Joachim Nagel (Ansa) 

In germania

Un falco in guanto di velluto alla Bundesbank: Joachim Nagel

Marco Cecchini

Noto per il suo pragmatismo, il nuovo governatore sa coniugare la franchezza del linguaggio con uno humour quasi britannico. Nel suo mandato avrà un compito assai difficile: far uscire la banca tedesca dall’isolamento causato da anni di scontri con Draghi e la Bce

 Dicono che Joachim Nagel, il successore di Jens Weidmann alla presidenza della Bundesbank, sia un banchiere che sa coniugare la franchezza del linguaggio con uno humour quasi britannico. La sua nomina viene letta nel segno della continuità, ovvero della ferma contrarietà a politiche monetarie esageratamente e persistentemente espansive di cui  il suo predecessore è stato portavoce per dieci anni. Si tratterebbe tuttavia di una continuità soft, priva dei toni bellicosi spesso usati da Weidmann nei confronti per esempio di Mario Draghi. Secondo i più avveduti osservatori Nagel sarebbe in altre parole una specie di “falco in guanto di velluto”, un Weidmann dai toni morbidi che non viene, come il predecessore, dalle file più estreme dell’ordoliberalismo, senza per questo abdicare ai principi del rigore. 

 

Il nuovo ministro delle Finanze, Christian Lindner, che è un fautore dell’ortodossia e lo ha voluto, ha salutato la sua nomina come fortemente indicativa: “In tempi di inflazione come questi, la nomina di Nagel è un buon segnale per i tedeschi e gli europei”. Altrettanto hanno fatto gli esponenti delle banche e delle assicurazioni, le istituzioni che più soffrono la politica dei bassi d’interesse. Quanto soft o hard sarà nei fatti il nuovo governatore resta da vedere. “La soluzione del bazooka monetario – disse nel 2012 all’avvio della politica fortemente espansiva della Bce di Draghi – è un botto che va a vuoto. I mercati guardano volentieri agli assegni postdatati, ma se la Bce si lascia convincere, i mercati ne gioiranno nel breve periodo e poi ricominceranno a porre questioni in modo anche più spiacevole”. Parole dure come pietre, anche se i fatti poi smentiranno queste previsioni. 

 

Certo la carriera di Nagel è stata più variegata di quella di Weidmann: 17 anni alla Banca centrale di cui sei nel board, poi il passaggio alla Kfw, la Cdp tedesca, quindi i piani alti la Banca dei regolamenti internazionali sempre con una conoscenza profonda dei mercati. Il neo governatore inoltre ha una dote che è mancata al predecessore: il pragmatismo. La coppia Nagel-Lindner dà rappresentanza nel governo della coalizione semaforo a quella cultura della stabilità dalla quale non si può prescindere in Germania. Ora Nagel è atteso però a un compito difficile: all’interno deve rispondere alle attese di chi vuole un cambio di passo alla Bce, ma per questo deve uscire dall’isolamento minoritario in cui anni di muro contro muro con Draghi hanno cacciato la Bundesbank. Il banchiere inoltre assume le redini della banca centrale in un contesto economico di inflazione che punta al sei per cento, mentre il motore dell’economia che già girava a basso regime rischia di imballarsi a causa della quarta ondata pandemica.

 

La Bce di Christine Lagarde ha deciso nell’ultimo Consiglio la fine degli acquisti di bond il prossimo marzo, ma lascia per ora invariati i tassi d’interesse. L’impostazione di fondo in altre parole non cambia. Nei paesi del Sud Europa che molto hanno beneficiato ci si chiede quanto il nuovo vertice di Francoforte potrà spostare la direzione della politica monetaria. Quella di Nagel per far tornare la moneta entro i confini di una gestione “normale” senza l’attuale ricorso ossessivo a strumenti non convenzionali  sarà una lunga marcia. Il suo pragmatismo lo aiuterà a smussare le asperità, creare un consenso intorno alle sue posizioni, far uscire la banca tedesca dall’isolamento. Se avrà successo il premio alla fine potrebbe essere la presidenza della Bce, quella posizione che Berlino non ha mai ricoperto.

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