Editoriali

Il prezzo dei governi populisti

Redazione

Bruxelles rimanda i Recovery di Ungheria e Polonia. Servono rassicurazioni

I governi di Ungheria e Polonia rischiano di dover aspettare ancora diverse settimane prima di poter ottenere i fondi del Recovery fund. La Commissione europea ha lasciato passare la scadenza di fine settembre, senza dare il via libera ai piani di ripresa e resilienza ungherese e polacco. Sia Varsavia sia Budapest non rispettano le condizioni sullo stato di diritto, l’indipendenza della giustizia e la lotta alla corruzione. Alla Polonia viene chiesto innanzitutto di decidere se intende rispettare la primazia del diritto dell’Ue – comprese le sentenze della Corte europea di giustizia – e poi di garantire l’indipendenza della giustizia. L’Ungheria non vuole sottostare alle raccomandazioni di Bruxelles sui meccanismi di controllo sull’uso dei fondi, gli appalti pubblici e la nomina di più procuratori.

 

La Commissione ha cercato di trovare un compromesso, avanzando l’idea di una sorta di via libera condizionato: sbloccare il 13 per cento di prefinanziamento subito, ma legare i successivi esborsi alla realizzazione di riforme sullo stato di diritto. Budapest e Varsavia non hanno accettato. Il governo di Viktor Orbán accusa la Commissione di sequestrare i fondi che gli spettano in un complotto con la sinistra sulla causa lgbt. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, era più aperto a concessioni, ma deve fare i conti con un alleato, il ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro, che minaccia di far cadere il governo se cederà alle pressioni dell’Ue. Orbán ha le  elezioni nel 2022, Morawiecki nel 2023. La priorità della Commissione deve essere di evitare che i 7,2 miliardi del Recovery fund destinati all’Ungheria e i 36 miliardi alla Polonia servano ad alimentare le clientele elettorali e ad accelerare la deriva illiberale. Quattro regioni in Polonia hanno rinnegato la decisione di diventare “Lgbt free zone”, per la minaccia di vedersi tagliare i fondi dall’Ue. E’ la migliore prova che per populisti e nazionalisti il denaro conta molto più dei loro presunti valori.

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