A Varsavia, alla ricerca della vera destra europa

Micol Flammini

La riunione da osservare nella capitale polacca per capire cos'è il conservatorismo in Unione europea non è quella dei sovranisti, ma quella tra Tusk e Márki-Zay. Un vertice e un controvertice

Roma. E’ stata una settimana complessa per Varsavia. La capitale polacca ha ospitato un vertice molto vistoso delle destre sovraniste europee che pretendono di  incarnare il conservatorismo in Ue, che si concluderà oggi. E un controvertice, meno chiacchierato, organizzato da chi  vuole essere un’alternativa al sovranismo. Se i primi stanno dimostrando di non saper stare insieme, i secondi  fanno  progetti di convivenza produttiva. 


Il vertice di Varsavia organizzato dal leader del partito polacco PiS, Jaroslaw Kaczynski, da atto fondativo di un’unione di tutte le destre sovraniste, si è trasformato in una riunione tra conoscenti. L’idea di creare un gruppo unico per influire sulle nomine di metà mandato dentro alle istituzioni europee è sempre più lontana. Viktor Orbán continua a ripetere che l’obiettivo è vicino, Marine Le Pen gli fa eco, ma i membri del partito dei Conservatori e riformisti (Ecr) rimangono asserragliati dentro al loro gruppo. Guardano con diffidenza la creazione di un’internazionale sovranista, aspettano certezze, si lasciano stuzzicare dall’idea di un’unione, ma al momento dei fatti rispondono: conosciamoci meglio. A frenare sono soprattutto i polacchi. Gli spagnoli di Vox anche dimostrano scarso interesse, poi ci sono le faide tra gli italiani, da una parte Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni (Ecr) e dall’altra la Lega di Matteo Salvini che fa parte di Identità e democrazia. A bloccare l’unione delle destre estreme sono tre questioni: le amicizie o le inimicizie internazionali, la simpatia dei membri di Identità e democrazia e di Orbán per la Russia non piace per niente ai polacchi.  A dividerli c’è anche l’immigrazione: gli italiani vorrebbero che gli altri paesi europei fossero solidali, Ungheria e Polonia non hanno alcuna intenzione di aiutare gli italiani con i migranti. Infine c’è la competizione nazionale: Lega e Fratelli d’Italia non vogliono stare insieme e così la pensano anche gli olandesi di Forum per la democrazia e di Risposta corretta. L’incontro di Varsavia sarà dimesso, c’è da aspettarsi discorsi sui valori europei, sulla famiglia, sulla cristianità, tutto con il solito ritornello: gli altri si sono persi, noi incarniamo i veri valori europei, noi siamo la vera destra conservatrice d’Europa. Orbán sostiene che i popolari ormai sono troppo a sinistra e adesso che il Partito popolare europeo ha perso le sue due figure di riferimento, Angela Merkel e Sebastian Kurz, sembra ancora più facile trovare spazi politici da riempire.  

 

Al controvertice di Varsavia invece si sono incontrati Péter Márki-Zay,  il leader dell’opposizione ungherese che sta mettendo in difficoltà Orbán, Donald Tusk, l’ex presidente del Consiglio europeo che è tornato alla politica polacca per aiutare il suo partito, il Po, a battere il PiS, e Szymon Holownia, ex presentatore televisivo che ha fondato un partito di centrodestra, liberale, chiamato Polska 2050. Márki-Zay è un conservatore che però in Ungheria si trova a capo di tutte le opposizioni, inclusi i partiti di sinistra, e la sua candidatura ha reso non più scontato il risultato delle elezioni del prossimo anno. E’ un conservatore, ha sette figli, è cattolico, è europeista. Tusk ha un profilo simile, il suo partito siede tra i popolari al Parlamento europeo e vorrebbe che al prossimo voto in Polonia tutte le opposizioni si unissero  per battere il PiS. Insieme i due leader hanno parlato del senso di essere europei e cosa vuol dire fare opposizione in un paese in cui il partito di maggioranza opera al di fuori delle regole democratiche. In Ungheria, Orbán accusa Márki-Zay di essere un prodotto della sinistra, gli uomini del premier raccontano che ci sono legami strettissimi tra l’opposizione e i servizi segreti stranieri. In Polonia, Kaczynski ha accusato l’opposizione di essere nazista. Il tentativo di screditare i rivali è costante. 

 

 

Per Márki-Zay l’incontro a Varsavia è servito a sottolineare quanto, nonostante  sia alleato con la sinistra, in realtà lui  cerchi di creare dei ponti con le altre destre europee, quelle conservatrici ma che credono nei valori europei, che non tentano di imporre derive illiberali ai loro paesi e che credono nella democrazia. Márki-Zay, che chiama Orbán il cavallo di Troia in Europa di Putin, ha invitato i polacchi all’unità, a cercare legami comuni con tutti i partiti che non stanno con Kaczynski perché è un obiettivo che serve alla nazione e anche all’Europa. Tusk ha concordato su tutto, è tornato per questo in Polonia, per far capire che la destra c’è ancora, ha le sue battaglie, i suoi valori e confonderli con quelli dei sovranisti è un abbaglio. 

 

A Varsavia si sono sfiorate due idee di destra, una che fa molto rumore, l’altra che costruisce in silenzio. Ma una cosa è venuta fuori subito: se i sovranisti del compromesso non sanno cosa farsene, a Varsavia al loro controvertice, Márki-Zay, Tusk e Holownia hanno elogiato la capacità di unirsi, di fare alleanze, di superare le differenze per obiettivi più grandi: ridare vigore al conservatorismo europeo. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.