(foto Ap)

L'élite parigina spera nel ballottaggio Macron-Pécresse, e poi si divide

Mauro Zanon

Gli ultimi sondaggi mostrano che la gara per qualificarsi al secondo turno è più serrata che mai tra la gollista e i due candidati del sovranismo, Marine Le Pen (Rassemblement national) e Éric Zemmour (Reconquête), fatto che suscita parecchi timori in certi ambienti

Parigi. Domenica prossima, Valérie Pécresse, candidata dei Républicains alle presidenziali francesi, proverà a dare una svolta alla sua campagna elettorale con un grande meeting allo Zenith di Parigi. L’obiettivo? Accreditarsi definitivamente come l’unica alternativa credibile al macronismo, respingendo le accuse di chi la considera un Macron in gonnella. Gli ultimi sondaggi mostrano che la gara per qualificarsi al secondo turno è più serrata che mai tra la gollista e i due candidati del sovranismo, Marine Le Pen (Rassemblement national) e Éric Zemmour (Reconquête), fatto che suscita parecchi timori in certi ambienti, che sperano in una finale Macron-Pécresse per il bene della Francia. 

Il settimanale Le Point è penetrato nelle sale ovattate del Cercle Interallié, a rue du Faubourg Saint-Honoré, dove quattro volte all’anno si riuniscono i 700 membri del Siècle, ossia il club più esclusivo delle élite francesi: per registrare lo stato d’animo del Tout-Paris degli affari, della politica, della cultura e dell’alta funzione pubblica, a meno di due mesi dal primo turno delle presidenziali. 

 

“Valérie Pécresse, così come Emmanuel Macron, sono consapevoli che non vinceranno le elezioni nelle sale dell’Interallié e non sono ancora alla ricerca di donatori per finanziare la loro campagna (sia l’uno che l’altra dispongono già di un tesoro di guerra grazie ai loro partiti), ma non trascurano quelli che considerano come dei leader di opinione che bisogna sedurre per avere la meglio alle presidenziali”, scrive il Point.
L’ultima cena degli affiliati del Siècle, organizzata a metà gennaio, è stata solo virtuale, dietro un computer, a causa delle restrizioni Covid. Ma l’eco della recente intervista di Alain Minc al Point, nel quale il consigliere ombra più ascoltato della République ha fatto il suo endorsement pro-Pécresse in caso di ballottaggio con Macron, si è fatto sentire. “Conosco molto bene e da molto tempo Emmanuel e Valérie. Sono europeisti, pro-business e efficaci. Per quanto mi riguarda e per le mie attività non cambierà nulla se a vincere le presidenziali sarà l’uno o l’altra. Li apprezzo entrambi. Tutti e due hanno molte qualità”, ha dichiarato in forma anonima uno dei membri del prestigioso cenacolo parigino. Prima di aggiungere: “In realtà, il vero problema non è chi dei due sarà domani all’Eliseo. Ma chi riuscirà a ridare fiducia al 50 per cento dei francesi che non vota più o che vota Zemmour, Mélenchon o Le Pen”.

Nessuno, al Siècle, si espone in maniera netta a favore dell’ex candidato di En Marche! o dell’ex pupilla di Chirac, e tutti danno ragione a Minc quando dice che entrambi appartengono al “cercle de la raison”. Al Siècle, insomma, si tifa per il ballottaggio Macron-Pécresse: l’importante è evitare lo spauracchio Le Pen, o, peggio ancora, Zemmour. “L’interesse della Francia dinanzi al mondo richiede di avere un secondo turno Macron-Pécresse e non la presenza di un candidato populista o estremista che ottiene il 40-45 per cento di suffragi perché sarebbe un messaggio spaventoso”, secondo Minc. Alcune preferenze, a dire il vero, sono emerse qua e là nell’inchiesta del settimanale parigino nel cuore del Siècle. Tra gli alti funzionari pubblici, per esempio, ci sono molti malpancisti da quando Macron ha annunciato la soppressione dell’Ena, ossia della scuola nazionale di amministrazione che sforna i grandi corpi dello stato. Gli imprenditori e i gruppi del Cac 40, invece, sono entusiasti di quanto fatto dall’attuale presidente nel quinquennio che sta per concludersi: la riforma del codice del lavoro, la soppressione parziale della patrimoniale, la flat tax sui redditi da capitale e la riduzione dell’imposta sulle società. Quando può, come accaduto pochi giorni fa con i dirigenti di l’Oréal, Safran, Engie e Atos, Macron li invita anche all’Eliseo per capire come si può migliorare la situazione. Pécresse, comunque, non resta a guardare. La scorsa estate ha partecipato da protagonista all’università del Medef, la Confindustria francese, e tre giorni fa ha cenato con centinaia di imprenditori riuniti dall’associazione di categoria Ethic, presentando il suo programma di riduzione delle tasse e di sburocratizzazione dello stato, uno dei cavalli di battaglia della destra liberale. Per Alain Minc, “eleggere una donna al supremo magistero sarebbe un progresso estremamente potente per la società francese. Non accade dai tempi di Anna d’Austria”.

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