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I raid aerei israeliani bombardano i moli di Latakia in Siria, non era mai successo

Daniele Raineri

È un fatto insolito che sia stato preso di mira il porto risparmiato dalla guerra civile e centrale nel sistema di potere assadista. Quella che vediamo adesso è una fase anticipata di una guerra non ancora combattuta

Nella notte fra lunedì e martedì aerei israeliani hanno bombardato alcuni container nel porto siriano di Latakia, che affaccia sul Mediterraneo orientale. Non è un fatto eccezionale che aerei israeliani colpiscano bersagli in Siria, anzi, la frequenza di questi raid a partire da ottobre si è intensificata – senza che dal governo israeliano, come da prassi, arrivi alcuna conferma o commento. E’ invece un fatto insolito che gli aerei israeliani abbiano bombardato Latakia, porto centrale risparmiato dalla guerra civile e centrale nel sistema di potere assadista. Non era mai successo finora. Vicino a Latakia c’è la più grande base aerea russa nel medio oriente, quella di Hmeimim, e spesso navi da guerra russe attraccano ai moli del porto. Una settimana fa allo stesso molo che poi è stato bombardato era arrivata la nave iraniana Shar-e-kord, che a marzo era stata colpita da un’altra esplosione in navigazione vicino alla costa della Siria. A marzo l’esplosione a bordo della nave era stata letta da tutti come un episodio della guerra discreta in corso tra israeliani e iraniani.

  

Sei giorni fa – il giorno dopo l’arrivo della nave – alcuni aerei israeliani avevano interrotto all’ultimo minuto una missione sopra alla costa della Siria ed erano tornati indietro. Il raid tra lunedì e martedì potrebbe essere un secondo tentativo, questa volta andato a segno, di distruggere il carico. L’esperto militare Ron Ben-Yishai, che scrive per lo Yedioth Ahronot e di solito è bene informato, sostiene che sia stato distrutto un sistema di difesa contro i raid aerei. Il governo siriano ha invece pubblicato foto dei container colpiti che mostrano resti di pacchi di Nescafé e altri generi civili, ma il governo siriano non avrebbe alcun interesse a mostrare cosa succede davvero nel porto di Latakia. Alla fine di ottobre c’era stato un altro raid israeliano insolito, questa volta perché in pieno giorno, vicino a Latakia – il che aveva suggerito ci fosse una qualche urgenza di colpire il bersaglio. 

 

Questa campagna di bombardamenti da parte di Israele cominciata nel febbraio 2013 ha lo scopo di interrompere o perlomeno rendere molto difficile il traffico di armi sofisticate dall’Iran – soprattutto missili e sistemi di difesa aerea – verso la Siria e il Libano, in vista di una guerra contro Israele che prima o poi a detta degli esperti scoppierà. L’Iran vuole trasformare la Siria del presidente Bashar el Assad – che è debitore nei confronti dell’Iran per gli aiuti militari ricevuti durante la guerra civile e non si può opporre – in un avamposto del conflitto prossimo venturo.

 

In teoria, secondo la dottrina iraniana, se le milizie in Siria e Libano saranno in grado di lanciare centinaia di missili contro Israele allo stesso tempo allora riusciranno a saturare le difese antimissile israeliane, a bucarle e a colpire le città. Questa dottrina della saturazione richiede però molti missili e anche alcuni sistemi di difesa aerea per bloccare i prevedibili raid aerei israeliani per colpire le squadre che lanceranno i missili e i depositi. In breve: quella che vediamo adesso è una fase anticipata di una guerra non ancora combattuta, nella quale entrambe le parti tentano di avvantaggiarsi il più possibile. 

 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)