America post cristiana

“Negli Stati Uniti i cristiani saranno minoranza in 50 anni”. Il rapporto Pew

Giulio Meotti

Religione addio. Così l’America segue l’Europa sulla strada della grande secolarizzazione

Qualcuno ricorda la copertina di Time dell’8 aprile 1966 (“Is God dead? Dio è morto?”), o forse la copertina di Newsweek (“The Decline and Fall of Christian America”, Declino e caduta dell’America cristiana). L’articolo, scritto da Jon Meacham, aveva un titolo ancora più esplicito: “The End of Christian America” (La fine dell’America cristiana). Ora sappiamo che se le tendenze degli ultimi trent’anni continueranno per i prossimi cinquanta, il cristianesimo perderà il suo status di maggioranza negli Stati Uniti entro il 2070, secondo uno studio del Pew Research Center uscito ieri. Se queste tendenze, identificate per la prima volta nel 1990, accelereranno nel prossimo mezzo secolo, il cristianesimo avrà meno aderenti rispetto agli americani che non sono affiliati ad alcuna Chiesa, secondo lo studio “Modeling the Future of Religion in America”. I cristiani potrebbero scendere addirittura al 35 per cento entro il 2070. Il Pew afferma che l’esperienza degli Stati Uniti ricalcherà quella in Europa. E cita due casi: Inghilterra e Olanda.

  

Per usare termini assai di moda in tempi pandemici, si può dire che le Chiese in Gran Bretagna sono in “via di estinzione” poiché non hanno un numero R sufficientemente alto. Le Chiese anglicane, cattoliche e metodiste – le tre principali congregazioni cristiane d’Inghilterra – corrono verso la scomparsa in Gran Bretagna entro i prossimi 40 anni perché non sono abbastanza “contagiose”.

  

Utilizzando la tecnica per calcolare la velocità con cui si diffonde il Covid, uno statistico ha analizzato i dati delle Chiese per valutare la velocità con cui i loro membri crescono o diminuiscono. John Hayward, matematico all’Università del Galles, ha estrapolato i dati tra il 2000 e il 2020 in una serie di scenari. Le Chiese metodista e cattolica hanno un R di 0,85 e si saranno estinte entro la metà degli anni 40 di questo secolo, mentre la Chiesa in Galles ha un numero R di poco più di 0,7 e svanirà entro il 2038. Anche prima del Covid, il numero di persone che la domenica assistevano alla messa in Olanda era sceso a 153 mila, ha rivelato il quotidiano locale Trouw. 153 mila su una popolazione di 17 milioni.

 

L’arcivescovo primate d’Olanda Wim Eijk ha detto che se la tendenza dovesse continuare al ritmo attuale, entro il 2028 l’intera arcidiocesi di Utrecht, la più grande del paese, l’unica dove ancora esiste una presenza cristiana, potrebbe “scomparire”. L’immigrazione una volta era vista come un rafforzamento alla popolazione cristiana degli Stati Uniti. “Negli anni 90 e all’inizio degli anni Duemila, il maggior numero di arrivi negli Stati Uniti proveniva dal Messico e da altri paesi a maggioranza cristiana dell’America centrale e meridionale”, afferma il rapporto Pew. “Oggi i nuovi arrivi sono dall’Asia: la Cina (a maggioranza non affiliata), seguita dall’India (che è a maggioranza indù)”. Possibile un’inversione di tendenza. “Sebbene un arresto e ricrescita del cristianesimo sia teoricamente possibile, richiederebbe un’inversione delle attuali tendenze”. Le implicazioni di questo cambiamento demografico-religioso per la cultura, la politica e la società americane sono immense.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.