negli stati uniti

I suprematisti bianchi tifano per i talebani

Luciana Grosso

In America c'è chi si esalta per la fuga americana e l'arrivo dei fanatici. Sembra un controsenso, ma tutto si tiene: la ritirata degli Stati Uniti per loro è la prova del fallimento del sistema liberale. Le preoccupazioni delle autorità

Non finisce mai di schiudersi la matrioska di assurdità, paradossi e contraddizioni della fine della guerra americana in Afghanistan. L’ultima, in ordine di tempo arriva dalla destra dei suprematisti bianchi americani, la stessa che, in linea di massima, nel 2001, appoggiava il presidente George W. Bush e la sua guerra al Terrore, e che aveva dato a quest’ultima una sfumatura decisamente anti islamica. Oggi, però, vent’anni dopo, tutto è cambiato e tutte le logiche, le appartenenze, il filo logico tra i pensieri sono saltati. Nel mondo e nella destra americana. 

George W.Bush è un pensionato su posizioni moderate e i talebani sono diventati una specie di faro per la destra bianca e razzista americana. Per comprendere come sia stato possibile, occorre seguire il filo contorto dei pensieri di chi crede nella supremazia bianca e religiosa. La questione è così: i Talebani hanno la grande virtù di non piacere per nulla ai liberal e dell'intellighenzia dei giornali e delle città, cosa che già da sé li rende simpatici all’Alt-Right.  Poi per quanto paradossale possa sembrare, i Talebani, agli occhi di suprematisti e razzisti, hanno il grande merito di aver dimostrato che l’America si può sconfiggere. E pazienza se non ha alcun senso logico che dei supernazionalisti facciano il tifo per la sconfitta del loro paese. Tant’è. La ritirata dell’America, agli occhi dei ‘patrioti’ americani, appare come la prova della sconfitta del sistema liberale e secolare che tanto detestano.

Ma non è tutto: la vittoria talebana ha galvanizzato l’alt-right americana perché, in questa fase- fra qualche settimana chissà- lo scopo del gioco della destra razzista, dei superstiti di QAnon, dei trumpiani duri e puri, è quello di arrivare a una guerra civile americana, che sconfigga quello che chiamano deep state (e che il resto del mondo chiama governo) e realizzi, negli Stati Uniti, uno stato totalitario, confessionale e monorazziale bianco. Cnn scrive che “I neonazisti e gli acceleratori violenti sperano di provocare quella che vedono come un'inevitabile guerra razziale, che porterebbe a uno stato per soli bianchi  in Nord America e in Europa e per questo stanno elogiando i talebani per il loro antisemitismo, omofobia e gravi restrizioni alla libertà delle donne”. 

Un mix perfetto e tossico, sul quale soffiano le voci più ascoltate di quel che resta dell’universo filotrumpiano, come quella dell’influencer di destra Nick Fuentes, che ha scritto sul suo canale Telegram che  "I talebani sono una forza religiosa e conservatrice, gli Stati Uniti sono senza Dio e liberali”; o come quella di Tucker Carlson, uno dei volti più noti di Fox News,  che sostiene che i Talebani avrebbero molto da insegnare agli americani di oggi, specie per quel che riguarda i rapporti tra i sessi, perché  “Non odiano la propria mascolinità, non pensano che sia tossica. A loro piace il patriarcato"

Un quadro di cui è difficile comprendere il senso, ma non non trovarlo, visto che a conti fatti è lo stesso dell’assalto al Campidoglio e di buona parte del trumpismo complottista e razzista: la demolizione dell’America per come la conosciamo. E un quadro che non è da sottovalutare. Sia perché come scrive New York Times “Se c'è una lezione della recente storia americana, è che non esiste qualcosa di troppo ridicolo per non essere pericoloso”. Sia perché a soffiare sul fuoco degli animi più furenti della destra americana, quella che invidia i talebani all’Afghanistan, ora arriverà anche il razzismo verso le decine di migliaia di afghani portati negli USA negli ultimi giorni contro i quali si potrebbe scatenare non solo la ferocia razzista, ma anche la rabbia di chi crede sia in atto un processo di sostituzione etnica. Non è vero, certo, ma a chi importa?

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