La trama dell'alleanza atlantica

Kyiv nella Nato? Così si sono coordinati i partner occidentali dell'Ucraina

Come è stata discussa la richiesta formale di entrare nel patto atlantico

Paola Peduzzi

Mentre tutti si interrogavano su cosa succede adesso se Kyiv cerca di riprendersi quei territori che ora fanno parte della Federazione russa, il governo di Zelensky si è incontrato con il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, e ha parlato con il capo del Pentagono, Lloyd Austin

È andato tutto molto veloce, ma ora possiamo unire i puntini e vedere il coordinamento occidentale nella reazione al “non è un bluff” di Vladimir Putin (si riferiva alle armi nucleari) e ai falsi referendum per l’annessione delle zone occupate dai russi in Ucraina. La controffensiva dell’esercito di Kyiv è stata rapida ed efficace e ha portato alla liberazione di alcune città importanti: i soldati russi sono scappati, dentro queste aree gli ucraini hanno ancora una volta trovato le tracce della brutalità massiccia e deliberata di Mosca. L’Assemblea generale dell’Onu di metà settembre è stata coordinata tra i partner internazionali dell’Ucraina: tutti hanno chiesto ai paesi membri dell’Onu di non rimanere neutrali, ma di riconoscere la necessità di un’azione collettiva contro l’aggressione russa; tutti hanno segnalato che le regole che governano il Consiglio di sicurezza sono inadatte alla situazione, e che devono essere cambiate. Erano molti anni che il consesso onusiano non mostrava un richiamo così esplicito all’unità in difesa dei princìpi democratici. Mosca intanto, con il discorso di Putin del 21 settembre ha annunciato una mobilitazione “parziale” dei riservisti (300 mila persone), i referendum farsa per annettersi i territori occupati nel Donbas, a Kherson e a Zaporizhzhia, e ha evocato la possibilità di utilizzare le armi nucleari, “non sto bluffando”, ha detto.

 

La mobilitazione si è rivelata un disastro, e al momento alcune stime dicono che sono scappati dall’arruolamento coatto circa 250 mila persone, quasi quante quelle previste dalla mobilitazione. Molti paesi dell’occidente hanno deciso di accogliere questi nuovi profughi russi. I referendum farsa ci sono stati, i “risultati” sono stati comunicati e Putin ha celebrato ieri l’annessione, che deve essere formalmente approvata dalla Duma la prossima settimana. Nel frattempo, le forze ucraine accerchiavano la città di Lyman, nella regione di Donetsk, che è nelle mani dei russi da maggio e che costituisce uno snodo strategico importante per i russi: la città potrebbe essere presto liberata, a dimostrazione del fatto che Putin annette territori che non controlla nemmeno. Mentre tutti si interrogavano su cosa succede adesso se gli ucraini cercano di riprendersi quei territori che ora fanno parte della Federazione russa (molti dicono: se gli ucraini attaccano, ma in realtà il termine giusto è: liberano), il governo di Volodymyr Zelensky si è incontrato con il ministro della Difesa britannico, Ben Wallace, e ieri mattina ha parlato con il capo del Pentagono, Lloyd Austin: la richiesta formale di entrare nella Nato probabilmente è stata discussa e coordinata così. Il Tesoro americano ha introdotto nuove sanzioni ieri, la condanna delle annessioni illegali è stata unanime, la volontà di continuare a sostenere Kyiv per tutto il tempo necessario è stata ribadita. Molti paesi, compresa l’Italia, stanno chiedendo ai loro cittadini di lasciare la Russia. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi