(Foto di Ansa) 

I dati

Per l'America il 2022 sta diventando l'anno più sanguinoso mai registrato

Mariarosa Maioli

L'amministrazione Biden presenta uno dei record negativi peggiori con già 52 vittime di sparatorie di massa dall'inizio dell'anno, in aumento rispetto al passato

Negli Stati Uniti la violenza non sembra cessare e, con i dati attuali, l'anno in corso potrebbe consacrarsi come il più sanguinoso mai registrato. L'ultima strage è avvenuta il 4 luglio, festa dell'indipendenza americana, per mano di un killer di 20 anni che ha ucciso 7 persone ferendone altre 38, diventando così la sesta sparatoria di massa in sette settimane, secondo il report di Mother Jones. Il magazine ha infatti riportato tutti i casi di sparatorie dal 1982 all'anno in corso, considerando “mass shootings” gli attacchi che provocano almeno quattro vittime, escluso l'aggressore. Nello studio vengono escluse le sparatorie derivanti da crimini come rapine o violenza di gruppo o i cui autori non sono stati identificati. A luglio si può già fare un bilancio della prima metà del 2022: sono 52 le vittime di sparatorie di massa, molto di più rispetto all'intero 2021 (43), 2020 (9) e di più rispetto alla prima metà del 2019 in cui si registrarono entro luglio 28 vittime.

  

Il bilancio del 2017 è quello per ora più sanguinoso, con 117 vittime registrate a fine anno. Secondo Gun violence archive, un'organizzazione no profit che cataloga ogni incidente di violenza armata negli Stati Uniti, la maggior parte delle sparatorie si concentrano nella zona sud-est e nord-est dell'America. Inoltre le sparatorie sono contraddistinte da armi ottenute legalmente e da problemi di salute degli stragisti. Mother Jones ha raccolto dati dettagliati su un campione di 62 casi: delle 143 armi utilizzate dagli assassini, più di tre quarti sono state ottenute legalmente e molte di esse includono caricatori ad alta capacità. Gli autori hanno colpito nei luoghi più comuni, dai centri commerciali ai ristoranti; la maggior parte di essi maschi bianchi e con evidenti problemi di salute mentale, venendo definiti anche solitari ed emarginati rispetto alla società.

 

(Fonte Mother Jones) 

 

Tralasciando le sparatorie di massa, la scia di sangue del 2022 caratterizza ogni ambiente e contesto: The Trace, testata americana dedita esclusivamente alle notizie di armi, ha riportato che sono in aumento anche le sparatorie per strada dettate dalla rabbia. Un esempio è stato un diverbio del 17 aprile a Las Vegas: due automobilisti hanno cominciato a litigare in prossimità del semaforo e scesi delle auto hanno avuto un contatto fisico, culminato nell'uso della pistola da parte di uno dei due automobilisti che ha ucciso l'altro. Il Gun violence archive ha tenuto conto degli incidenti in cui automobilisti hanno brandito una pistola in modo minaccioso o sparato a un guidatore o un passeggero di un'altra auto. L'anno scorso incidenti di questo tipo sono stati 728, provocando 132 morti e 390 feriti, in lieve aumento rispetto al 2020 in cui gli incidenti hanno portato a 102 morti e 306 feriti.

 

(Fonte Gun violence archive) 

 

Il presidente Joe Biden ha espresso dolore per le vittime assicurando di proseguire “la lotta contro l'epidemia di violenza causata dalle armi da fuoco”. Eppure la sua presidenza è caratterizzata da uno dei record negativi riguardo le armi ovvero il più alto numero di sparatorie di massa, 691, a causa anche dell'incremento della vendita di armi: secondo il Federal Bureau of investigation nel 2021 sono state vendute 17 milioni di pistole.

 

(Fonte New York Times) 

 

Il “gun control” è considerato usuale per i cittadini statunitensi ma è innegabile che nell'ultimo periodo la questione stia sfuggendo di mano, accentrando le attenzioni sul secondo emendamento, il quale garantisce ai cittadini il diritto di possedere e portare armi: per questo motivo il 42 per cento degli americani vive in una famiglia che possiede almeno un'arma. Esistono differenze da tenere in considerazione come la posizione geografica, il partito politico di appartenenza, il sesso, l'età, ma tutte queste analisi non fanno altro che aumentare la sproporzione tra numero di abitanti e armi: Small Arms Survey, istituto di studi internazionali con sede a Ginevra, ha registrato 393,3 milioni di armi a fronte di 330 milioni di abitanti. Un dato che si aggiorna ogni volta che si verifica un attacco: nel 2020 il New York Time pubblicò un’inchiesta curata da Keith Coolins e David Yaffe-Bellany, secondo cui si analizzò che gli americani, in seguito al massacro della Sandy Hook Elementary School del 14 dicembre 2012, acquistarono, in solo mese, circa 2 milioni di pistole. Un'immagine modificata anche dalla pandemia, perché dopo il lockdown e le restrizioni, le persone hanno ritenuto opportuno munirsi di armi per difendersi da eventuali disordini e dalle stesse forze dell'ordine, considerate ambigue nel loro esercizio di rispetto della legge.

 

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