Le regine e i nativi
In Canada sono state abbattute le statue di Vittoria ed Elisabetta II
Prime Nazioni, Métis e Inuit, i grandi raggruppamenti degli indigeni locali hanno protestato dopo il ritrovamento di quasi 1.000 tombe senza nome in una zona dove oltre 150 mila indiani furono deportati tra il XIX secolo e gli anni 70
Durante il Canada Day sono state abbattute una statua della Regina Vittoria e una della Regina Elisabetta II. La festa celebra l’anniversario della legge che il primo luglio 1867 creò il Dominion del Canada, ma quest’anno è stato oscurato dal giorno di protesta delle Prime Nazioni, Métis e Inuit: i tre grandi raggruppamenti degli indigeni locali, divisi da molte sfumature culturali ma uniti dalla rabbia per la scoperta di quasi 1.000 tombe senza nome trovate nelle vicinanze del Canadian Indian residential school system. Tra il XIX secolo e gli anni 70 oltre 150.000 dei loro figli furono portati presso questa rete di collegi dopo essere stati tolti alla famiglie per essere educati alla cultura occidentale.
Lo scorso 27 maggio è stato annunciato il ritrovamento dei resti di 215 bambini in una fossa comune in British Columbia, presso una Kamloops Indian Residential School frequentata dall’etnia Tk'emlúps te Secwépemc. Era stata la stessa etnia a individuare i corpi nel corso del week-end precedente, per mezzo di un georadar. “Le morti di questi bambini non sono mai state documentate”, ha denunciato la presidente della comunità indigena, Rosanne Casimir. Sempre con tecnologie del genere, altri 751 corpi sono stati trovati da membri della Cowessess First Nation il 31 maggio nei giardini attorno alla Marieval Indian Residential School, nel Saskatchewan. In questo caso non era di una fossa comune, ma le “Prime Nazioni” parlano comunque di “scena del crimine”, dal momento che per la legge canadese la distruzione di lapidi è un reato.
In realtà, c’è la possibilità che in quest’ultimo caso le lapidi originariamente ci fossero, nella forma di croci di legno distrutte dal tempo. È pure altamente probabile che gran parte delle morti siano state causate da malattie come influenza, parotite, morbillo, varicella o tubercolosi. Le scuole appartenevano alla Chiesa Cattolica: come i tre quarti di queste istituzioni. Solo una minoranza era gestita da denominazioni protestanti, anche se il sistema era stato creato dal metodista Egerton Ryerson. Prima che la rabbia si manifestasse contro le sovrane, in effetti, quattro chiese cattoliche sono state date alle fiamme e un’altra decina è stata vandalizzata.
Per chi conosce questa storia, la vicenda presenta alcuni aspetti paradossali. Da una parte, infatti, Ryerson era stato ai suoi tempi un filantropo, che aveva lottato per dare un’educazione gratuita di base a tutti i canadesi a prescindere da sesso e etnia. Insomma, l’intenzione era stata buona, anche se l’esecuzione portò a abusi gravissimi: come ha riconosciuto una commissione istituita dal governo canadese che nel 2015 ha parlato di “genocidio culturale”, contabilizzando sicuramente 4.100 vittime. Ma stime prudenziali le fanno salire ad almeno 10.000.
Dall’altra, in un paese protestante come il Canada gli indiani avevano scelto in massa le istituzioni cattoliche proprio perché le ritenevano più inclusive verso la loro cultura: come d’altronde era successo negli Stati Uniti. Ma tutto il Canada per gli Indiani degli Stati Uniti fu terra di rifugio durante le guerre del West, e anche gli uccisori di Custer dopo il Little Big Horn chiesero asilo alla “Grande Nonna”, come chiamavano la Regina Vittoria oggi abbattuta come “imperialista”. Da Vittoria fu ricevuto a Londra assieme a altri indiani del Circo di Buffalo Bill anche Alce Nero: lo sciamano lakota che dopo aver combattuto al Little Big Horn e a Wounded Knee sarebbe divenuto catechista cattolico, ed è oggi in via di beatificazione.
Evidentemente, molte cose sono da allora passate. “Come vescovo, mi unisco ad altri vescovi e leader religiosi in Canada, per esprimere le mie scuse. Come Chiesa abbiamo fallito”, ha detto in un video-messaggio l’arcivescovo di Ottawa-Cornwall, mentre lo stesso Papa Francesco fa sapere di voler ricevere delegazioni degli indigeni canadesi. Santa Sede e regine britanniche a parte la cosa rimbalza a livello internazionale perché un’inchiesta sulle istituzioni analoghe esistite negli Stati Uniti ed è stata disposta dal Segretario all’Interno Deb Haaland, a sua volta indiana. Mentre al Consiglio dei diritti umani dell’Onu a Ottawa che denunciava la situazione di Xinjiang e a Hong Kong Pechino ha avuto gioco facile a rispondere chiedendo un’indagine sui nativi canadesi. Ammette il premier Trudeau: “Bisogna riflettere sulle ingiustizie storiche e in corso che le popolazioni indigene devono affrontare”.
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