Il servizio civile italo-francese "è il primo atto concreto nel solco del Trattato del Quirinale"

Mauro Zanon

Siglata a Parigi una dichiarazione d’intenti per il rafforzamento della cooperazione bilaterale in ambito giovanile: "L'obiettivo è quello di estendere a tutti la possibilità di fare un'esperienza europea che porti a sviluppare un attaccamento all'idea di Europa", dice al Foglio Giuliano da Empoli

La scorsa estate, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il capo dello stato francese Emmanuel Macron annunciarono dall’Eliseo la futura nascita di un servizio civile italo-francese, nel quadro del Trattato bilaterale di cooperazione rafforzata tra Roma e Parigi: il Trattato del Quirinale. “I nostri giovani collaboreranno insieme, le nostre amministrazioni sono pronte a definire velocemente le modalità del progetto. Siamo entrambi impegnati nella definizione dei contenuti di un trattato e speriamo di condurlo a compimento velocemente”, disse Mattarella. Era il 5 luglio. Quattro mesi dopo, Macron scese a Roma per firmare il Trattato del Quirinale assieme al presidente del Consiglio Mario Draghi, a conferma di un’armonia ritrovata dopo la crisi diplomatica vissuta durante l’epoca giallo-verde Di Maio-Salvini.

 

Questa mattina, la ministra italiana per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, e la sottosegretaria di stato francese responsabile della Gioventù, Sarah El Haïry, hanno fatto un altro passo in avanti, siglando a Parigi una dichiarazione d’intenti per il rafforzamento della cooperazione bilaterale in ambito giovanile, destinata alla creazione del servizio civile italo-francese. “È il primo atto concreto nel solco del Trattato del Quirinale”, ha dichiarato la ministra Dadone durante l’incontro bilaterale tenutosi al ministero dell’Istruzione francese. “È una prima ambizione che un domani sarà un’ambizione europea”, ha aggiunto la segretaria di stato francese El Haïry, secondo cui il futuro servizio civile italo-francese “favorirà le mobilità dei giovani volontari, valorizzerà le loro competenze e promuoverà nuove forme di partecipazione civica”. Inizialmente saranno 1.000 i ragazzi italiani e francesi che parteciperanno a questo “servizio civile incrociato”, come lo ha definito Sarah El Haïry, consacrato in particolare ai giovani che rientrano nella categoria Neet (Not in Education, Employment or Training), ossia ai giovani disoccupati che non seguono alcuna formazione professionale. Nel quadro del futuro servizio civile italo-francese volto ad avvicinare i giovani al mercato del lavoro, è prevista la realizzazione di un sistema di riconoscimento e di certificazione delle competenze maturate dai volontari affinché risultino valide in entrambi i paesi.

 

La mobilità dei giovani volontari verrà incrementata attraverso la realizzazione di progetti in vari settori, quali l’economia sociale e solidale, il digitale, l’arte e la cultura, l’associazionismo, l’educazione popolare, lo sport, l’assistenza e l’inclusione delle persone vulnerabili e lo sviluppo sostenibile. L’intesa prevede la complementarietà delle attività realizzate nel quadro di altre iniziative e programmi di formazione civica e di mobilità dell’Ue”, si sottolinea nel comunicato diramato questa mattina. L’idea di creare un servizio civile a livello europeo risale al 2016 e porta la firma del think tank Volta dello scrittore e intellettuale Giuliano da Empoli.

 

“Ispirandoci alla frase di Umberto Eco, che nel 2012 aveva invocato ‘un Erasmus per i tassisti, gli idraulici e gli operai’, nel 2016 abbiamo dato un impulso politico molto forte all’idea di un servizio civile europeo. Il lancio di Volta fu organizzato a Bruxelles, con Matteo Renzi primo ministro, a margine di un Consiglio europeo sulla creazione di un servizio civile a livello comunitario. Lo avevamo chiamato Odysseus, per dare un nome che assomigliasse all’Erasmus, uno dei progetti che ha avuto più successo proprio perché ha dato a migliaia di ragazzi e ragazze l’esperienza concreta dell’essere europei”, dice al Foglio Giuliano da Empoli, prima di aggiungere: “L’idea è che sentirsi parte dell’Europa non nasce mai da cose astratte, ma da esperienze concrete. L’obiettivo che ci eravamo prefissati era quello di estendere a tutti, e non solo agli universitari che possono partecipare all’Erasmus, la possibilità di fare un’esperienza europea che porti a sviluppare un attaccamento all’idea d’Europa”.

 

Sulla scia di Sofia Corradi, “mamma Erasmus”, perché fu lei nel 1987 a elaborare il più importante programma di interscambio esistente tra le università europee, anche l’idea di un servizio civile a livello comunitario nasce dunque da un impulso italiano. “E se si rafforza con la sponda francese, nel solco del Trattato del Quirinale, non può che essere un’ottima notizia”, sottolinea Giuliano da Empoli. Per rilanciare la voglia d'Europa e consolidare sempre di più la cittadinanza europea.