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Il disastro dei dem: scrivono a Biden per dirgli che non vuole la pace e poi ritirano la lettera

Paola Peduzzi

LAmerica e anche l’Ucraina non fanno abbastanza per cercare la pace, sostengono trenta deputati democratici. Alexandria Ocasio-Cortez è sempre più criticata per il sostegno alla guerra: ci hai traditi, le dicono

Trenta deputati democratici americani hanno inviato una lettera al presidente Joe Biden chiedendogli di cambiare l’approccio alla guerra della Russia in Ucraina: il conflitto prolungato non conviene a nessuno, va cercato il cessate il fuoco subito. La premessa di questo testo, come di molte istanze di questo genere, è: l’America e anche l’Ucraina non fanno abbastanza per cercare negoziati diretti con Vladimir Putin e per cercare la pace. Meno di ventiquattro ore dopo, dopo una serie di chiarimenti poco riusciti, hanno ritirato la lettera. Perché questo disastro rapido, in diretta e null’affatto indolore?  

 

C’è stato un cortocircuito tra le correnti dei democratici, e anche una smania di consenso.    Nella lettera i trenta deputati scrivevano: “Considerata la distruzione creata da questa guerra per l’Ucraina e per il mondo, nonché il rischio di un’escalation catastrofica crediamo  che sia anche nell’interesse dell’Ucraina, degli Stati Uniti e del mondo evitare un conflitto prolungato. Per questo motivo vi invitiamo ad affiancare al sostegno militare ed economico fornito all’Ucraina una spinta diplomatica proattiva, raddoppiando gli sforzi per cercare un quadro realistico per un cessate il fuoco”. L’accoglienza è stata, come prevedibile, gelida. Il portavoce del dipartimento di stato, Ned Price, ha detto: “Abbiamo sentito dai nostri partner ucraini, ripetutamente, che questa guerra finirà soltanto attraverso la diplomazia e il dialogo. Non abbiamo sentito alcuna dichiarazione reciproca da parte di Mosca sull’essere pronti in buona fede a impegnarsi in questa diplomazia e in questo dialogo”. Anche da parte della leadership democratica c’è stata freddezza e anzi alcuni hanno iniziato a dire: ci sembrava che fossero i repubblicani a non voler più garantire l’appoggio all’Ucraina, non certo persone del nostro partito. Così i firmatari hanno iniziato a ritrattare rilasciando dichiarazioni il cui senso era: siamo uniti in un “inequivocabile” sostegno all’Ucraina, nulla nella nostra lettera faceva intendere che volessimo modificare tale sostegno. Ma non è bastato. E’ arrivato poi il ritiro della lettera con una giustificazione invero poco credibile: era una lettera scritta mesi fa, tirata fuori non si sa bene da dove e poi pubblicata senza ulteriori verifiche. 

 

Nel frattempo le fazioni si erano create: alcuni dicevano che il Partito democratico è diventato autoritario e non accetta più il dibattito interno, censurando le idee contrarie e i dubbi; altri denunciavano l’inopportunità della lettera sia nei confronti degli alleati ucraini sia nel tempismo catastrofico, essendo le elezioni di metà mandato ormai prossime (si vota l’8 novembre) ed essendo i trumpiani i più accesi nel sostenere che “l’assegno in bianco” a Kyiv deve essere rivisto.
Una spiegazione di questo disastro potrebbe trovarsi anche in quel che sta accadendo da qualche tempo a una delle firmatarie della lettera, Alexandria Ocasio-Cortez. Soltanto qualche giorno fa, la deputata newyorchese, uno dei volti più riconoscibili della politica americana ed esponente della Squad, il piccolo gruppo al Congresso dell’ala radicale del Partito democratico che spesso si oppone all’Amministrazione Biden avendo dato il proprio sostegno al presidente turandosi il naso, è stata contestata a uno dei suoi comizi pubblici.

 

Non è la prima volta che accade, anzi le succede sempre più spesso. Tanto che ha anche studiato una tattica di risposta: si è messa a ballare al ritmo dei canti contro di lei, bevendo fintamente distratta da una bottiglietta d’acqua, e andando poi da un contestatore a dire: “Davvero elegante, signore”. In quell’occasione, la protesta non era legata alla guerra, così come in un’altra occasione i manifestanti erano sostenitori della sua sfidante alle elezioni di metà mandato, Tina Forte, ma il sostegno all’invio di aiuti militari e umanitari all’Ucraina è il motivo principale delle contestazioni. Una decina di giorni fa, in un altro incontro pubblico come sempre molto partecipato, c’era stata un’altra protesta, e dal video online si sente una voce di uomo che la accusa di aver votato a favore di “una guerra nucleare” avendo dato l’appoggio ai due pacchetti di aiuti a Kyiv votati al Congresso. Un altro urla che la deputata sostiene i nazisti ucraini. Un’altra voce ancora le ricorda di essere “una socialista radicale” che quindi non può essere contro la Russia. “Ti sei candidata come outsider, eppure hai votato per iniziare questa guerra in Ucraina. Stai votando per iniziare una terza guerra nucleare con Russia e Cina. Perché stai giocando con le vite dei cittadini americani?”, aggiunge un altro contestatore, andando a colpire in un punto specifico: ci hai traditi. 

 

Ocasio-Cortez è un’esponente dei sandersiani, la corrente che contesta i moderati del Partito democratico e che anzi non li considera nemmeno democratici. Ha un consenso popolare  grande e  giovane, si è già messa di traverso su alcune proposte dell’Amministrazione Biden troppo caute secondo lei ma sul sostegno all’Ucraina ha dato voti convinti, mettendo a tacere quell’istinto pacifista-isolazionista che nel suo mondo di riferimento esiste ed è forte. Ma avendo anche sempre fatto quelli che Barack Obama definisce, criticandoli, “test di purezza” ai suoi compagni di partito accusando i moderati di non essere sufficientemente puri, ora si ritrova lei stessa sottoposta agli stessi test, e i suoi contestatori le dicono: è un tradimento. La lettera dei 30 deputati serviva forse per correre ai ripari, ma è passata come una crepa invero pericolosa, essendo la guerra in corso, e come un’iniziativa simile a quella dei deputati soprannominati “Putin republicans”.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi