Lapid inaugura l'ambasciata d'Israele negli Emirati

Micol Flammini

E' un momento storico per le due nazioni dopo gli Accordi di Abramo e il ministro degli Esteri ha ringraziato Netanyahu e Trump. “Siamo qui per restare”, ha detto rivolto ai paesi arabi, "Parlate con noi"

Roma. Era agosto dello scorso anno quando con un tweet Donald Trump annunciava una “grande svolta”, un “accordo storico” tra Israele e gli Emirati arabi uniti. E ieri per la prima volta un diplomatico israeliano di alto livello ha visitato lo stato del Golfo. Yair Lapid, ministro degli Esteri di Gerusalemme, è  andato a incontrare il suo omologo Abdullah bin Zayed al Nahyan con il quale ha firmato nuovi accordi commerciali e a inaugurare l’ambasciata israeliana ad Abu Dhabi. Il viaggio ha un grande valore simbolico, è stato più volte rimandato, a causa della pandemia e del ciclo continuo di elezioni israeliane. Ma anche concreto: è il segno del fatto che l’impegno preso con la firma degli Accordi di Abramo, che sancivano la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele, Emirati e Bahrein, va avanti, ed  visto da tutti come un’opportunità.  All’inaugurazione della nuova ambasciata, Lapid ha detto: “Siamo qui oggi perché abbiamo scelto la pace invece della guerra, la cooperazione invece dei dissidi, il bene per i nostri figli invece dei cattivi ricordi del passato”. Ha tagliato il nastro all’ingresso della nuova ambasciata, ha sistemato la mezuzah alla porta e ha detto: “Non andremo da nessuna parte, il medio oriente è casa nostra, siamo qui per restare. Chiediamo agli altri stati della regione di riconoscere questo fatto e di parlare con noi”. Quando lo scorso anno, a settembre, l’ex presidente americano Donald Trump ha firmato gli Accordi di Abramo assieme ai ministri degli Esteri degli Emirati, del Bahrein e all’ex primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in tanti hanno pensato a una sceneggiata, tra questi paesi non c’era la guerra, anzi relazioni cordiali, nuovi accordi sembravano solo una facciata. Invece sono  un cambio di paradigma, volto a trasformare il medio oriente. Ieri, mentre Lapid era ad Abu Dhabi è anche stato comunicato il nome del primo ambasciatore del Bahrain in Israele: Khaled Yousef al Jalahmah. 

Il viaggio è stato voluto fortemente da Lapid, ed è tra le cose che Benjamin Netanyahu non è riuscito a fare nell’ultimo anno. Ma ieri, il  ministro degli Esteri israeliano, ex alleato e oggi rivale  di Bibi, non si è dimenticato di ringraziarlo, perché è stato lui a portare Israele a quella firma così importante. Lapid ha chiamato Bibi “l’architetto degli Accordi di Abramo, che ha lavorato instancabilmente per realizzarli”. Ha ringraziato anche Donald Trump e Joe Biden. Per un attimo, davanti al momento storico, il vecchio e il nuovo sono sembrati in continuità. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.