Il nuovo modo di combattere

L'ipersorveglianza sulla linea del fronte

Daniele Raineri

La guerra fra ucraini e russi mescola vecchi e nuovi elementi, tecnologia e intercettazioni, a un livello mai visto prima

Mykolaïv, dal nostro inviato. Sulla linea di contatto fra russi e ucraini la paura di essere scoperti è così forte che i soldati passano le giornate nascosti al buio. Avvicinarsi al fronte vuol dire entrare in uno spazio ipersorvegliato: in alto ci sono i droni di ogni dimensione e da qualche parte attorno ci sono le antenne che intercettano le comunicazioni elettroniche. I militari ucraini ti guardano pallidi, senz’acqua, senza telefoni, senza luce. Tra la città ucraina di Mykolaïv e la città di Kherson occupata dai russi per novanta chilometri c’è un paesaggio piatto di campagna coltivata, con poche case e poche strade e pochi alberi, ma gli ucraini in uniforme trovano lo stesso il modo di scomparire mentre ancora non è chiaro chi è in vantaggio – e se riusciranno a cacciare i russi di nuovo in Crimea. 

 

Fin dal primo giorno di guerra si è capito che dimenticarsi anche soltanto per poco tempo di questo stato permanente di  ipersorveglianza porta a conseguenze orrende. Ci eravamo fatti l’idea che questo fra ucraini e russi fosse un conflitto convenzionale: un’invasione di terra, carri armati, colonne di mezzi, manovre in mezzo alla pianura e persino duelli aerei. Invece potremmo essere davanti a un ibrido che mescola elementi vecchi e nuovi e porta tutto a un livello che non si era ancora visto. Prendiamo l’onnipresenza dei droni: tra le altre cose guidano con le telecamere i colpi degli artiglieri, che in tempo reale da quindici chilometri di distanza vedono l’impatto e possono aggiustare il tiro e colpire con una precisione sufficiente a centrare anche un singolo veicolo – il colpo non arriva più soltanto vicino al bersaglio: in alcuni casi arriva sul bersaglio. E se la cannonata è spettacolare il video registrato dal drone viene passato agli specialisti della propaganda che lo caricano sui social, in modo da demoralizzare i nemici. Tra il 2014 e il 2016 gli hacker russi si accorsero che gli artiglieri ucraini usavano sui loro telefoni un software civile per fare i calcoli e lo alterarono in segreto in modo che rivelasse la posizione esatta dei cannoni, così da trasformarli in bersagli. 

 

E questo è soltanto un campione limitato del nuovo modo di fare la guerra. I missili balistici russi che domenica 13 marzo hanno devastato la base di Yavoriv vicino a Leopoli potrebbero essere stati guidati dai telefoni dei volontari inglesi, che si comportavano come se non fossero in una zona di guerra. I cecchini ucraini hanno ucciso alcuni generali russi che erano sulla prima linea per gestire meglio le operazioni e c’è il sospetto forte che siano stati aiutati da intercettazioni – passate dalle intelligence alleate di Stati Uniti e Germania. Il 3 marzo persino gli hobbysti che frugano via internet le comunicazioni radio hanno potuto ascoltare e registrare un ufficiale russo mentre passava all’artiglieria su frequenze non protette le coordinate di ventisette punti da colpire il giorno dopo nella città di Mariupol. Una settimana fa un drone ucraino di fabbricazione turca Bayraktar ha distrutto una nave da guerra russa alla fonda a Berdiansk e gli ucraini hanno fatto circolare la voce che il bombardamento fosse ispirato da un video trionfalistico pubblicato su internet da un giornalista di Russia Today – come a dire: vi siete fregati con le vostre stesse mani.

 

Soldati ucraini che spuntano fuori dal nulla tendono imboscate a convogli di rifornimento russi a decine di chilometri dalla prima linea – perché sanno dove e quando attaccare. Il governo ha chiesto agli ucraini di non postare sui social immagini dei bombardamenti, per non aiutare i russi a correggere il tiro. Questa fase silenziosa di raccolta e uso delle informazioni è più decisiva delle fasi violente. E c’è il caso spettacolare dei due giornalisti di Associated Press che hanno raccontato da dentro l’assedio di Mariupol e hanno filmato il bombardamento di un reparto maternità – unici professionisti dei media in una zona quasi del tutto isolata da internet. I soldati ucraini li hanno scortati fuori dalla città per evitare che fossero catturati dai russi e costretti a smentire la loro testimonianza preziosa – una smentita che sarebbe stata gettata subito in pasto ai social. Anche la loro storia è un capitolo di questo conflitto ibrido.
 

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)