Cambiare regime

Putin ha “ambizioni illimitate”, ci dice Anne Applebaum. Ci vuole una svolta strategica

Paola Peduzzi

La scrittrice e saggista ripete da tempo che ogni nostra distrazione, ogni nostro calcolo di convenienza sarebbero stati usati contro di noi dal presidente russo. "È il momento per l'Europa e per gli Stati Uniti di ripensare completamente la strategia verso la Russia"

“Questo non è un attacco soltanto all’Ucraina. Questo è un attacco all’ordine mondiale del Dopoguerra, che si fonda su un accordo per cui, almeno in Europa, i confini non si cambiano con la forza”, dice al Foglio Anne Applebaum, scrittrice, saggista, brillante e meticolosa conoscitrice del mondo sovietico e post sovietico. “Putin ha già ridisegnato i confini di un altro paese nel 2014, ma allora avevamo creduto, sbagliando, che le sue ambizioni fossero limitate. Ora ci accorgiamo che le sue ambizioni sono illimitate. Possono estendersi alla Polonia, agli stati baltici o persino alla Germania. Qualche anno fa, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco che la riunificazione tedesca era ‘illegale’. Risero tutti. Non credo che stesse scherzando. Putin ricorda quando l’Unione sovietica aveva un’enorme presenza nella Germania orientale, ne ha fatto parte lui stesso. Potrebbe avere nostalgia di quel tempo, così come ha nostalgia del resto dell’impero sovietico”.

 

Ambizioni illimitate: è questo che ci è sfuggito. Ad Applebaum no: insiste e ripete da tempo che ogni nostra distrazione, ogni nostro calcolo di convenienza sarebbero stati usati contro di noi da Putin. Il solito catastrofismo liberale? No. “Noi immaginiamo sempre che Putin sia un leader come i nostri, che vuole il meglio per i suoi connazionali – dice Applebaum riferendosi alla retorica della salvaguardia degli interessi nazionali – Ma non lo è. L’obiettivo di Putin non è una Russia fiorente, pacifica e prospera, ma una Russia dove lui rimane al comando. Non gli interessa se i russi sono poveri, gli interessa soltanto che siano docili. Non gli importa delle sanzioni, perché tanto queste misure non minacciano la sua posizione, il suo potere e nemmeno le sue fortune personali”. 

 

Applebaum racconta la storia del rapporto del presidente russo con le sanzioni, con le quali ha naturalmente molta dimestichezza avendo violato le leggi internazionali più volte in passato. “L’esperienza passata di Putin con le sanzioni occidentali lo ha reso scettico. Nonostante tutti i nostri discorsi, nessuno ha mai cercato seriamente di porre fine al riciclaggio di denaro russo in occidente né all’influenza politica o finanziaria russa in occidente: al limite abbiamo cercato di limitarli. Nessuno ha davvero preso sul serio l’idea che i tedeschi dovrebbero rendersi indipendenti dal gas russo, o che la Francia dovrebbe vietare i partiti politici che accettano denaro russo, o che il Regno Unito e gli Stati Uniti dovrebbero impedire agli oligarchi russi di comprare proprietà a Londra o Miami. Nessuno ha suggerito che la risposta adeguata alla guerra d’informazione che  Putin fa sul nostro sistema politico sarebbe una guerra d’informazione sul suo”. Questo, secondo Applebaum, “è il momento per l’Europa e per gli Stati Uniti di ripensare completamente la  strategia verso la Russia”, è il momento, e già abbiamo accumulato ritardo, di uscire dall’illusione delle ambizioni limitate di Putin, perché il nostro approccio chirurgico e cauto ci rende ancora più vulnerabili ai suoi occhi. Mentre noi dovremmo utilizzare le sue, di debolezze. Il presidente russo “ha invaso l’Ucraina perché la determinazione di Kyiv a diventare una democrazia è una vera sfida al  progetto politico nostalgico-imperiale di Putin – dice la studiosa – che è la creazione di una cleptocrazia autocratica, in cui lui è onnipotente, all’interno di qualcosa di simile al vecchio impero sovietico. L’Ucraina mina questo progetto semplicemente esistendo come stato indipendente. Lottando per qualcosa di meglio, per la libertà e la prosperità, l’Ucraina è diventata un pericoloso rivale. La ‘rivoluzione della dignità’ dell’Ucraina nel 2014, quando un presidente corrotto  fuggì dal paese, era esattamente il tipo di rivoluzione che Putin  teme. Sa che se l’Ucraina dovesse avere successo nella sua decennale spinta verso la democrazia e l’integrazione europea, allora i russi potrebbero chiedersi: perché non noi?”. 

 

Ha un che di promettente e di singolare parlare del contagio democratico nel momento in cui la Russia invade un altro paese perché lo considera cosa sua e ci propina, dato che c’è, anche le sue ragioni storico-fantasiose, per cui la sua non è un’invasione, è una operazione per sradicare il nazismo in un paese che è guidato, vedi un po’, da un presidente di origini ebraiche. Applebaum offre anche un piccolo vademecum per ripensare la strategia nei confronti di Putin: “Dobbiamo rimuovere il denaro e l’influenza russa da tutti i nostri sistemi politici, sanzionare tutti gli oligarchi intorno a Putin, confiscare le loro proprietà in occidente e impedire loro di fare affari nei nostri paesi per il resto dei loro giorni.

 

La Germania e altri paesi devono porre fine alla loro dipendenza dal gas russo. Non ci può essere un ritorno al commercio ‘normale’ con la Russia finché l’occupazione dell’Ucraina continua. Abbiamo anche bisogno di ripensare la posizione delle truppe nella Nato, di prendere molto più seriamente la difesa degli stati dell’est e della Germania, e di preparare l’opinione pubblica a più spese militari e alla possibilità di un attacco russo. Abbiamo bisogno di un nuovo e diverso pensiero strategico sulla Russia. Come possiamo raggiungere i cittadini russi? Come possiamo sostenere l’opposizione russa e i media russi?  Dove altro, dentro o fuori la Russia, possiamo fare pressione su Putin e i suoi compari? Come possiamo far sì che sia lui a  reagire alle nostre azioni e non viceversa?”. Si ribalta il paradigma, si ribalta anche la postura dell’Europa, perché “o l’Unione europea impara a trovare una sua unica voce o da questa crisi ne uscirà ancora più divisa”. Ed è questo quello che vuole e su cui scommette Putin, oltre che conquistare l’Ucraina.
 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi