Il Consiglio europeo di oggi è storico per la decisione di concedere lo status di paese candidato all’Ucraina. Inimmaginabile il 28 febbraio, quando quattro giorni dopo l’invasione della Russia Volodymyr Zelensky ha firmato la richiesta di adesione, questo gesto può apparire simbolico: un incoraggiamento a un popolo che resiste contro l’aggressore e difende i valori europei. In realtà, è molto di più. E’ il riconoscimento della lunga lotta degli ucraini, che hanno attraversato due rivoluzioni (arancione del 2004 ed Euromaidan del 2014) e due guerre (l’annessione della Crimea e il separatismo nel Donbas nel 2014 e l’invasione nel 2022) per vedersi riconoscere le loro aspirazioni. E’ la dimostrazione che l’Ue rimane un faro che attrae pacificamente chi vuole vivere in democrazia, libertà e prosperità. E’ la risposta migliore all’imperialismo di Vladimir Putin che offre solo asservimento. E’ l’impegno dell’Ue a sostenere l’Ucraina fino in fondo: nel conflitto e nella ricostruzione economica e istituzionale.
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