In Germania è il giorno del governo Scholz. La diretta della cerimonia

Daniel Mosseri

A Berlino si insedia dopo 16 anni di Merkel il nuovo cancelliere, frutto della coalizione semaforo. Ecco i principali piani di riforme e i volti del nuovo esecutivo tedesco da tenere d'occhio

Una navetta fra il palazzo del Reichstag, la storica sede del Parlamento della Germania (Bundestag) nel cuore di Berlino, e Palazzo Bellevue, la dimora del presidente della Repubblica federale tedesca. Si apre così la giornata di Olaf Scholz, l’ex ministro delle Finanze di Angela Merkel da oggi nuovo cancelliere federale del partito socialdemocratico (Spd), alla guida di una maggioranza detta “semaforo” fra rossi (Spd), gialli (il partito Liberale) e i Verdi. La Legge fondamentale della Germania prevede che il cancelliere sia votato dalla maggioranza assoluta dei deputati, uno scoglio che non dovrebbe preoccupare Olaf Scholz, forte, numeri alla mano, di 416 voti su 736. Il voto di fiducia al cancelliere, e non al suo governo, avviene a scrutinio segreto e senza dibattito. Il nuovo capo del governo passa poi a Bellevue, dove giura assieme ai suoi ministri nelle mani del capo dello Stato. 

 

Con il via libera del Parlamento a Scholz si perfeziona quel processo negoziale iniziato un paio di settimane dopo le elezioni con cui lo scorso 26 settembre i tedeschi hanno rinnovato il Bundestag. Scholz diventa così il primo cancelliere a mettere insieme tre partiti eterogenei: due di sinistra come Spd e verdi e uno spiccatamente più conservatore come la Fdp. La maggioranza semaforo, la Ampel-Koalition in tedesco, ci ha messo due mesi a consolidarsi: un tempo che sembra lungo ma Angela Merkel ne impiegò molto di più dopo le elezioni del 2017, senza peraltro sperimentare nuove alchimie ma riproponendo la große Koalition fra conservatori e socialdemocratici che già aveva governato la Germania nella legislatura precedente. “Veloci” e riservati, altra novità, i partiti del semaforo sono stati attenti a non far circolare troppe notizie durante la fase negoziale. Poi l’annuncio lo scorso 24 novembre che c’era l’accordo per un patto di legislatura delineato in 177 pagine nero su bianco.

Da oggi si comincia, e le sfide per il nuovo governo sono tante. Sul breve periodo c’è da riportare la Germania fra i paesi testa di serie nella gestione della pandemia: compito che il governo affida all’epidemiologo targato Spd Karl Lauterbach. Sul medio periodo non c’è meno da fare. Il governo Scholz intende completare la svolta energetica avviata da Angela Merkel con la chiusura delle centrali nucleari nel 2011 ma mai completata. Il semaforo punta a uscire anche dal carbone e a rilanciare con forza le energie alterative chiamate a foraggiare l’industria tedesca e a sostenere la sfida della sostenibilità. Un’impresa titanica affidata al vicecancelliere e ministro dell’Economia e della Transizione energetica Robert Habeck e resa ancora più difficile dall’annunciata volontà di non alzare le tasse, così come richiesto dai Liberali chiamati con Christian Lindner a controllare il ministero delle Finanze ma anche a occuparsi del gap digitale che la Germania deve colmare per non restare indietro. Non ultima c’è poi la sfida della sicurezza, che Scholz ha delegato a tre donne con la verde Annalena Baerbock agli Esteri e le colleghe della Spd Nancy Faeser agli Interni e Christine Lambrecht alla Difesa. A loro l’impresa di mettere sotto controllo l’eversione neonazista e il radicalismo islamico, due fenomeni in netta ripresa in Germania. Sul fronte estero occorre mantenere coesa l’architettura europea messa a dura prova dagli smottamenti sovranisti dei vicini di casa di Visegrad mentre tutto l’occidente guarda con apprensione alla Russia di Vladimir Putin che ammassa carri armati sul confine con l’Ucraina. L’agenda del governo di Olaf Scholz appare da subito senza respiro.

 

Già sindaco di Amburgo, ministro del Lavoro e poi delle Finanze, Scholz è l’uomo che ha vinto le elezioni più strane della storia tedesca in cui lui, socialdemocratico tutto di un pezzo (benché “migliorista”) si è speso per rappresentare la continuità con la cancelliera democristiana più amata di sempre. Un compito in cui è stato aiutato dalla pallida performance dei suoi avversari Armin Laschet (Cdu) e Annalena Baerbock (Verdi). Freddo e competente, Scholz è uscito indenne dagli scandali finanziari Cum-Ex e Wirecard sui quali, hanno protestato in molti, da ministro delle Finanze avrebbe dovuto vigilare con più attenzione. Mettere le mani a rombo sul ventre in campagna elettorale imitando Angela Merkel è stata la migliore trovata pubblicitaria di sempre.

