turno dell’Ue. “I negoziati sui rispettivi dossier (del Patto) dovrebbero concludersi entro febbraio 2024”. Anche perché poi sarà l’Ungheria di Orbán ad assumere la presidenza dell’Ue. Allora sì che si potrà dire “l’Ungheria sovranista contro l’Italia sovranista”.