Una piantagione di papaveri nella provincia dello Shinwar, in una foto d'archivio (Ansa)

I Numeri

L'oppio dell'Afghanistan

Ruggiero Montenegro

La piantagione di papaveri, in crescita, rappresenta una delle fonti economiche principali per il paese. Nonostante i tentativi degli Usa di sradicare il business della droga e le dichiarazioni del nuovo regime talebano, che ha annunciato una presunta svolta

“L’Afghanistan non sarà più un centro per la coltivazione del papavero da oppio o per il business della droga”. Con queste parole Zabihullah Mujahid, uno dei portavoce talebani, ha annunciato pochi giorni fa, nella prima conferenza stampa dopo la presa di Kabul, la presunta svolta sulle sostanze stupefacenti. Un mercato di cui il paese mediorientale è protagonista a livello mondiale e che per gli stessi integralisti ha da sempre rappresentato una cospicua fonte di guadagno, come ricostruito dall’Unodc, l’ufficio delle Nazioni unite dedicato a droga e crimine.

 

224.000

Gli ettari destinati alla coltivazione dei papaveri da oppio in Afghanistan nel 2020, un dato cresciuto del 37 per cento rispetto all’anno precedente quando se ne contavano 163.000. Inoltre su 34 province, sono solo 12 quelle in cui non si contano piantagioni da oppio. Considerata la difficoltà di operare sul campo, si tratta di stime ottenute  attraverso droni e grazie all'analisi di immagini satellitari.

58 per cento

In base a un sondaggio condotto dalle Nazioni Unite nel 2019 nella zona sud-ovest dell’Afghanistan, è la percentuale delle tasse imposte agli agricoltori sulla coltivazione di papaveri che finiva nelle casse dei talebani. La quota restante si divideva tra potentati locali (15 per cento), fazioni antigovernative (10), forze di polizia (9) e altri (8).

1,2 miliardi

Nella stima più cauta, che può arrivare a 2,1 miliardi di dollari secondo i calcoli meno stringenti, è il reddito lordo generato in Afghanistan nel 2019 dalle attività di produzione e vendita, interna e all’estero, dell’oppio. Come spiega Unodc, si tratta di cifre che valevano due anni fa “tra il 7 e l’11 per cento del pil del paese”.

81 per cento

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, è la percentuale di oppio secco prodotto in Afghanistan, che è di gran lunga il principale esportatore in tutto il mondo. Seguono il Messico (con il 6 per cento) e il Myanmar (5 per cento).

8,6 miliardi

Sono le risorse investite dagli Stati Uniti per combattere la produzione e il traffico di droga in Afghanistan in 15 anni, tra il 2002 e il 2017, secondo un report del Sigar – Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction – che riferisce direttamente al Congresso americano.

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