La deriva dell'AfD non è più a destra, è totalitaria. Meuthen si dimette

Daniel Mosseri

Nell’area politica fra l’unione Cdu-Csu e i sovranisti tedeschi qualcosa si muove. La principale ragione dell'uscita del presidente sarebbe la continua deriva della formazione verso una posizione non solo nazionalista e antieuropea, ma anche apertamente antidemocratica

Berlino. Al congresso del partito sovranista tedesco Alternative für Deutschland lo scorso aprile Jörg Meuthen aveva faticato non poco a imporsi quale presidente. Oggi Meuthen ha lasciato l’incarico e tagliato i ponti. In televisione ha annunciato le sue dimissioni da presidente ma anche l’uscita da AfD. “C’è un gran numero di ragioni per questa mia decisione che è maturata con lentezza” ha spiegato alle telecamere di Ard. La principale però sarebbe la continua deriva della formazione verso una destra non solo nazionalista ed antieuropea – “Il cuore del partito oggi batte molto a destra e batte molto forte" – ma anche apertamente antidemocratica: “Vedo molti echi totalitari”, ha detto Meuthen. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la gestione della pandemia da coronavirus: in questi giorni il Bundestag discute se in Germania serva l’obbligo vaccinale e, se sì, per quali categorie professionali o di età. AfD ha respinto ogni proposta, ribadendo la propria contrarietà anche a ogni misura restrittiva. Ma Meuthen non giustifica più gli atteggiamenti irrazionali del suo ex partito che, soprattutto in materia di coronavirus, accusa di aver sviluppato “qualcosa di simile a un culto”.

 

Le sue parole, è stato lui stesso a osservarlo, saranno state bene accolte dai suoi colleghi, a cominciare dal co-presidente Tino Chrupalla per non dimenticare i due co-capogruppo Alice Weidel e Alexander Gauland o, ancor di più, Björn Höcke il sinistro leader del partito in Turingia e animatore della corrente revanscista Der Flügel. La corrente fu disciolta ad aprile del 2020 su ordine della direzione nazionale di AfD per evitare che lo scioglimento fosse disposto dall’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV): erano mesi che i servizi tedeschi indagavano sulle pericolose contiguità non solo lessicali fra Der Flügel e l’eversione neonazista. Se Höcke rappresenta la destra dell’ultradestra, e il trio Chrupalla, Weidel e Gauland sono la pancia euroscettica del partito, il professore Meuthen, docente di Economia presso la  Scuola di Pubblica amministrazione di Kehl, non era nell’una né l’altra. 

 

Quando l’eurodeputato di AfD Nicolaus Fest aveva commentato la morte di David Sassoli scrivendo nella chat del partito “Finalmente quel bastardo non c’è più”, Meuthen è corso ai ripari definendo le parole del collega “inquietanti, indegne e imperdonabili”. Il suo lavoro non era più dirigere AfD ma spegnere i roghi attizzati dai colleghi in una gara a chi la spara più grossa. A spingerlo verso la rottura hanno forse contribuito anche alcuni guai personali: su richiesta della magistratura tedesca, Strasburgo deve discutere la sospensione dell’immunità dell’europarlamentare Meuthen indagato per sospetta violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Lui ha giurato che la vicenda giudiziaria non ha niente a che fare con la sua traiettoria politica. Sono gli altri che sbagliano, ha ribadito osservando che AfD può puntare nella migliore delle ipotesi al ruolo di partito regionale in Germania est. Ad Ard Meuthen ha poi spiegato come intenda mantenere il suo seggio all’interno del gruppo Identità e Democrazia: nessuno slittamento verso il Ppe a Strasburgo o verso la Cdu a Berlino. Meuthen è in buona compagnia: prima di lui anche il fondatore di AfD, l’economista Bernd Lucke nel 2017 e poi la fredda Frauke Petry nel 2019 lasciarono la guida del partito denunciando pericolosi smottamenti a destra. 

 

La ciclica uscita  dei presidenti di AfD indica che nell’area politica fra l’unione Cdu-Csu e i sovranisti tedeschi qualcosa si muove. Il passo indietro di Meuthen coincide con l’espulsione da parte della Cdu del neopresidente Friedrich Merz di Max Otte. L’economista tedesco-americano è colpevole di aver accettato la candidatura a capo dello stato da parte dell’AfD. Colpa grave tanto più che la Cdu ha già concordato con il centrosinistra di rieleggere Frank-Walter Steinmeier a un secondo quinquennio da capo dello stato. Presidente della WerteUnion, l’associazione che rappresenta la destra della Cdu ma della quale non fa parte, Otte si è detto “onorato” della candidatura. “Non amo l’AfD”, ha spiegato, “tuttavia, ci sono certamente punti di contatto e la maggior parte dei suoi membri è molto civile. Né Meuthen né Merz la pensano così.

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