(foto EPA)

Che differenza c'è tra la corruzione del Qatar gate e l'Ungheria

David Carretta

Anticorpi della democrazia. Lo stato di diritto è la risposta allo scandalo corruzione scoppiato all'interno delle istituzioni europee

Bruxelles. Dittatori, autocrati e illiberali fuori e dentro l’Unione europea stanno gongolando di fronte al Qatar gate. Il Parlamento europeo, che regolarmente dà lezioni a tutti approvando risoluzioni di condanna sulle violazioni dei diritti umani e dello stato di diritto, è stato colpito dal peggior scandalo di corruzione della sua storia. Il 12 dicembre Viktor Orbán ha twittato un meme di gente in preda alle risate quando sente la frase “il Parlamento europeo è seriamente preoccupato della corruzione in Ungheria”. Il 14 dicembre il premier ungherese ha commentato così la foto delle valigie e borse piene di contanti sequestrate dalla polizia federale belga: “Ecco come appare lo stato di diritto a Bruxelles”. Involontariamente Orbán ha detto una verità: in una democrazia liberale lo stato di diritto ha strumenti per combattere la corruzione e correggere le falle. Di foto di contanti sequestrati in Ungheria non se ne vedono, nonostante la corruzione diffusa. L’Ungheria è al 73esimo posto dell’Indice della percezione della corruzione di Transparency International, il peggiore degli stati membri dell’Ue dopo la Bulgaria, alla pari di Ghana, Kuwait e Senegal. 

 

Orbán è premier dal 2010 e dal 2012 il punteggio dell’Ungheria in termini di percezione della corruzione è peggiorato costantemente, passando da 55 a 43 punti su 100. Budapest non ha aderito alla procura europea. Una serie di (contro) riforme ha reso la magistratura dipendente dal governo, che utilizza le risorse pubbliche come se fossero private in campagna elettorale. Anche se Orbán non è personalmente beneficiario, la sua cerchia ha ricevuto milioni di euro di fondi dell’Ue, senza che l’Ungheria si sia impegnata seriamente a combattere corruzione e conflitti di interesse. Il 3 novembre il genero di Orbán, István Tiborcz, si è visto approvare un sussidio di 375 mila euro di fondi dell’Ue per lo sviluppo rurale per un progetto di riforestazione. Nel 2018 lo stesso Tiborcz era finito in uno scandalo per irregolarità denunciate dall’Olaf (l’Ufficio europeo anti frode) nell’attribuzione di fondi comunitari alla società Elios. Per soffocare l’indagine dell’Olaf, il governo Orbán ha deciso di non chiedere alla Commissione rimborsi per i progetti considerati irregolari, ma di scaricare il conto sui contribuenti. Uno degli obiettivi del braccio di ferro dell’Ue con l’Ungheria sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto e il via libera al Pnrr è rendere indipendente l’apparato della lotta alla corruzione e rafforzare l’indipendenza della giustizia.

 

Che differenza c’è tra l’Ungheria e il Qatar gate. La procura belga ha condotto un’indagine altamente sensibile, che ha portato all’arresto e all’accusa di corruzione di una vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, un ex deputato, Antonio Panzeri, il suo ex assistente, Francesco Giorgi, e il segretario generale di No Peace Without Justice, Niccolò Figà Talamanca. Secondo il Soir, altri due deputati sono stati chiamati in causa da Giorgi, che è anche il compagno di Eva Kaili, negli interrogatori con la procura belga: l’italiano Andrea Cozzolino e il belga Marc Tarabella, entrambi membri del gruppo dei Socialisti & Democratici. Dopo lo choc iniziale, si sono messi in moto i meccanismi di correzione di una democrazia liberale. I Socialisti & Democratici hanno costretto i deputati coinvolti ad autosospendersi da alcuni incarichi. Kaili è stata destituita da vicepresidente del Parlamento europeo. La sua presidente, Roberta Metsola, ieri ha annunciato la sospensione dell’accesso al Parlamento per No Peace Without Justice, il divieto di costituire gruppi parlamentari di amicizia con paesi terzi, e una stretta su lobbisti, ong ed ex parlamentari.  “Metteremo in campo un ampio pacchetto di riforme nel 2023. Esistono delle falle che vanno chiuse”, ha spiegato Metsola.  Nel frattempo, in un’inchiesta separata che riguarda abusi sui fondi per pagare gli assistenti parlamentari, la procura europea ha chiesto la revoca dell’immunità di Kaili e di una deputata del Partito popolare europeo, la greca Maria Spyraki.

Il Qatar gate mostra anche che l’Ue ha sviluppato alcuni anticorpi contro le influenze esterne di attori malevoli. L’inchiesta giudiziaria è partita da un’indagine dei servizi segreti del Belgio che tocca non solo il Qatar ma anche il Marocco. I servizi di altri cinque paesi europei hanno collaborato con i belgi. Le influenze esterne rappresentano una delle principali sfide per le democrazie, nel momento in cui il loro modello è direttamente sfidato da Cina e Russia. Anche su questo Orbán ha scelto l’altro campo. Ha aperto l’Ungheria ai soldi cinesi e russi ed è diventato il cavallo di Troia dei loro interessi nell’Ue. Più che un sovranista, un lobbista di potenze ostili.

Di più su questi argomenti: