Editoriali

Il team americano che lavora all'accordo sul nucleare di Teheran perde pezzi

Redazione

Negli Stati Uniti si dimettono alcuni diplomatici contrari all’approccio soft con l’Iran

Il team americano che lavora all’accordo sul nucleare di Teheran perde pezzi. Un’esclusiva del Wall Street Journal aveva rivelato le frizioni interne alla squadra guidata da Robert Malley, l’inviato speciale per l’Iran del presidente Biden. Veterano del dipartimento di stato e il pubblico ufficiale che ha le migliori relazioni con Teheran, Malley è l’unico che sia riuscito, anche in tempi recenti, a farsi ricevere direttamente dagli iraniani senza doversi servire di intermediari (le relazioni diplomatiche sono interrotte e questi incontri sono rari e riservati). Il problema, secondo i tre “dissidenti”, è l’approccio morbido di Malley al negoziato in corso a Vienna. Il più importante dei tre è Richard Nephew, era il vice capo e ha scritto su Twitter: “Ho lasciato il team sull’Iran il 6 dicembre a causa di una divergenza di opinioni rispetto alla politica da tenere, e la settimana scorsa ho lasciato anche il dipartimento di stato”. Nephew è tornato alla  carriera accademica, ma non esclude in futuro di lavorare di nuovo per il governo – se ci saranno le condizioni. Lui è l’architetto di uno dei programmi di sanzioni contro l’Iran e, secondo la ricostruzione del Wsj, aveva proposto di rafforzarle per mettere pressione alla Repubblica islamica. Voleva anche che venisse stabilita una linea rossa da comunicare a Teheran e una data di scadenza oltre la quale la pazienza degli americani sarebbe finita. A Vienna lo stallo va avanti da mesi, mentre il programma nucleare dell’Iran galoppa e si avvicina alla soglia di arricchimento dell’uranio che serve per la bomba atomica. Alla fine Nephew se n’è andato ed è successo il contrario di quello che chiedeva: alcune sanzioni sono state sollevate dagli Stati Uniti per dimostrare la propria buona volontà, ma non c’è stato alcun passo avanti nei negoziati.

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