Cyril Hanouna (foto EPA)

sulla tv d'oltralpe

Cyril Hanouna vuole fare il kingmaker (zemmouriano) delle elezioni francesi

Mauro Zanon

Il presentatore-intrattenitore ha dato il via la suo nuovo programma di prima serata, con il quale punta a influenzare la campagna per l'Eliseo. Primo ospite: il candidato della destra, vicino a Bolloré

Parigi. “Baba”, soprannome affettuoso affibbiatogli dalla madre, non si accontenta più di essere l’animatore televisivo che fa i migliori ascolti di Francia, la star dell’infotainement d’oltralpe, il tribuno popolare che ogni sera, prima di cena, riunisce sullo stesso palcoscenico politici scafati e star dei reality show, giornalisti mondani e influencer, per un grande calderone di polemiche e buzz, sempre all’insegna dell’eccesso e dell’esagerazione: oggi, vuole avere anche un ruolo di primo piano nelle presidenziali francesi, influenzarle con il suo populismo catodico. 

“Baba” è Cyril Hanouna,  il presentatore-intrattenitore di “Touche pas à mon poste!”, trasmissione ammiraglia di C8, la rete generalista con grandi punte di trash che figura nel portafoglio dell’impero mediatico Canal Plus, di proprietà di Vincent Bolloré. Ieri sera, questo 47enne nato a Parigi in una famiglia di ebrei tunisini, ha animato la prima puntata del suo nuovo talk-show, “Face à Baba”, attraverso il quale punta a fare concorrenza a France Télévisions, la Rai francese, e alle altre reti abituate a organizzare dibattiti politici. Il primo ospite del faccia a faccia è stato Éric Zemmour, il candidato outsider della destra identitaria, che sulle reti di Canal Plus, si sa, è sempre il benvenuto (fino allo scorso settembre, era l’opinionista di punta di Cnews, la rete all news di orientamento sovranista). Ma perché Zemmour ha accettato l’invito di “Baba”, lui che da anni critica la decadenza della cultura francese a beneficio del divertissement? Perché è alla ricerca della “stessa cosa che cercano gli altri politici quando vanno da Hanouna: poter parlare ai suoi spettatori che vengono dalle fasce popolari e sono poco politicizzati, numerosi fra i 3,2 milioni che ogni sera, secondo Publicis Media, guardano almeno un minuto di ‘Touche pas à mon poste!’”, spiega l’Obs. La trasmissione è stato un esercizio inedito per un’altra ragione: “Hanouna ha accolto il candidato catapultato al centro della scena dal loro comune datore di lavoro, ossia il magnate Vincent Bolloré”. 

“E’ come se il gruppo Bolloré lanciasse dei formati calibrati appositamente per Éric Zemmour. Prima di C8, il giornalista televisivo Jean-Marc Morandini ha inaugurato con il candidato il primo ‘Face à la rue’ su Cnews. Questa volta, è il primo a testare ‘Face à Baba’. L’impressione è che l’obiettivo sia quello di fare molteplici ‘Face à Zemmour’”, analizza lo storico dei media Alexis Lévrier. In realtà, ieri sera, lo scrittore sovranista non ha duellato soltanto con Hanouna: ha affrontato Mathieu Kassovitz, il regista del film “L’odio”, il giornalista e militante progressista Aymeric Caron, dei responsabili politici dell’opposizione e alcuni telespettatori chiamati a contraddire Zemmour sui suoi cavalli di battaglia, a partire dalla lotta contro l’islam e l’immigrazione. 

Nelle prossime settimane, Hanouna conta di accogliere anche gli altri candidati alle presidenziali, ma è innegabile che la scelta di Zemmour come primo invitato sia stata ben studiata dal gruppo Canal Plus. “Éric Zemmour e Cyril Hanouna, nel sistema Bolloré, sono le due facce della stessa medaglia. Testa o croce, il miliardario influenza la campagna”, scrive l’Obs, rievocando le informazioni del Monde secondo cui Zemmour e Bolloré si sentirebbero al telefono ogni giorno. All’inizio del prossimo anno, Hanouna lancerà un’altra trasmissione politica, intitolata “C’est dejà à vous de voter”, che spera di trasformare in una tappa obbligatoria della campagna elettorale di ogni candidato.

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