 

È il superministro per l’Economia, la transizione energetica, e il clima nonché vicecancelliere del governo semaforo, in cui i suoi Grünen sono il secondo partito più importante. Ministro classe 1969, poeta e autore di quattro libri, il co-presidente dei Verdi Robert Habeck ha ottenuto l’incarico più ambizioso e difficile: trasformare la Germania della siderurgia alimentata dal carbone e delle auto diesel in un paese del silicio, del solare e dell’eolico dove circolare sui treni e sulle auto, tutto a rigorosa trazione elettrica. Finché il suo operato non costerà posti di lavoro, Habeck avrà Scholz dalla sua parte. Il suo antagonista dentro al governo non è il cancelliere, ma il ministro delle Finanze Christian Lindner.

A 42 anni il leader del partito liberaldemocratico (Fdp) Christian Lindner si può ancora considera giovane. Eppure fra i vecchi volponi della politica tedesca Lindner non sfigura. Ha preso in mano un partito uscito nel 2013 sbriciolato dall’alleanza con Angela Merkel, lo ha riportato al Bundestag nel 2017 quando però ha sbagliato la mossa di restare fuori dal tentativo di coalizione Giamaica (Cdu-Verdi-Liberali) esperita dalla cancelliera. Oppure ha fatto benissimo risparmiando altri quattro anni di convivenza forzata al suo partito con la pericolosissima e molto ben navigata leader venuta dall’est. Paziente, quattro anni dopo (e cioè oggi) riporta la Fpd al governo, strappando il ministero più ambito dalle mani dei Verdi e promettendo, sfrontato, molto rigore proprio mentre si allea con due partiti di sinistra.

 

Di lui si ricorda una gelida stretta di mano con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in occasione di un banchetto di Stato offerto a Berlino nel 2018 dal presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. In quell’occasione lo storico leader dei Verdi, Cem Özdemir, nato nel Baden-Württemberg da genitori turchi, rivolse qualche breve parola (di critica) al sultano che lo ignorò palesemente. Eletto nel 1994, Özdemir fu il primo deputato “turco” a entrare al Bundestag. Olaf Scholz gli ha assegnato l’Agricoltura. Il dicastero forse più strettamente legato a produzioni made in Germany – dal grano all’orzo, dalle patate alle barbabietole da zucchero senza dimenticare gli allevamenti di animali– ha in Özdemir la prima guida di origine straniera.

  

Nata e cresciuta all’est – è di Potsdam, la Versailles tedesca, oggi capitale del Brandeburgo – Klara Geywitz è uno dei pochi ministri “ossi”, ovvero originari dell’ex Germania est, in un gabinetto Scholz molto ancorato all’ovest. A lei, madre di tre figli, credente protestante e fra le fondatrici della Spd nell’est post-Muro, il cancelliere ha assegnato un ministero nuovo: l’Edilizia. L’obiettivo faraonico del dicastero è favorire la creazione di 400 mila nuove unità abitative (100 mila a spese del governo) per raffreddare il caro-casa ma anche per dare un tetto a centinaia di migliaia di lavoratori stranieri qualificati che la Germania spera di attirare nei prossimi anni. Assieme all’unico riconfermato, il ministro del Lavoro Hubertus Heil, Geywitz lavorerà perché il governo semaforo non perda di vista gli obiettivi welfare della Spd.

  

Fra i colpi messi a segno da Scholz c’è stato indicare Karl Lauterbach quale nuovo titolare della Salute. Docente di Farmaeconomia ed Epidemiologia clinica all’Università di Colonia, Lauterbach è uno scienziato di rango internazionale prestato alla Spd ormai dal 2005. Ma soprattutto è un volto notissimo ai tedeschi per la sua costante presenza in tv dove ha interpretato per due anni la parte di Cassandra: il coronavirus è pericoloso; prudenza, mascherina e vaccini non sono mai abbastanza. Scholz deve usare Lauterbach come un medicinale: con cautela. La sua popolarità da star e i suoi modi da scienziato ne fanno un battitore libero, potenzialmente fuori controllo.

  

La nuova ministra degli Esteri e copresidente dei Verdi Annalena Baerbock parte con due record in tasca: è la più giovane guida che la diplomazia tedesca abbia mai avuto ed è anche la prima donna a guidare quel ministero. Due biglietti da visita che la 41enne Baerbock dovrà mettere a frutto. Preparata in teoria, la co-leader dei Verdi ha sempre lavorato dietro le quinte: manca perciò di esperienza diretta che dovrà accumulare mentre guida un treno in corsa, rappresentando cioè gli interessi geostrategici e commerciali della quarta economia del mondo. Attenta ai diritti umani e allergica a dittature e demokrature, Baerbock dovrà sviluppare un coté pragmatico soprattutto nei rapporti con partner commerciali importanti per la Germania come Cina, Russia e Turchia.

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