in nicaragua

Chiunque è sulla lista nera di Ortega

Maurizio Stefanini

Tra gli undici candidati alle elezioni in Nicaragua ne sono stati arrestati sette. Perseguitati anche gli attivisti per i diritti umani e la stampa: Daniel Ortega, per questa sua ottava candidatura, sta facendo in modo di correre da solo

Di undici candidati scesi in campo in Nicaragua contro Daniel Ortega, alle elezioni del prossimo 7 novembre, sette sono stati arrestati. Tra di loro Cristiana Chamorro Barrios: figlia di quella Violeta Chamorro che nel 1990 era riuscita a sconfiggere lo stesso Ortega e di quel Pedro Joaquín Chamorro che come direttore e editore del quotidiano La Prensa era considerato il più autorevole oppositore del dittatore Somoza, e il cui omicidio da parte di agenti del regime il 10 gennaio 1978 innescò la fase finale di quella rivoluzione sandinista per cui Daniel Ortega divenne capo dello stato. Era lei la favorita. Sono finiti dentro anche suo cugino Juan Sebastián Chamorro, e poi Arturo Cruz Jr, Medardo Mairena, Félix Madariaga, Miguel Mora e Noel Vidaurre. Luis Fley ha trovato allora più igienico espatriare; Milton Arcia si è ritirato per protesta; a Óscar Sobalvarro hanno arrestato la candidata alla vicepresidenza, la ex Miss Berenice Quezada, con conseguente sospensione della candidatura; resta in teoria in campo il solo George Henriquez, che come esponente di una etnia nera anglofona è candidato minoritario per definizione.

Ma non quello di candidato alla presidenza nel Nicaragua di Daniel Ortega è un mestiere pericoloso. La vignetta di un detenuto che grida in cella “voglio parlare col mio avvocato” e sente gridare dalla cella vicina “sto qua!” corrisponde ad esempio all’attuale situazione di María Oviedo, difensore di Medardo Mairena, o di Roger Reyes, difensore di Félix Maradiaga. Ovviamente sono perseguitati gli attivisti per i diritti umani in genere. È perseguitata la stampa: La Prensa è stata lasciata senza carta e poi il 13 agosto la sede è stata occupata dalla polizia, mentre il gerente generale Juan Lorenzo Holmann finiva dentro. Dei due fratelli di Cristiana Chamorro, Pedro Joaquín è tra i quattro giornalisti che negli ultimi tre mesi sono stati arrestati; Carlos Fernando è tra i 45 giornalisti che nello stesso periodo per non fare la stessa fine si sono riparati all’estero. Così in questo momento in Nicaragua non c’è più nessun giornale cartaceo.

Una delle ragioni per cui i giornalisti sono colpiti è perché “fanno terrorismo comunicazionale col tema del Covid”, come spiega la vicepresidente, portavoce del regime e moglie di Ortega, Rosario Murillo. Una Lady Macbeth del Nicaragua che lasciò stuprare per anni la figlia dal patrigno, e quando poi lei lo denunciò si schierò col marito. Carlos Quant, il più noto infettivologo del Paese, fu licenziato per aver rivelato che solo nel suo ospedale erano morti di Covid quattro medici e un optometrista in un solo giorno, in un momento in cui il governo ammetteva per tutto il paese appena 55 decessi. Adesso riconosce 11.916 casi e 200 decessi, ma la ong Observatorio Ciudadano Covid-19 dice che sarebbero almeno 22.086 infezioni e 4.002 decessi. Ha dunque chiesto urgentemente alla popolazione di avviare una quarantena volontaria. “A 17 mesi dall'inizio della pandemia di coronavirus in Nicaragua, è stata evidenziata la mancanza di volontà delle autorità nazionali e sanitarie di adottare le misure necessarie per preservare la salute e la vita della popolazione nicaraguense, motivo per cui è urgente che la popolazione civile organizzi e disponga di cure collettive e autogestite”.

Il governo nicaraguense sostiene di aver gestito con successo la pandemia attraverso il cosiddetto “modello sanitario comunitario” e si è rifiutato di effettuare quarantene o chiusure di attività commerciali. Anzi, ha avviato una campagna per rilanciare il turismo nazionale dal 14 al 17 settembre con l’esentare i fornitori di servizi di alloggio, cibo e bevande dal pagamento delle tasse durante le festività nazionali: proprio mentre la Chiesa cattolica cancellava le feste patronali e limitava la frequentazione dei templi, dopo aver denunciato la morte di 15 sacerdoti, 14 dei quali con sintomi legati al coronavirus, in diverse diocesi della provincia ecclesiastica.

Pericoloso anche avere crediti di gratitudine con Ortega. Il 13 giugno è finito dentro Hugo Torres; leggendario capo guerrigliero sandinista che a 26 anni il 27 dicembre 1974 rischiò la vita nella avventurosa azione che permise all’allora 29enne Daniel Ortega di tornare in libertà dopo sette anni di detenzione. Quattro anni dopo, il 22 agosto 1978 sempre Torres era alla testa della Operación Chanchera, quando 25 guerriglieri presero in ostaggio tutto il parlamento del regime. Oltre a un riscatto in denaro e alla liberazione di altri detenuti ottennero simbolicamente di far fare un discorso alla 22enne Dora María Téllez, “Comandante Due”. Anche lei è stata arrestata il 13 giugno. Secondo Human Rights Watch, 108.000 nicaraguensi sono fuggiti dalla repressione e sono almeno 124 i detenuti politici.

Rieletto democraticamente nel 2006 e confermato nel 2011, già nel 2016 Ortega si era fatto rieleggere in un contesto di pesante manipolazione, e per questa sua ottava candidatura sta facendo in modo di correre da solo. La cosa sta inquietando anche leader della sinistra latino-americana, in genere piuttosto acquiescenti verso ciò che accade ad esempio a Cuba o in Venezuela. Josè "Pepe" Mujica ha firmato un appello contro di lui, Lula ha osservato che “se un governante inizia a credersi imprescindibile sorge un poco di dittatura in quel paese” e il presidente argentino Fernández ha richiamato l’ambasciatore.

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