(Foto di Ansa) 

L'impatto della crisi internazionale

La guerra è iniziata da tre mesi e ci sembra lunghissima. L'economia del tempo e la nostra interdipendenza

Giorgio Arfaras

Ci pare che l'offensiva russa all'Ucraina duri da sempre e concepiamo il valore del sacrificio come un impegno lontano dalla nostra quotidianità: la distorsione del presente è la conseguenza del nostro comportamento "storico", in netto contrasto con il passato

L’Ucraina è stata aggredita meno di tre mesi fa. Tre mesi sono un tempo molto limitato, eppure c’è chi si preoccupa. La guerra sembra, infatti, durare troppo. Figurarsi se poi durasse fino alla fine dell’anno. Si ha un malessere legato alla durata della guerra accompagnato dal timore delle ripercussioni di quest’ultima sul tenore di vita. Un comportamento “naturale” si direbbe. A ben guardare si ha, invece, un comportamento “storico”, la cui radice alberga nelle percezioni che si hanno da quando si è affermata la modernità e la grande interdipendenza fra i paesi.
 
Marco Polo per arrivare via terra in Cina ci mise anni. Chi viaggiava per mare alla ricerca dell’India come Colombo andava molto più veloce di Marco Polo, ma andava comunque lentissimamente secondo i criteri dell’oggi. Almeno un milione di persone viaggia oggigiorno ogni giorno intorno al mondo in un tempo limitatissimo grazie all’aereo. Si ha, alla fine, una diversa percezione del tempo, perché si fanno molte più cose per unità di tempo.
 
Esemplare è il caso dei telefonini. Uno è continuamente in contatto con chi vuole, ma è anche in contatto con le informazioni che vuole. Non ha bisogno di cercare una cabina telefonica per parlare e non deve andare fino all’edicola per leggere. Il tempo speso per cercare la cabina telefonica e per andare all’edicola può essere impiegato in altro modo. Lo stesso si può dire per la spesa portata a casa. Tutto il tempo speso per andare fino al mercato e per cercare parcheggio può essere risparmiato e quindi usato in altro modo. Un aneddoto di vita vissuta. Oltre trenta anni fa a Londra si dibatteva in finanza del futuro delle telecomunicazioni. Il capo di quelle spagnole spiegò, papale papale, come sarebbe cresciuto il fatturato con le nuove tecnologie. Con le vecchie solo una telefonata, la sola che era pagata dall’utente, su tre andava a buon fine, perché tutti non sempre erano reperibili. Con il telefonino si sarebbero avute almeno due telefonate su tre che avrebbero ottenuto una risposta.  
 
Il tempo è sempre stato, essendo gli umani mortali, una risorsa scarsa – non per caso gli statunitensi dicono “grazie per il tempo che mi hai dedicato” – ma oggi questa risorsa scarsa è vissuta come ancora più scarsa per effetto della quantità di cose alternative che si possono fare per unità di tempo. E dunque nemmeno tre mesi di guerra paiono un tempo lunghissimo. Paiono un tempo lunghissimo anche perché il tempo dedicato all’eroico, quindi anche al sacrificio, come è la guerra, è stato sostituito dal tempo dedicato al prosaico, o, se si preferisce, al benessere individuale, che riduce, anzi annulla, lo spazio del sacrificio che vada oltre il proprio benessere qui e ora: il futuro di libertà  che richiede oggi dei grandi sacrifici, è, infatti, per le generazioni che verranno. Figurarsi poi se il paese in guerra non è il proprio.
 
Una volta la legna per riscaldarsi era raccolta nelle vicinanze, perché non c’era il gas che arrivava da un equivalente del Nord Stream. Una volta la macchina tessile era alimentata dal corso dell’acqua delle vicinanze e non dal gas che arrivava da un equivalente del Nord Stream. Con l’arrivo dell’interdipendenza le economie sono diventate immensamente più ricche e molto legate fra loro secondo dei passaggi non sempre evidenti. Per esempio, per il settore automobilistico italiano la Russia non è solo il paese che compra le sue fuoriserie, ma è anche il paese che, comprando automobili tedesche, compra le componenti per le automobili tedesche prodotte in Italia. Per giudicare l’interscambio con la Russia non basta dunque misurare il volume delle esportazioni dell’Italia e delle importazioni dalla Russia, perché bisogna anche misurare lo scambio dell’Italia con un altro paese che è importatore dei beni prodotti in Italia e che esporta verso la Russia. Le difficoltà legate alla Russia che potrebbe avere l’industria automobilistica tedesca potrebbero avere delle ripercussioni anche in Italia.
 
Si comprende allora perché la guerra è vissuta da molti come troppo lunga anche se non ha ancora tre mesi. In un mondo in cui il tempo è vissuto come scarso in misura crescente e in cui l’interdipendenza economica è complessa sia da comprendere sia da misurare si può provare disagio perché le cose non procedono come si crede che potrebbero, tanto più quando il valore dell’eroico legato al benessere delle generazioni che verranno è stato relegato alle stramberie del tempo che fu.  

Di più su questi argomenti: