Parigi come Roma. Il problema dei trasporti ai tempi del virus (di nuovo)

Mauro Zanon

Treni e green pass, metropolitane e distanziamento. L'esempio francese mette in luce il nodo, ancora irrisolto, della mobilità

Parigi. “Per prendere un Tgv ci vuole il pass sanitario, per prendere un Rer (treni dell’Île-de-France, la regione parigina, ndr) o il metrò no. È furbo questo virus…”. E ancora: “Un esempio di assurdità: per un viaggio Marsiglia-Nizza bisognerà presentare il passaporto sanitario se lo fate a bordo di un Tgv che va alla velocità di un Ter (treni regionali e interregionali, ndr), ma se lo fate in Ter non serve. State seguendo?”. Jean Quatremer, storico corrispondente di Libération a Bruxelles e grande viaggiatore sull’asse Francia-Belgio, è uno dei più attivi in questi giorni nel segnalare le contraddizioni del pass sanitaire francese, in particolare in materia di trasporti, visto che nel metrò parigino, nei bus e nei treni regionali Rer, dove il distanziamento non viene per niente rispettato e si è tutti accalcati, non è necessario essere muniti del prezioso passaporto, mentre è obbligatorio per i viaggi in Tgv, in Thalys, in Eurostar, dove quantomeno il distanziamento è garantito dai posti assegnati e non ci sono persone in piedi, incollate l’una all’altra.

   

Quatremer non è l’unico, va da sé, a puntare il dito contro le incoerenze dell’applicazione del pass francese. Che sono evidenti. Perché se c’è un luogo dove sarebbe veramente necessario per scongiurare al minimo i rischi di contagio quel luogo è proprio il metrò, per il flusso e la concentrazione di persone che ogni giorno prendono d’assalto le 14 linee della Ratp (Régie autonome des transports parisiens) per andare al lavoro, al museo, al cinema o al ristorante situato dall’altra parte della città.

A gennaio, l’Académie de médecine aveva consigliato ai viaggiatori di “restare in silenzio” nel metrò visto che il distanziamento fisico non può essere rispettato ed è impossibile far rispettare una capienza al 50 o al 70 per cento come alcuni avevano evocato. La Ratp, dal canto suo, assicura che metrò, bus, tram e treni regionali, ma anche le stazioni, vengono puliti e sanificati quotidianamente con prodotti disinfettanti nebulizzati. In tutto sono 1.800, rispetto alle 1.300 in tempi normali, le persone coinvolte nella sanificazione della giungla urbana parigina.

Per ora non c’è nessun piano dettagliato del comune e della regione per potenziare l’offerta di trasporti ed evitare così il sovraffollamento. Ma forse la soluzione migliore è quella di estendere il pass sanitario anche ai trasporti locali.

 

Per approfondire sul tema dei trasporti in Italia

Il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini parla poco con il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi (e viceversa). Rischiano di non riuscire a tenere testa alle regioni, ai sindaci, ai partiti. Sono ministri vulnerabili: per molto meno, le due ex ministre che li precedevano hanno sopportato una campagna mediatica durissima. Sui trasporti locali Paola De Micheli aveva dato mandato ai prefetti di pianificare orari e spostamenti. Hanno fatto un buon lavoro ma precedeva la campagna vaccinale, prevedeva la Dad. Oggi si punta, e si deve, al ritorno a scuola in presenza. Qual è il piano di Giovannini?

   

I carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità, impegnati in una serie di controlli anti-Covid, hanno eseguito 756 tamponi di superficie su mezzi di trasporto e stazioni e hanno rilevato 32 casi di positività per la presenza di materiale genetico riconducibile a Saras-Cov-2, il virus responsabile della malattia Covid-19. Ma che cosa significa questo, a livello di rischi? Ne abbiamo parlato con il prof. Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica ed Epidemiologia alla Statale di Milano.

 

Per ridurre il rischio non basta la mascherina, serve ripensare la mobilità delle persone. L'affollamento sui mezzi pubblici era prevedibile, ma non si è agito. Suggerimenti (sulla domanda e sull’offerta) per limitare l’affollamento

   

I pendolari che prima della pandemia prendevano i mezzi pubblici erano 3 milioni ogni giorno e a giudicare dalla folla sugli autobus oggi sono ancora troppi. Se la scuola non è in discussione allora è caso di ripensare al lavoro agile.

   

Da Roma a Milano via Napoli: dall’inferno al paradiso, o quasi. Modelli e chiacchiere di mobilità urbana

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