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L'Ue in ordine sparso sul Covid: si torna al dicembre 2020

David Carretta

Il Certificato Covid dell'Ue, inventato per garantire la libera circolazione e definito un grande successo, è stato rimesso in discussione dalle decisioni di Italia, Portogallo e Irlanda. Per la prima volta viene aggiunto il termine “vaccinazione” alla definizione del Certificato Covid dell'Ue

L'Unione europea è tornata al dicembre del 2020 sul Covid-19, con i singoli governi che abbandonano il coordinamento europeo, introducono misure unilaterali e chiudono le frontiere ai viaggiatori di altri paesi per far fronte alla pandemia. Lo scorso anno la chiusura disordinata dell'Ue era stata provocata dalla variante beta (quella che era stata soprannominata “inglese”). Quest'anno a provocare l'effetto domino è il combinato disposto delle varianti Delta e Omicron. L'argine dei vaccini, che nel corso del 2021 hanno permesso di affrontare con maggior tranquillità la quarta ondata, non regge più. Il Certificato Covid dell'Ue, inventato per garantire la libera circolazione e definito un grande successo, è stato rimesso in discussione dalle decisioni di Italia, Portogallo e Irlanda di introdurre l'obbligo di test per le persone completamente vaccinate o guarite. Nonostante le proteste di circa la metà dei capi di stato e di governo durante il Consiglio europeo, altri governi hanno annunciato l'intenzione di seguire la linea della chiusura ai viaggi intra-Ue. La Grecia imporrà il test a tutte le persone che arrivano da altri stati membri. La Finlandia potrebbe fare altrettanto.

Sulle politiche sanitarie l'Ue è tornata indietro al dicembre 2020

Durante la discussione sul Covid al Consiglio europeo, Draghi ha spiegato che in Italia ci sono stati già 135.000 morti e una caduta del Pil pari al 9 per cento. “La variante Omicron per ora è meno diffusa in Italia che in altri paesi. Occorre mantenere questo vantaggio a protezione del nostro sistema nazionale”, ha detto Draghi: “questa è la ragione alla base della decisione di far fare i test a chi entra in Italia. Il coordinamento Ue deve essere guidato dal principio di massima cautela”. Anche se Draghi non si è ritrovato completamente isolato, altri leader hanno criticato la decisione dell'Italia. “Non fare la differenza tra vaccinati e non vaccinati non credo sia una buona idea”, ha detto il premier lussemburghese, Xavier Bettel. Anche il primo ministro belga, Alexander De Croo, ha espresso preoccupazioni. Diversi leader hanno chiesto di “evitare misure unilaterali”. Altri hanno sottolineato che l'Italia invia il messaggio sbagliato alla popolazione, “dando l'impressione che non serva a nulla fare il vaccino”, ci ha spiegato una fonte dell'Ue.

Draghi si è opposto a rafforzare le conclusioni finali per insistere maggiormente sul coordinamento dell'Ue e l'allineamento delle regole nazionali su Certificato Covid, test e viaggi. Il testo finale dice tutto e il suo contrario: “Sono necessari continui sforzi di coordinamento per rispondere agli sviluppi sulla base delle migliori evidenze scientifiche disponibili, assicurando al contempo che qualsiasi restrizione sia basata su criteri oggettivi e non mini il funzionamento del mercato unico o danneggi in modo sproporzionato la libertà di movimento tra stati membri o i viaggi verso l'Ue”, dicono le conclusioni: “Il Consiglio europeo sottolinea l'importanza di un approccio coordinato sulla validità del certificato di vaccinazione Covid digitale dell'Ue”. Nei corridoi del Consiglio europeo viene sottolineato che quando si tratta dell'Italia il concetto di “solidarietà” cambia “a seconda delle situazioni”.

Aggiunto il termine "vaccinazione" alla certificazione Covid

L'unica novità da notare è che per la prima volta viene aggiunto il termine “vaccinazione” alla definizione del Certificato Covid dell'Ue. Finora si era evitato per evitare discriminazioni tra vaccinati e non vaccinati, permettendo di ottenerlo anche grazie ai test negativi. Se il Certificato dell'Ue sopravviverà, è quella la direzione verso cui potrebbe andare l'Ue. Ma solo quando sarà superata la prevedibile ondata Omicron. La Commissione intende modificare la durata del Certificato per portarla a nove mesi (sei mesi più tre per permettere di fare i richiami). Il 22 dicembre presenterà un atto delegato che modificherà le regole, ma solo a partire dal primo febbraio 2022.

Un'altra misura unilaterale è stata annunciata dalla Francia contro il Regno Unito. Esattamente come un anno fa, a pochi giorni dal Natale, il governo di Emmanuel Macron ha introdotto restrizioni particolarmente dure nei confronti del Regno Unito. Da sabato, per chi arriva da oltre Manica, i viaggi in Francia per turismo e lavoro sono vietati. Per entrare sul territorio francese serviranno un “motivo imperativo”, un test negativo di meno di 24 ore e una quarantena obbligatoria di 48 ore dopo il tampone. Il governo francese ha chiesto ai suoi cittadini di annullare i viaggi nel Regno Unito. Come lo scorso anno, nei palazzi di Bruxelles c'è chi sospetta che quella di Emmanuel Macron sia una rappresaglia nel conflitto sulle licenza di pesca con Boris Johnson. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha comunque proposto di introdurre l'obbligo di tampone per tutte le persone che entrano nell'Ue da un paese terzo.

Nel frattempo, nella corsa contro l'ondata Omicron, l'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha raccomandato l'autorizzazione di due nuovi farmaci per il trattamento del Covid-19, il Xevudy e il Kineret. La stessa Ema ha anche raccomandato modalità di utilizzo del medicinale Paxlovid di Pfizer nei paesi che lo ritengono opportuno, in attesa dell'approvazione ufficiale a livello di Ue. Sempre ieri, l'Ema ha annunciato una riunione straordinaria il 20 dicembre per decidere se autorizzare il vaccino di Novavax.

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