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Il figlio sul trono

Il primo giorno di Carlo III, un re che si annuncia anche aziendalista

Gregorio Sorgi

Il bacio a una signora nella folla che lo ha accolto fuori da Buckingham Palace resterà l'immagine simbolo della sua prima giornata da sovrano. Nel discorso alla nazione, il monarca più anziano della storia si concentra su dedizione e famiglia

Londra. Se resterà un’immagine della prima giornata di re Carlo III da monarca, è il bacio a una signora nella folla che lo ha accolto fuori da Buckingham Palace. “Posso baciarla?”, ha chiesto la cipriota Jenny Assiminios e il sovrano non si è tirato indietro.

Questo è stato il primo incontro coi sudditi di re Carlo, rientrato a Londra da Balmoral nel primo pomeriggio assieme alla regina consorte Camilla, che forse non si aspettava un’accoglienza così calorosa da parte dei suoi sudditi. Centinaia di persone lo hanno aspettato fuori dal Palazzo reale, porgendo le loro condoglianze per la morte della madre, stringendogli la mano e intonando per la prima volta l’inno “God Save the King”

Le stesse persone che ieri sera si erano radunate a Buckingham Palace sotto la pioggia battente per depositare i fiori per la regina oggi hanno stretto la mano al nuovo sovrano. Un simbolo dell’inizio del nuovo regno che passerà alla storia per tante ragioni: Carlo è il monarca più anziano a salire al trono; raccoglie il testimone della sovrana più longeva; e la transizione viene coordinata da una premier che ha ricevuto l’incarico appena quattro giorni fa, una situazione anche questa senza precedenti. Questo è stato il giorno delle prime volte di Carlo: l’incontro con i sudditi a ora di pranzo, con la premier Liz Truss nel pomeriggio e, soprattutto, il discorso alla nazione in serata incentrato sulla vita e l’eredità della regina Elisabetta II.

Parlando ai sudditi, il nuovo monarca ha reso omaggio “alla dedizione e alla devozione” di sua madre e ha ricordato la promessa che fece l’allora erede al trono a Città del Capo nel 1947, il giorno del suo ventunesimo compleanno, “di dedicare la sua vita, che fosse breve o lunga, al servizio del suo popolo”. Re Carlo ha rinnovato questa missione: “Come fece la regina con grande devozione, anche io prometto solennemente (…) di sostenere i principi costituzionali al cuore della nostra nazione”. 

Un altro tema importante nel discorso è stata la famiglia. Il re ha utilizzato delle parole affettuose per l’erede al trono William e sua moglie Kate, che “continueranno a ispirare e guidare la nostra conversazione nazionale”, ed espresso pubblicamente il suo “amore” per Harry e sua moglie Meghan, fuoriusciti dalla famiglia reale. Per loro ovviamente non è nemmeno immaginabile un ritorno ai doveri reali. Però questa menzione cerca di restituire l’immagine di una famiglia unita malgrado le fratture profonde tra i due fratelli, che a quanto pare nemmeno si parlano. Nel vocabolario dell’Operation London Bridge – il protocollo entrato in vigore dopo la morte della regina – ieri è stato il D-Day, ovvero il primo dei dieci giorni di lutto che culmineranno con il funerale della monarca nell'Abazia di Westminster probabilmente il 19 settembre, che potrebbe essere un giorno di festa nazionale.

Il D-Day è iniziato con una seduta parlamentare straordinaria in cui i deputati, rigorosamente vestiti di nero, hanno reso omaggio alla regina. Uno dei discorsi più toccanti lo ha pronunciato Boris Johnson, uno che sa utilizzare l’arte della retorica per toccare le corde del paese. L’ex premier ha raccontato che, nel loro ultimo incontro a Balmoral martedì scorso, in cui lui ha rassegnato le dimissioni, la monarca era “radiante, informata e affascinata dalla politica, come sempre”. Nel suo tributo, Johnson ha chiamato la sovrana “Elizabeth the Great” – e chissà se questo titolo entrerà nei libri di storia – e l’ha lodata per avere creato una “moderna monarchia costituzionale” e per essere stata “la pietra angolare nel vasto arco dello stato britannico”. 

Secondo il programma, domani sarà una giornata cruciale: il nuovo monarca verrà proclamato dal Consiglio di Accessione. La cerimonia verrà presieduta da Penny Mordaunt – molti la ricorderanno per essere stata la rivelazione delle primarie dei Tory – che nel nuovo governo è la presidente del Privy Council, un organo composto formalmente dai “consiglieri del sovrano”. La cerimonia verrà trasmessa per la prima volta in diretta tv, e parteciperanno circa duecento persone tra cui ministri, ex premier e giudici. Domani la salma della regina verrà trasferita da Balmoral alla cattedrale di St Giles’ a Edimburgo – dove i fedeli potranno rivolgerle un ultimo saluto – e poi verrà esposta a Londra, prima a Buckingham Palace e poi al Palazzo di Westminster. Nei prossimi giorni, il nuovo monarca si recherà in visita in Scozia, Galles e Irlanda del Nord. 

In queste ore, molti royal watcher prevedono che re Carlo III gestirà la Casa reale e le sue proprietà in modo più “aziendalista”, e questo lo porterà a introdurre alcune novità importanti e dal forte valore simbolico. Ad esempio, da tempo Carlo sostiene in privato di dover tagliare il numero di reali attivi; è un fautore di quella che in Inghilterra chiamano una “slimmed down royal family”, una famiglia reale meno numerosa e più agile. L’idea è avere meno reali che lavorano di più. Secondo alcuni retroscena, il modello di Carlo III è la formazione dei reali comparsa sul balcone di Buckingham Palace per il Giubileo di diamante di Elisabetta II nel 2012: la regina, Carlo, il duca e la duchessa di Cambridge e il principe Harry (che però non avrà un futuro nella monarchia).

Come scrive il Times, “nella visione di Carlo non c’è spazio per le principesse Beatrice e Eugenie (le figlie del principe Andrea, ndr) per scorrazzare con i soldi dei contribuenti”. Un’altra suggestione riportata dal Telegraph è di aprire la residenza di Balmoral in Scozia – a cui la Regina era notoriamente affezionata, e in cui è morta – al pubblico tutto l’anno o addirittura donarla alla nazione. Come da prassi, il nuovo monarca andrà a vivere a Buckingham Palace – pur non essendo un grande amante della residenza – ma potrebbe aprire più spazi al pubblico. 

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