Manfred Weber, foto LaPresse  

Weber al Foglio: ecco le condizioni per discutere con il Ppe

David Carretta

Salvini dovrà dimostrarsi "costruttivo", "affidabile" e "responsabile". "In Italia abbiamo un buon primo ministro, che vuole attuare il Recovery Fund l'agenda delle riforme nazionali. Questo è l'obiettivo di quest’anno e i partiti farebbero bene a sostenerlo", ha detto il capogruppo del partito popolare europeo 

Se Matteo Salvini si mostrerà "costruttivo", "affidabile" e "responsabile", sostenendo il governo di Mario Draghi e la sua agenda di riforme in Italia, la porta del Partito popolare europeo potrebbe iniziare ad aprirsi per la Lega, mettendo fine al suo isolamento nel gruppo di estrema destra al Parlamento europeo. L'inedita apertura viene direttamente dal capogruppo del Ppe, Manfred Weber, nel momento in cui si moltiplicano gli interrogativi sul futuro europeo della Lega, tra formazione di un gruppo unico delle destre nazionaliste e identitarie e un possibile avvicinamento ai popolari attraverso l'ipotesi di federazione con Forza Italia. "Per quanto riguarda Salvini, sarebbe positivo se tutti i partiti, e soprattutto la Lega, si concentrassero sul lavoro del governo Draghi", ha detto al Foglio Weber, durante in incontro con un gruppo di giornalisti via Zoom da Strasburgo, dove è in corso la plenaria del Parlamento europeo. “In Italia abbiamo un buon primo ministro, che vuole attuare il Recovery Fund l'agenda delle riforme nazionali. Questo è l'obiettivo di quest’anno. Poi potremo vedere che cosa succederà, quanto affidabili sono i partiti e quanto sono costruttivi", ha spiegato Weber: "L'Italia è oggi percepita come un'occasione, non solo per il Paese, ma per l'Europa. E' un simbolo positivo per l'Europa e spero che tutti i politici responsabili a Roma" se ne rendano conto e agiscano di conseguenza.

 

L'ipotesi di un ingresso immediato della Lega nel Ppe continua a essere esclusa. Dentro il gruppo popolare spiegano che non c'è nessuna discussione con il partito di Salvini e che non c'è nessuna iniziativa di questo tipo sul tavolo. Il massimo che il Ppe è pronto a immaginare sono adesioni individuali di singoli deputati, come è già avvenuto ad aprile con la parlamentare del Movimento 5 stelle, Isabella Adinolfi. La delegazione della Lega al Parlamento europeo sta soffrendo alcune defezioni. Ieri ha Lucia Vuolo, che nel 2019 era stata eletta nella Lega, ha lasciato il gruppo Identità e democrazia (Id) passando ai non-iscritti. La decisione, motivata da conflitti sul territorio interni alla Lega, ha conseguenze per il gruppo di estrema destra Id che scende a 72 deputati e viene superato da quello dei Verdi con 73 parlamentari. Prima di Vuolo, se ne era andato Vincenzo Sofo, passato a Fratelli d'Italia e al gruppo dei Conservatori e riformatori europei. Ma il Ppe ha appena modificato le sue regole interne per l'ammissione di membri a titolo individuale. Non basta più la maggioranza semplice, ma occorre la maggioranza assoluta dei membri del gruppo. La ragione principale è rafforzare le garanzie per non trovarsi al proprio interno personalità controverse, in particolare dopo l'uscita del Fidesz di Viktor Orbán. Quanto a un'eventuale federazione tra Lega e Forza Italia, non avrebbe un impatto sul Ppe. Solo i partiti che sono membri del Partito popolare europeo vedono i loro eletti automaticamente iscritti al gruppo parlamentare. Non è il caso della Lega di Salvini. Non lo sarebbe nemmeno in caso di federazione.

 

Finora la leadership del Ppe e del suo gruppo parlamentare avevano sempre escluso l'ingresso della Lega guidata da Salvini. Il rischio di ritrovarsi in seno un altro Orbán era considerato troppo alto. Al contempo, Salvini era (e continua a essere) ritenuto troppo imprevedibile. Ma la più grande famiglia politica europea è costretta a fare i conti con il calo dei consensi elettorali di Forza Italia. Non avere una delegazione nazionale forte nel terzo più grande stato membro costituisce un problema numerico, oltre che politico, per la primazia del Ppe sulla politica europea. In passato la Cdu e la Csu avevano avuto contatti con Giancarlo Giorgetti, ma il fattore Salvini aveva spinto la leadership del Ppe a tenere sempre chiusa la porta del gruppo. Le parole di oggi di Weber costituiscono un'apertura, anche se limitata e condizionata: il Ppe non cambierà e tocca a Salvini dimostrare che è cambiato in Italia e in Europa. Come? Gli aggettivi di Weber sono la risposta: deve essere "costruttivo", "affidabile" e "responsabile" nel sostegno al governo di Mario Draghi.

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