L'intervista

Quanto hanno contato i diritti nel voto democratico alle midterm. Parla Kerry Kennedy

Matteo Muzio

L'attivista e scrittrice, figlia di Robert Francis Kennedy, sull'allargamento delle libertà sociali, la crisi migratoria e il sostegno all'Ucraina

Una rinascita dei diritti civili  ha spinto i democratici a sfidare i pronostici delle midterm. Voti forse non sufficienti ai dem di Joe Biden  per  vincere (mancano ancora i dati di alcuni seggi alla Camera e al Senato), ma che hanno trasformato la scena politica americana. Kerry Kennedy, figlia di Robert Francis Kennedy, l’iconico procuratore generale degli Stati Uniti nell’Amministrazione di John Fitzgerald Kennedy e senatore per lo stato di New York negli anni Sessanta fino al tragico omicidio nel giugno 1968, è convinta che  valga la pena di lottare per questi diritti.  L’idea di “Bobby” Kennedy di espansione dei diritti sociali insieme a quelli civili continua a vivere nella Fondazione che porta il suo nome e che oggi presiede la figlia Kerry. 

 

Classe 1959, laurea in legge al Boston College, Kerry Kennedy è un’attivista e una scrittrice. Tra le sfide più difficili della Fondazione, nel 2018, c’è stata la dura opposizione alla politica trumpiana di separazione delle famiglie di migranti irregolari, con tanto di azioni legali e dimostrative nei pressi dei centri di detenzione. Kennedy spiega al Foglio che l’America “è un paese formato da tante piccole nazioni, dove ogni paese del mondo ha dato il proprio contributo. Anche oggi è così: lo vediamo con la raccolta della frutta e della verdura, un lavoro molto duro dove l’assenza dei migranti si fa sentire, specie nei periodi di calo dei flussi”. La ragione per cui  l’elettorato oggi pensa al problema migratorio come a una questione di “controllo dei confini” è perché “certi politici hanno capitalizzato sulla rabbia delle persone che vivono nelle aree rurali ed industriali, che hanno visto sgretolarsi i posti di lavoro, con le fabbriche che chiudevano e le miniere che si esaurivano, e le hanno indotte a pensare che i loro problemi fossero dovuti soprattutto ai migranti”, dice la scrittrice.

 

Mentre invece si allontanavano anche due pilastri del benessere del dopoguerra, ovvero l’accesso all’istruzione e i sindacati. Questi ultimi, spiega Kennedy, “stanno avendo una piccola rinascita, con le vittorie che stanno ottenendo nelle varie sedi di Starbucks, nonostante ci siano  ancora delle difficoltà nel far arrivare a tutti il messaggio, visto il recente fallimento dell’apertura ai sindacati dello stabilimento di Amazon vicino ad Albany, nello stato di New York”. Per quanto riguarda l’accesso all’educazione, “anche l’America, dopo il decreto esecutivo del presidente Biden che ha cancellato parte dei debiti d’onore degli studenti, si avvia ad avere un sistema ibrido, affinché i meritevoli possano studiare senza indebitarsi pesantemente come accaduto finora”.

 

Non è un caso che parte del lavoro della Fondazione sia invitare gli studenti a essere i leader di domani nell’allargamento delle libertà sociali, come nel caso della riforma delle cauzioni. “In questi anni l’Amministrazione di Joe Biden ha potuto fare ben poco contro questo sistema iniquo, che costringe in prigione molti giovani provenienti dalle minoranze o da classi sociali svantaggiate e che non possono aspettare il processo a casa loro. Questo sistema impari, dove un giudice che chiede 100 mila dollari di cauzione cambia radicalmente la vita di un ragazzo che sbaglia, deve cambiare, ma questo può avvenire solo a livello statale”. Kennedy, proveniente da una famiglia cattolica, crede che  diritti civili e  progressismo siano tuttora perfettamente compatibili con l’appartenenza alla Chiesa di Roma: “In un libro che ho scritto una decina di anni fa intervistavo cattolici di varia estrazione politica, da liberal come la speaker della Camera Nancy Pelosi fino a conservatori come lo storico conduttore di Fox News Bill O’ Reilly. L’unica cosa che avevano in comune personaggi così diversi era il lamentarsi della Chiesa come istituzione. Ed è normale per certi aspetti. Papa Benedetto XVI diceva che uno dei pilastri del cattolicesimo è la ricerca della verità e tutti noi fedeli siamo parte quindi di questa indagine”. Anche per questo Kennedy vede positivamente l’energia scatenata a partire dallo scorso giugno dalla sentenza Dobbs vs Jackson, che ha cancellato l’aborto: molte donne hanno sentito un campanello d’allarme. Per anni gli attivisti democratici hanno faticato a comunicare all’elettorato l’importanza della questione, ma adesso le cose sono cambiate e hanno spinto le persone ad andare a votare”. 

 

I  repubblicani però si avviano a conquistare la Camera, sia pure in maniera molto risicata rispetto alle aspettative. Così anche la posizione del leader alla Camera Kevin McCarthy, che vuole finirla con “gli assegni in bianco” all’Ucraina si può affermare: “Il sostegno americano all’Ucraina deve assolutamente andare avanti e sono fiduciosa che nonostante il calo d’interesse dei repubblicani, possa continuare”. Tra le idee generali della Fondazione c’è anche quella  kennediana del “faro di speranza” costituito dall’America, che però, secondo Kerry Kennedy, si deve allargare a tutte le nazioni del mondo: “Tutti i paesi possono esserlo, tutto dipende dai propri cittadini”.