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Gli abbagli dei repubblicani, a partire dall'inflazione. Un'intervista

Luciana Grosso

"Si sono innamorati delle loro guerre culturali contro Biden e i dem e non hanno saputo parlare agli elettori", dice Alberto Riva, il direttore di Forbes Advisors. "L'Amministrazione è stata premiata perché è riuscita a tenere in piedi l’economia e l’occupazione, anche con questa inflazione feroce”

New York. “All politics is local: tutta la politica è politica locale. Lo diceva, tanti anni fa, il democratico Tip O’Neill. L’errore che ha fatto chiunque – me compreso – abbia previsto, o temuto, la grande vittoria dei repubblicani alle elezioni di metà mandato è stato questo: dimenticarsi di Tip O’Neill”, dice al Foglio Alberto Riva, che dirige Forbes Advisors e vive negli Stati Uniti da molti anni. “Non ho paura ad ammettere che, se qualcuno mi avesse chiesto un pronostico sul voto, lo avrei sbagliato. Perché non avrei tenuto conto del fatto che la politica, anche quella ai massimi livelli, è locale e riguarda prima di tutto e più di tutto le persone, la loro vita, le loro cose. Se i candidati lo dimenticano, ecco che  perdono concretezza e voti”. Quindi è questo quello che è successo ai repubblicani a questo giro? “I repubblicani si sono innamorati della loro voce, delle loro guerre culturali contro Joe Biden e contro i democratici. Ma non hanno saputo parlare agli elettori. Hanno parlato, per tutto il tempo, di quello che stava a cuore ai candidati invece di parlare di quello che stava a cuore agli elettori. Hanno cercato di trasformare queste elezioni, che erano per lo più iperlocali, in una questione nazionale. Non ha pagato” , dice Riva.

    

Eppure per settimane abbiamo ripetuto che il punto cruciale di questo voto erano l’economia, l’inflazione, il prezzo dei carburanti. Per settimane si è detto che i democratici stavano sbagliando a parlare di aborto e di salvaguardia della democrazia a un’America che voleva solo parlare del prezzo del latte al supermercato. “Sì è vero. Ci sono state molte critiche verso Biden, ma forse anche in questa analisi ci siamo dimenticati un pezzo: il pezzo della realtà. E la realtà è che è vero che l’inflazione morde ed è vero che ci sono zone degli Stati Uniti dove ci sono grandissime miseria e difficoltà. Ma è anche vero che nella media del paese l’economia sta tenendo botta. La disoccupazione poi è al 3 per cento, il che significa che è quasi inesistente. Quindi, con i dati che abbiamo in mano oggi, possiamo dire che l’economia ha pesato sul voto, ma non nel senso che ci si aspettava. L’Amministrazione Biden non è stata punita per l’inflazione. Al contrario è stata premiata perché è riuscita a tenere in piedi l’economia e l’occupazione, anche con questa inflazione feroce”. 

    
Quindi gli abbagli sono stati due: pensare che i repubblicani avrebbero stravinto e pensare che lo avrebbero fatto attaccando Biden sull’inflazione. “Cosa che comunque non hanno fatto. La questione inflazione è evidentemente un fianco scoperto di Biden. Da questo punto di vista la sua Amministrazione poteva essere facilmente attaccata. Ma i repubblicani, in modo eguale e contrario ai dem, hanno passato tutto il tempo a parlare di massimi sistemi, di Big Lie, di Critical Race Theory, e del laptop di Hunter Biden. Cose di cui, giustamente, alla gente interessa fino a un certo punto. Il problema però è che, in America, la destra è da anni una macchina da percezione. Non fa politica, ma costruisce percezioni e paranoie. Adesso, per esempio, va molto di moda la faccenda del crimine. Fox News non parla d’altro. Ma nella realtà, il ritratto di un paese travolto dalla crisi, assediato da criminali e governato da un presidente illegittimo non esiste”. 

     
Poi c’è il 2024. “Non credo che nella prossima campagna elettorale sentiremo parlare di inflazione. Credo che il quadro cambierà. Nella media questo è un paese che cresce, giovane, dinamico, pieno di risorse ed energie. Ha una buona struttura economica e l’inflazione, prima o poi scenderà, non foss’altro che per la politica di tassi della Fed, che non sarà indolore ma che riuscirà a far scendere i prezzi. Certo, potrebbe esserci qualche altro problema, magari sul lato finanziario, ma si tratterebbe di battute d’arresto temporanee. Se fossi un democratico, almeno per ora, non mi preoccuperei dell’economia. Piuttosto non dormirei la notte su chi candidare  nel 2024. Chi candidare per davvero, intendo”.

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