Il capo dell'intelligence ucraina su Putin nel “vicolo cieco”, il grano rubato e gli ucraini come schiavi

Paola Peduzzi

Kyrylo Budanov racconta in un’intervista al settimanale ucraino Nv, la Nuova voce, la domanda che tormenta lui e il governo di Kyiv: che cosa vuole il nostro nemico? Decifrare il capo del Cremlino combattendolo, anticipandolo dove possibile

Vladimir Putin è “in un vicolo cieco”, c’erano alternative per lui all’inizio della guerra della Russia in Ucraina, ma ora “appaiono del tutto irrealistiche”, così come le possibilità di negoziare, di scovare una via per la pace che non abbia a che fare, come vorrebbe lo stesso Putin, con la resa degli ucraini. E’ Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence dell’Ucraina, a indicare questo vicolo cieco, raccontando in un’intervista al settimanale ucraino Nv, la Nuova voce, la domanda che tormenta lui e il governo di Kyiv: che cosa vuole il nostro nemico? Decifrare Putin combattendolo, anticipandolo dove possibile: questa è la missione di Budanov.

 

Ieri i russi hanno lanciato un altro attacco all’acciaieria di Mariupol, dopo aver detto di essersi ritirati (e aver dichiarato Mariupol conquistata), le famiglie evacuate sabato e domenica non si sa dove siano finite, a Odessa suonano le sirene dopo i morti di lunedì, e nel Donbas l’avanzata continua, lentamente, ma continua. Budanov dice che l’armata russa ha un grande problema di reclutamento ma non può tornare a casa con mezzo Donbas: lo vuole tutto, e vuole anche unirlo alla Crimea attraverso Mariupol e allungarsi nel sud fino a Odessa. L’operazione cuore e menti va ancora peggio di quella militare per i russi, ma Budanov dice di non farsi impressionare dalle cosiddette purghe putiniane tra chi gli ha organizzato male la conquista degli ucraini: sono poche, non intaccano il sistema, e c’è un piano B. 

 

“C’è una sostituzione in corso del popolo ucraino con quello russo per cambiare l’impalcatura socio-demografica” del sud-est ucraino, dice Budanov. “Poi c’è il reinsediamento. Se guardate dove vengono portati gli ucraini, vedrete che sono tutte aree economicamente depresse, così i russi si ritrovano con manodopera formata a costo zero, quasi una schiavitù”. Intanto i convogli carichi di grano con l’oscena Z sul retro privano gli ucraini che restano della loro principale risorsa di sostentamento. Una nuova carestia? “Certo”, dice Budanov, “dopo la crisi demografica arriva quella umanitaria. Solo allora i russi potranno domare la maggior parte della popolazione: è molto facile manipolare l’umore di un popolo deprivandolo di ogni cosa e poi offrendo degli aiuti umanitari. I russi spenderanno poco, a quel punto basterà un pezzo di pane”. 

 

Budanov finisce la sua analisi con due possibili scenari sulla fine della guerra: la disintegrazione della Russia (in almeno tre parti) o la rimozione di Putin e quindi la possibilità della Federazione russa di mantenersi integra. Ma come si arriva fin lì? “La guerra è già vinta”, dice Budanov, tutti gli obiettivi di Putin sono stati ridimensionati, lui “è un criminale di guerra”, va pensato il mondo dopo di lui. Ricordandosi che come la guerra è stata voluta da Putin, così Putin si è infilato in questo suo “vicolo cieco” da solo, ignorando ogni possibilità di mediazione: il popolo ucraino paga anche questo errore di Putin.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi