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Hamas accelera il ritmo degli attacchi "fai-da-te" contro i civili a Gerusalemme

Daniele Raineri

Attacchi agli israeliani in serie, i tempi per una crisi  sono maturi. L’ambizione di una rivolta

Ieri mattina una quattordicenne palestinese ha attaccato con un coltello una donna israeliana di 26 anni che stava accompagnando un figlio a scuola assieme a un altro figlio più piccolo in passeggino, nel quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme. La quattordicenne è stata arrestata poco dopo, la donna aggredita è stata dimessa dall’ospedale nel pomeriggio. Il gruppo armato Hamas ha dichiarato: “L’azione eroica a Sheikh Jarrah prova la grandezza del nostro popolo”. L’accoltellamento fa parte di una serie di attacchi a sorpresa contro i civili israeliani. Sabato 4 dicembre un palestinese aveva accoltellato e ferito un ebreo ortodosso a Gerusalemme ed era stato ucciso dalla polizia. Domenica 21 novembre un predicatore palestinese, Fadi Abu Shkaydam, aveva aperto il fuoco con una cosiddetta “Carlo”, una mitraglietta artigianale, tra i vicoli della città vecchia di Gerusalemme e aveva ucciso un ebreo. Hamas lo aveva riconosciuto come uno dei suoi leader.

 

Il giorno prima un diciottenne palestinese aveva accoltellato e ferito un ebreo di 67 anni a Jaffa ed era stato arrestato per terrorismo. Mercoledì 17 novembre un sedicenne palestinese, Omar Ibrahim Abu Asab, aveva accoltellato due poliziotti e due civili a Gerusalemme prima di essere ucciso. Hamas lo aveva definito “un nostro martire”. Nel mezzo di questa sequenza, lunedì 22 novembre, lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno di Israele, aveva annunciato l’arresto di cinquanta uomini di Hamas che erano sospettati di stare per compiere attacchi multipli contro i civili israeliani per creare il caos e provocare una sollevazione. Alcuni avrebbero dovuto appostarsi come cecchini e uccidere il maggior numero possibile di persone. Lo Shin Bet aveva sequestrato armi, denaro e materiale per fare quattro cinture esplosive. E a ottobre ci sono stati molti scontri fra palestinesi e polizia a Gerusalemme, di un’intensità che non si vedeva da tempo. L’idea che lega tutte queste notizie è che Hamas sta accelerando il ritmo delle operazioni ostili contro Israele, dopo la pausa seguita ai dieci giorni di conflitto disastroso nel maggio di quest’anno.

 

Il gruppo agisce per fasi: dopo i round di guerra che arrivano a intervalli di anni entra in una fase di sonno per ricostruire le risorse che ha perduto e poi riaccelera di nuovo. Questa accelerazione arriva molto prima del previsto. In parte è il gruppo stesso a spiegare in pubblico le motivazioni della pressione aggressiva. Lunedì 6 dicembre una sua fonte ha spiegato ad al Jazeera che il gruppo sta considerando una escalation contro Israele come rappresaglia per il blocco di Gaza ancora troppo stretto e per il rallentamento delle ricostruzione nella Striscia di Gaza (Israele controlla il passaggio del materiale edile. Due giorni fa un uomo di Hamas è morto nel crollo di un tunnel che stava costruendo per il gruppo).

 

Martedì 7 Hamas ha dichiarato: il conto alla rovescia di un nuovo scontro con Israele è cominciato. In parte ci sono delle ragioni che non può spiegare in pubblico: il gruppo sente che l’Autorità nazionale palestinese – quindi l’organizzazione rivale e maggioritaria fuori dalla Striscia di Gaza – è debole ed è detestata da settori ampi della popolazione. Anche le violenze urbane tra arabi e israeliani a maggio sono state un segnale che Hamas ha osservato con attenzione, i tempi sono maturi per una crisi. Hamas vuole aprire una fase di instabilità violenta.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)